I soldi per fronteggiare i danni economici prodotti dal Coronavirus servono subito. Ma il Recovery Funds li sta programmando per il Marzo del prossimo anno. E da qui a un anno che si farà? Vediamo se gli italiani sono così lungimiranti da capirlo…
di Economicus
Avete presente il dialogo sul nulla? Ebbene, con questo articolo proveremo a illustrare il perché il dibattito che si è aperto in Europa sul Fondo per la Ricostruzione, detto anche Recovery Funds, è fondato sul nulla.
Quando si parla di economia bisogna rifarsi ai ‘numeri’. Bene. Il Recovery Funds non riguarda la Germania, che ha già immesso nel proprio sistema economico circa mille miliardi di euro (soldi messi a disposizione dalle banche tedesche e garantiti dallo Stato tedesco). E non riguarda nemmeno l’Austria, l’Olanda e i Paesi dell’Europa del Nord.
Le economie di tutti i Paesi europei sono state messe a dura prova dal Coronavirus. Ci sono Paesi europei in difficoltà che hanno già approntato le risorse finanziarie (la Germania, come già ricordato, è tra questi); e ci sono Paesi europei che scontano difficoltà che pensano di superare con i propri mezzi.
Poi ci sono Paesi dell’Eurozona dove la situazione è più complicata. Sono la Francia, la Spagna, il Portogallo, l’Italia e la Grecia. In questi Paesi le difficoltà economiche provocate dal Coronavirus sono maggiori.
Quando è stato lanciato il progetto del Recovery Fund si parlava di circa mille miliardi di euro, forse anche di qualcosa in più. In queste ore la cifra è scesa a 500 miliardi di euro. Quando saranno disponibili questi soldi? Da quello che si è capito, tra il Marzo e l’Aprile del prossimo anno.
Questa è la prima nota assurda di questo dibattito. Alla Francia, alla Spagna, al Portogallo, all’Italia e alla Grecia i soldi servono, se non subito, di certo a Settembre-Ottobre, perché le emergenze economiche vanno affrontate subito. Ma a Bruxelles fanno finta di niente. Insomma, stiamo parlando del nulla!
Non solo. I 500 miliardi di euro che dovrebbero servire a far ripartire le economie di questi cinque Paesi sono insufficienti. Facciamo un esempio semplice: il caso italiano.
L’Italia – soprattutto l’Italia del Nord – ha subito danni economici enormi. Per provare a rimettere in moto l’economia italiana occorrerebbero da 300 a 400 miliardi di euro. Questa somma non tiene conto di una nuova, possibile ondata di Coronavirus. Ciò significa che l’Italia potrebbe avere bisogno di una somma maggiore.
Lo stesso discorso vale per gli altri quattro Paesi europei in difficoltà. Nessuno può sapere, in questo momento, come evolverà la pandemia di Coronavirus. Ieri sera abbiamo raccontato quello che pensano in Svezia, dove non sono state adottate misure restrittive, sia perché in questo Paese sono contrari alla filosofia delle restrizioni, sia perché pensano che la pandemia di COVID-19 o Coronvirus durerà alcuni anni e, a loro giudizio, non ha senso bloccare l’economia.
Cosa vogliamo dire? Che il prossimo Autunno va messa nel conto una possibile, seconda ondata di pandemia. L’Italia e, in generale, gli altri Paesi dell’Europa dovrebbero essere più preparati nel fronteggiarla, ma i problemi ci saranno comunque: e non saranno problemi semplici. Bisognerà sostenere costi economici e sociali. Se ciò accadrà – e gli scienziati ammettono che purtroppo non è un’ipotesi remota – bisognerà trovare altre risorse finanziarie.
Di fronte a un cataclisma di questa portata l’Europa si dovrebbe mostrare unita. E invece l’Unione europea, ad onta del pomposo e falso nome che si è data, è tutto fuorché unita.
Basti pensare alla bagarre sulla cifra da approntare per il Recovery Funds: come già accennato, in poco più di un mese siamo passati da oltre mille miliardi di euro a 500 miliardi di euro. E non è finita. Questo Fondo per la ricostruzione dovrebbe essere gratuito, ovvero contributi a fondo perduto, senza l’onere della restituzione.
Ma l’Austria, l’Olanda e gli altri Paesi dell’Europa del Nord non ne vogliono sapere di contributi a fondo perduto. A loro avviso, il Recovery Funds dovrà essere una linea di credito con l’aggiunta di alcune condizioni: i Paesi che accederanno a tale linea di credito dovranno adottare le ‘riforme’: riduzione del numero di dipendenti pubblici, riduzione delle pensioni, tagli alla spesa sociale, tagli alla sanità e via continuando.
In pratica, per appena 500 miliardi di euro – ribadiamo: da erogare a partire dal Marzo del prossimo anno – i cinque Paesi europei che usufruiranno di questi crediti dovranno sottomettersi a regole che sono simili, se non uguali, a quelle del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, oggi rifiutato da Francia, Spagna, Portogallo, Italia e Grecia.
Magari si arriverà a un compromesso: magari 250 miliardi di euro saranno a fondo perduto e 250 miliardi saranno linea di credito (prestiti da restituire). Ma i cinque Paesi che accederanno a questi aiuti (e tra questi c’è l’Italia) dovranno sottomettersi alle regole di un Recovery Funds trasformato in un MES 2…
Anche se stampa e televisione hanno enfatizzato “l’accordo sul Recovery Funds tra Macron e la Merkel”, questo accordo – che peraltro ha escluso l’Italia, la Spagna, il Portogallo e la Grecia, trattati come Paesi europei di serie B – è ridicolo sia per l’ammontare assolutamente insufficiente, sia per i tempi (i soldi servono ora e non il prossimo anno!), sia per le modalità di erogazione che, in parte, saranno, come al solito, contrassegnate dallo strozzinaggio!
La verità è che l’Unione europea è un fallimento. Il Regno Unito non si è chiamato fuori dall’Unione europea per caso: lo ha fatto quando ha capito che, nell’attuale Ue, ogni Paese gioca a fregare gli altri Paesi. O alcuni Paesi, per esempio quelli del Nord Europa, si mettono d’accordo per fregare i Paesi europei del Mediterraneo.
I Paesi industriali dell’Unione europea, lungi dal manifestare solidarietà al Nord Italia colpito violentemente dal Coronaviruis, sono ben felici di quanto avvenuto in Italia, perché già lavorano a rubare quote di mercato alle industrie del Nord Italia.
Le industrie e le multinazionali del Nord Europa che esportano e gestiscono servizi in Canada, sono ben liete che l’agricoltura del Sud Italia sia in crisi, perché così possono fare in modo che il grano canadese invada l’Italia. Più grano canadese arriverà in Italia, più le industrie del Nord esporteranno i propri prodotti in Canada.
L’Eurozona è una volgare espressione geografica dove alcuni Paesi contano di impossessarsi degli asset strategici di altri Paesi. Non c’è bisogno di essere economisti per sapere che tantissimi gruppi economici storici dell’Italia non sono più italiani. Così come non bisogna essere economisti agrari per sapere che la crisi dell’agricoltura del Sud Italia è voluta e ‘pilotata’ per far fallire le imprese agricole del Sud per scippare per quattro soldi i terreni agli agricoltori.
Alcuni economisti italiani sostengono che la battaglia da condurre è dentro la Banca Centrale Europea (BCE), che dovrebbe essere trasformata in una Banca Centrale in grado di sostenere tutti i Paesi della Ue, così come – ad esempio – la Federal Reserve americana sostiene i Paesi degli Stati Uniti.
A nostro avviso, questi economisti sbagliano, non perché la loro ricetta sia sbagliata, ma perché il fine di chi oggi controlla l’Unione europea non è la crescita economica e sociale di tutta l’Eurozona, ma l’eliminazione, anche fisica, dei Paesi del Sud Europa, che dovranno diventare delle vere e proprie colonie del Nord Europa.
Il Regno Unito si è chiamato fuori da questo progetto colonialista capeggiato dalla Germania. Qualcosa di questo progetto lo hanno già capito, a proprie spese, i greci, visto che si ritrovano non più padroni del proprio Paese e del proprio destino.
La Francia pensa di parare il colpo. L’Italia, l’attuale classe politica italiana, non pensa: procede senza un progetto, facendo finta di non capire quello che sta succedendo.
Tra qualche mese, per gli italiani, lo scenario sarà più chiaro. In questo momento – lo ha scritto Il Sole 24 Ore – al Decreto Rilancio mancano 98 Decreti attuativi. Ma soprattutto, all’Italia, mancano i soldi per andare avanti. Il PD ha già parlato di patrimoniale. Il capo del Governo Giuseppe Conte pensa al risparmio degli italiani…
Non è che alleggeriranno le tasche degli italiani “per far ripartire l’Italia”? Invece di immettere fondi nel sistema economico italiano continueranno a svuotarlo nel nome di un’Unione europea di predoni e massoni?
Chissà, magari gli italiani, si cominceranno a svegliare…