Da quando, ieri, la magistratura ha reso noto di aver scoperchiato anche il pentolone dell’antimafia nella sanità che fa affari è iniziato il processo di ‘beatificazione politica’ dell’attuale presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè. E che dire del presidente della Regione, Musumeci, che, dopo che hanno derubato il monastero di Santa Chiara, vuole le catene per tutti?
“La Regione sarà parte civile e ho dato disposizioni di passare al setaccio tutte le gare, perché anche procedure iniziate nel 2016, come quelle oggetto dell’indagine odierna, possono avere prodotto i loro effetti in epoca successiva”.
Così parla il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, all’indomani dell’inchiesta della magistratura che ha scoperchiato il pentolone dell’antimafia della sanità siciliana che imponeva il ‘pizzo’ del 5% alle gare per la fornitura di materiale sanitario.
Su 600 milioni di euro – a tanto ammontano gli importi delle gare che emergono dall’inchiesta della magistratura di Palermo – il 5% significa 30 milioni di euro. Se ciò risulterà vero la domanda sarà: nelle tasche di chi sono finiti questi soldi? I politici siciliani, che cadono dalle nuvole, non ne sanno nulla?
Tutti stupiti, i politici siciliani. Non se l’aspettavano. Non ne sapevano niente di quello che succedeva. Mischini! Guarda un po’ che gli combinano i brutti e cattivi manager della sanità!
Vero è che i manager della sanità – leggere i direttori generali delle Aziende Sanitarie Provinciali (ASP) e delle Aziende ospedaliere – li nomina la politica. Ma dopo che i manager vengono nominati, si sa, la politica siciliana li abbandona…
Oggi il presidente della Regione siciliana, Musumeci, annuncia di volere passare a setaccio “tutte le gare”. Si riferisce alle gare dell’ASP di Palermo o alle gare di tutte le ASP siciliane e di tutte le Aziende ospedaliere della nostra Isola? Forse il presidente, in un nuovo comunicato stampa, dovrebbe spiegare meglio cosa intende fare.
Noi diamo per scontata la buona fede del presidente della Regione. Ma Musumeci – che prima di essere eletto a capo dell’amministrazione della Sicilia ha ricoperto, per cinque anni, il ruolo di presidente della Commissione Antimafia del Parlamento dell’Isola – deve ammettere che, anche per l’antimafia della sanità che fa affari, come per l’antimafia di Confindustria Sicilia e come per l’antimafia dei rifiuti, è stata la magistratura e non la politica a fare chiarezza.
(Anche se sui rifiuti dobbiamo fare i nostri complimenti all’attuale presidente dell’Antimafia dell’Ars, Claudio Fava: è il primo che sta cercando di fare chiarezza in questo settore).
Dice oggi l’assessore regionale alla Salute-Sanità, Ruggero Razza, al Giornale di Sicilia on line:
“Quando è esplosa l’emergenza Covid, mi resi conto che bisognava mettere in piedi una task force sanitaria perché sarebbe stato fondamentale coordinare tutte le strutture dell’Isola. Antonio Candela godeva di grande considerazione nell’ambiente sanitario, aveva ricevuto diversi attestati non solo per il suo profilo professionale, ma anche per l’impegno sul fronte della legalità”.
In effetti, Antonio Candela, ex manager dell’ASP 6 di Palermo, capo della task force per l’emergenza Coronavirus in Sicilia, oggi agli arresti domiciliari, come ha scritto ieri il Corriere della Sera, ha ricevuto un premio anche dal Quirinale:
“Nel 2016 Antonio Candela era stato premiato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la medaglia d’argento al Merito della Sanità pubblica per essere stato, tra l’altro, «autore di circostanziate denunzie presentate alla Procura della Repubblica, con conseguente aggravamento dei rischi per la sua incolumità personale”.
Noi diamo per scontata la buona fede anche per l’assessore regionale Razza. Però anche l’assessore regionale alla Salute-Sanità deve ammettere che un problema c’è. Perché a noi questa storia che la politica arriva sempre dopo la magistratura non è che ci convince molto: anzi, se dobbiamo dirla tutta, non ci convince affatto!
Ieri, ad esempio, abbiamo letto un comunicato stampa dei parlamentari di Forza Italia in Assemblea regionale siciliana a difesa del presidente del Parlamento dell’Isola, Gianfranco Miccichè, tirato in ballo, in questa storia, da alcuni organi di stampa. Il titolo del comunicato stampa è tutto un programma:
Corruzione Sicilia, Forza Italia all’Ars: “Nell’ordinanza di custodia cautelare nessun capo d’imputazione contro Micciché, da certa stampa solo falsità. Avvieremo querela”.
Scrivono in una nota congiunta i deputati Tommaso Calderone, Riccardo Savona, Michele Mancuso, Mario Caputo, Alfio Papale, Riccardo Gallo appartenenti al Gruppo parlamentare di Forza Italia all’Ars, gli Assessori regionali, Bernardette Grasso, Edy Bandiera e Marco Falcone, unitamente a tutti i coordinatori provinciali del partito in Sicilia:
“Nella corposa e articolata ordinanza di custodia cautelare, non c’è nessun riferimento che possa anche lontanamente associare il Presidente Micciché alle tangenti di cui parla certa stampa. Non risulta tra gli indagati essendo estraneo ai fatti”.
“Trovo sconfortante dover leggere articoli giornalistici di tale portata – sottolinea il Capogruppo, on. Tommaso Calderone – in quanto Gianfranco Miccichè non è indagato. È totalmente estraneo a ogni fatto corruttivo o tangentizio. È gravissimo e inaccettabile quello che è stato scritto da alcuni giornali. Abbiamo dato mandato ai nostri legali per proporre querela contro le falsità scritte da certa stampa”.
Chiediamo all’onorevole Calderone, che non abbiamo il piacere di conoscere (ormai da oltre un decennio non mettiamo piede nel ‘Palazzo’): Forza Italia, Gianfranco Miccichè, tutti gli altri esponenti di questa forza politica e gli altri partiti politici sono estranei alle nomine ai vertici della sanità siciliana? I manager della sanità siciliana si auto-nominano?
“Gianfranco Micciché – riferisce l’assessore regionale Bernardette Grasso – ha dimostrato in questi anni, nel corso della sua prestigiosa carriera politica, di aver saputo mantenere un profilo di irreprensibilità, di trasparenza, che non viene certo messo in discussione da qualche titolo forzato o fuori luogo. Lo conosco bene, così come conosco il suo motto di sempre: “non sono ricattabile”.
Precisiamo che c’è anche il concetto di “irresponsabilità”. Da quando lo conosciamo come protagonista della politica siciliana non abbiamo mai visto Gianfranco Miccichè “prendere il fuoco con le mani”: tutto assolutamente vero!
Da ‘Libro Cuore’ la dichiarazione dell’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, commissario FI per Catania e provincia:
“Ho manifestato al presidente Micciché la mia vicinanza, all’uomo prima ancora che al politico, essendosi ritrovato, suo malgrado, tirato in ballo in una vicenda alla quale è decisamente estraneo. Gianfranco proseguirà con ancora maggiore determinazione nel suo impegno verso la Sicilia”.
Segue “l’adorazione mistica” dell’assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera, quello che ‘controlla’ tutto il grano che arriva in Sicilia con le navi:
“Nessuna ombra e nessun dubbio, sull’operato del Presidente Miccichè. Spiace assistere ancora una volta, ad assalti mediatici privi di alcun fondamento. L’azione politica del Presidente Miccichè è trasparente quanto la sua genuina immediatezza, la sua storia personale e politica ne sono la dimostrazione. Mi auguro, per il futuro, che fatti come questo non accadano mai più, e che la Stampa ed i media si occupino delle innumerevoli iniziative positive che il Presidente porta avanti ogni giorno, per la nostra terra e per i Siciliani tutti”.
Da cielo stellato sopra Miccichè e legge morale… ci siamo capiti … la dichiarazione del vicecoordinatore regionale di Forza Italia, on. Riccardo Gallo:
“Le calunnie orchestrate a regola d’arte con il preciso intento di screditare il Presidente Micciché, noi le rispediamo al mittente. Non esiste nessun fondamento che giustifichi un tale attacco mediatico. Che siano prese le distanze da tali infamanti affermazioni”.
Le auliche parole del parlamentare Michele Mancuso tratteggiano un Miccichè che oscilla tra il Mahatma Gandhi e Alcide De Gasperi:
“Sarebbe semplice esprimere solidarietà nei confronti del Presidente Micciché. Noi andiamo oltre, ovvero all’uomo prima del politico, che oggi più di ieri ha sempre mantenuto un’immagine pulita e priva da ogni logica clientelare. Da parte nostra c’è solo stima e fiducia, certi che tali strumentalizzazioni giornalistiche sono figlie di una meschina macchina del fango. Forza Italia in Sicilia si è sempre caratterizzata per trasparenza, coerenza e grande onestà”.
“Da parte della deputazione trapanese non c’è stata nessuna interferenza e ingerenza nella nomina del direttore sanitario. Le accuse al Presidente Miccichè sono inappropriate e fuori luogo”, conclude il Presidente della Commissione Affari Istituzionali, on. Stefano Pellegrino, che a quanto pare rappresenta la ‘Cassazione’ di Forza Italia.
Quindi di tutto quello che succede con le forniture di materiale sanitario nelle ASP e nelle Aziende ospedaliere della Sicilia la politica non c’entra nulla, allora? Se è così, come mai, ogni volta che si devono nominare i manager della sanità siciliana, i politici della nostra Isola si ‘scannano’ per settimane e settimane? Lo fanno solo per questioni di principio e poi, una volta nominati i manager, si ‘disinteressano’ di tutto il resto?
Ribadiamo: grazie alla magistratura – che i siciliani non debbono mai finire di ringraziare – abbiamo appreso che, su quattro gare da 600 milioni di euro celebrate dalla ASP 6 di Palermo, si ssarebbero materializzati 30 milioni di tangenti.
Supponiamo che la ASP di Palermo abbia celebrato altre gare. Supponiamo che ci siano state gare nelle altre 8 ASP siciliane. Ipotizziamo che ci siano state gare anche nelle Aziende ospedaliere della Sicilia.
Quindi di tutte queste gare i politici siciliani non sanno nulla? In questa storia i ‘cattivi’ sono i giornalisti che ‘infamano’ i politici siciliani?
Eh sì, in Sicilia gli asini volano e corn… chi non ci crede…
Foto tratta da Qds