Pensate un po’: la titolare – italiana – di un ristorante in Germania con cinque dipendenti racconta di aver ricevuto, da Marzo ad oggi, 9 mila euro di contributi a fondo perduto. E a fine mese ne riceverà altri 3 mila. IVA dal 19% portata al 7%. Pagamento tasse rinviato al 31 Dicembre. E in Italia? Chiedetelo ai ristoratori…
Sapevamo che in Germania i ristoratori non sono stati abbandonati durante la pandemia di Coronavirus o COVID-19. Ma non immaginavamo un trattamento così diverso da quello che l’Italia ha riservato ai titolari dei ristoranti: praticamente nulla.
Oggi, intorno alle 14 e 40, su Radio Cusano Campus, hanno intervistato una donna italiana titolare di un ristorante in Germania. La signora ha raccontato che gestisce un ristorante con cinque dipendenti. Quando, causa Coronavirus, a metà Marzo o giù di lì, ha chiuso il ristorante, nel giro di pochi giorni, dopo l’invio dei dati, ha ricevuto sul proprio conto corrente 9 mila euro a fondo perduto.
Siccome la chiusura si è protratta fino al 13 Maggio, i rappresentanti dell’associazione di categoria sono andati a battere i pugni sul tavolo.
“Così – ha raccontato – tra qualche giorno riceveremo altri 3 mila euro a fondo perduto”.
E sono 12 mila euro a fondo perduto.
“Dopo di che – ha spiegato la signora italiana che gestisce un ristorante con cinque dipendenti in Germania – siamo stati contattati dagli uffici delle imposte e ci hanno comunicato che tutti i pagamenti sono stati spostati a fine Dicembre”.
Non ha precisato altro, ma abbiamo intuito che se, da qui a Dicembre, dovessero sorgere problemi, i pagamenti delle imposte verrebbero ulteriormente postergati o del tutto annullati.
Ah, dimenticavamo: in Germania – non sappiamo se per i ristoratori o per tutti – l’IVA, dal 19%, è stata ridotta al 7%.
Facciamo il raffronto con l’Italia. I ‘famigerati’ 600 euro, in molti casi, non sono ancora arrivati.
La Cassa integrazione per i dipendenti, in molti casi, non è ancora arrivata.
Sorvoliamo sui 400 miliardi di prestiti bancari – presentati in televisione dal capo del Governo Giuseppe Conte con una lunghissima e auto-celebrativa conferenza stampa-monologo – che si sono rivelati un flop.
Di fatto, molti titolari di trattorie e ristoranti, in Italia, sono stati abbandonati.
Poi è arrivata la riapertura, con mille limitazioni. Tanto che, dopodomani, a Palermo, è prevista una manifestazione di piazza.
Anche in Germania i titolari dei ristoranti debbono rispettare il distanziamento tra i tavoli, evitare assembramenti e la massima igiene possibile (camerieri con guanti e mascherine, disinfettanti, eccetera).
Solo che in Germania il titolare di un ristorante con 5 dipendenti può contare su 12 mila euro di contributo a fondo perduto, blocco dei pagamenti di imposte e tasse, IVA al 7%.
Mentre in Italia hanno fatto riaprire i ristoranti e, in generale, i titolari di esercizi di ristorazione nella speranza che entro la fine di Luglio paghino ai Comuni senza soldi IMU, TARI e altri balzelli.
Sulla base di quale ragionamento i governanti romani, i governanti regionali e i sindaci pensino che i titolari di questi esercizi commerciali che operano nella ristorazione entro luglio dovrebbero pagare tasse e imposte non si capisce: ma loro lo pensano.
Per quasi tre mesi sono stati abbandonati. Hanno riaperto con limitazioni spesso esagerate e non assurde, in questo momento lavorano in molti casi in perdita o con guadagni minimi: ma loro, i politici romani, regionali e comunali si aspettano che paghino le tasse entro Luglio!
Il differente trattamento tra due Paesi fondatori dell’Unione europea – la Germania ricca, l’Italia ridotta alla fame – dà la misura del fallimento integrale della stessa Unione europea.
Ma – contemporaneamente – ci dice in modo inequivocabile che l’Italia è ormai un Paese finito. Quando uno dei Paesi manifatturieri più importanti del mondo – e l’Italia lo è ancora, anche se tra mille problemi – viene ridotto così, ebbene, ciò significa che siamo alla fine.
A certificare ulteriormente la fine dell’Italia è l’informazione sul Recovery fund completamente strampalata che, da ieri, viene rifilata agli italiani dagli stessi italiani.
Da ieri – e stamattina su giornali e televisioni – non si fa altro che magnificare gli oltre 170 miliardi di euro che arriveranno in Italia grazie al Recovery fund. A giudicare da quello che si legge e si ascolta, i soldi sarebbero già arrivati. Peccato che, bene che vada, arriveranno nel Marzo del prossimo anno. Quello che dovrà fare l’Italia alla fame da qui a fine anno è secondario…
Se poi si entra nel merito di questo provvedimento, si capisce che è il solito raggiro ‘europeista’.
Per capire come stanno le cose leggiamo un post su Facebook del giovane economista siciliano, Luca Pinasco:
“173 miliardi per l’Italia, di cui 91 prestati e 82 a fondo perduto. La proposta della Commissione, da contrattare nei prossimi mesi tra i Paesi europei, rappresenta una grande vittoria per l’Italia e una sconfitta per la Germania che versa 135 miliardi netti in quel fondo”. O almeno così ci stanno raccontando con una colossale operazione di propaganda, una di quelle che si riserva solo alle grandi occasioni.
1) Cosa cambia tra i 91 miliardi che ci presta il Recovery Fund e 91 miliardi che avremmo potuto autonomamente chiedere in prestito nei mercati finanziari? Che per i primi è la Commissione a decidere come devono essere spesi, per i secondi saremmo noi a decidere.
2) Dove vengono reperiti gli 82 miliardi a fondo perduto? Li emette la BCE? Assolutamente no. Si prendono dal bilancio europeo al quale l’Italia dovrà versare in anticipo 56 miliardi. Ne restano dunque netti 26, meno dell’1,5% del PIL a fronte di un calo del PIL dovuto alla crisi da Coronavirus stimato al 18%.
3) La Germania sta mostrando grande solidarietà mettendo soldi di tasca sua? Falso! La Germania sarà l’unico Paese a guadagnarci perché
a) i soldi che mette gli torneranno con gli interessi
b) potrà mettere bocca sulle destinazioni di spesa dei paesi beneficiari
c) amplierà indirettamente la quota di debito italiano detenuto.
Non facciamoci prendere in giro”.
E in Italia andiamo ancora dietro all’Europa dell’euro!
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