Il No della Francia al MES – unito al No di Spagna, Portogallo e Grecia – lascia solo il Governo Conte bis sul MES. La nostra sensazione è che i tanti parlamentari nazionali del Movimento 5 Stelle che non seguono più Beppe Grillo e Luigi Di Maio – e che magari potrebbero anche seguire Alessandro Di Battista – non faranno passare mai il MES, lasciando ‘scoperto’ il Decreto Rilancio. A questo punto la crisi dell’attuale Governo Conte bis sarebbe quasi matematica. E poi…
di Economicus
Tutta l’Europa mediterranea dice “No” al MES ad eccezione non dell’Italia, ma di un gruppo minoritario di politici italiani che, evidentemente, perseguono obiettivi tutti da verificare. E chi sono questi politici italiani – oggi in minoranza nel Parlamento del nostro Paese – che vorrebbero ingabbiare l’Italia nel MES, sigla che sta per Meccanismo Europeo di Stabilità? C’è il PD, e quindi il capo del Governo Giuseppe Conte; c’è Matteo Renzi con il suo partito Italia Viva; c’è una parte fino ad oggi minoritaria del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle; e c’è Berlusconi (anche se non tutti dentro Forza Italia lo seguono su questo terreno), più altre ‘minutaglie’ parlamentari.
E’ di queste ore il “No” al MES della Francia. Un diniego che si aggiunge ai “No” di Spagna, Portogallo e Grecia. Il ‘gran rifiuto’ di Parigi mette in grandissima difficoltà il PD di Zingaretti, il capo del Governo Conte, Renzi, i grillini di Luigi Di Maio e Berlusconi che sono rimasti gli unici, nella Ue, a fare la ‘guardia al bidone’ del MES.
Anche se nessuno lo scrive, anche se le televisioni non ne parlano apertamente, va detto che la manovra da 55 miliardi di euro messa a punto dal Governo Conte e dai suoi alleati (i citati PD, Renzi, Di Maio e Berlusconi, che ormai è parte integrante della maggioranza che regge le sorti del Governo Conte bis) si basa, soprattutto sulle risorse del MES.
Il Decreto Rilancio con i fondi MES doveva essere varato ad Aprile; ma siccome in Parlamento, su questo tema, il Governo Conte non aveva la maggioranza, il Decreto Rilancio è stato rinviato a Maggio (a quanto si dice, la maggioranza dei parlamentari nazionali del Movimento 5 Stelle non vuole il MES: su questo terreno – e forse non soltanto su questo terreno – non seguono più Beppe Grillo e Luigi Di Maio, ma Alessandro Di Battista che guida la fronda).
Conte, il PD, Renzi, Di Maio e Berlusconi hanno fatto una fuga in avanti presentando un Decreto Maggio o Rilancio da 55 miliardi di euro che, in realtà, non si capisce come debba essere finanziato. Dovrebbero essere fondi europei a finanziarlo, e non altri titoli di debito, anche perché, in agguato, ci sono sempre alcune società private – che si fanno chiamare “agenzie di rating” – pronte a declassare il debito italiano dichiarandolo poco sostenibile se non insostenibile: tutto falso, ovviamente: ma cosa c’è di pericolosamente serio nell’Unione europea dell’euro, a parte gli strozzini che la controllano, tra spread e rating?
Insomma, i 55 miliardi di euro non dovrebbero arrivare da titoli di debito: o quanto meno, non dovrebbero arrivare tutti da titoli di debito. E da dove dovrebbero arrivare, allora? Da quello che si capisce, dal citato MES, dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) e dal fumoso Piano Sure della Commissione Ue a sostegno alla disoccupazione. Quest’ultimo, in realtà, è ancora tutto da definire, visto che si debbono ancora pronunciare i Parlamenti dei 27 Paesi Ue. Vero è che chi comanda nella Ue, quando gli conviene, calpesta anche i regolamenti della stessa Ue (il CETA è in vigore nonostante manchi il voto dei Parlamenti dei 27 Paesi dell’Eurozona): però questa volta, visto che c’è da sostenere i Paesi europei in difficoltà, tutto dovrà essere rispettato alla lettera…
Insomma, a conti fatti, dei 540 miliardi di euro messi a disposizione dell’Europa, per ora di concreto c’è solo il MES e, in parte, i fondi Bei. Il PD, Conte, Renzi, i grillini che seguono ancora Di Maio, Berlusconi e via continuando pensano – e secondo noi si illudono – che, avendo promesso i 55 miliardi di euro a tante categorie di italiani in difficoltà, mettano con le spalle al muro i parlamentari del Movimento 5 Stelle contrari al MES per fargli ‘inghiottire’ lo stesso MES.
Ribadiamo: a nostro modesto avviso si illudono, perché l’ala che fa capo ad Alessandro Di Battista, questa volta, dovrebbe tirare dritto. Per due buone ragioni tra loro intimamente legate.
La prima ragione è che il MES è un ‘cappio’: con il MES la Ue proverà a mettere le mani in tasca agl’italiani per scippargli i risparmi: fondi nei conti correnti bancari e postali, fondi comuni sottoscritti e via continuando.
La seconda ragione è che Beppe Grillo e Di Maio, alleandosi con il PD e con l’Unione europea dell’euro hanno portato il Movimento 5 Stelle verso un binario morto. L’unica possibilità di sopravvivenza, per tanti attuali parlamentari nazionali grillini, è rappresentata da un possibile strappo sul MES e dalla creazione di un nuovo soggetto politico distinto e distante da Grillo e Di Maio.
A nostro avviso, la scissione è ormai nelle cose. Del resto, il Governo Conte bis non aveva alternative. Ha rinviato di un mese il Decreto – che da Decreto Aprile è diventato Decreto Maggio – e sta provando a forzare. Ma a meno che i grillini ribelli non se ne pentano e decidano di scomparire con Grillo e Di Maio (cosa, a nostro avviso molto improbabile), lo scontro è ormai arrivato al dunque.
A questo punto gli scenari possibili sono tre.
Primo scenario. Di Battista e i suoi aspettano soltanto che il Presidente del Consiglio Conte esca allo scoperto dichiarando di essere un esponente del PD, ovvero dichiarando di essere favorevole al MES: a quel punto la parola dovrebbe passare al Parlamento, il ricorso al MES verrebbe ‘bocciato’ in aula e si darebbe il via alla scissione del gruppo parlamentare grillino e alla contestuale crisi di Governo.
Secondo scenario. Conte potrebbe optare per una furbata: non avendo la maggioranza in Parlamento direbbe che il ricorso al MES è atto del Governo e lo metterebbe in atto: a questo punto, però, si otterrebbe lo stesso effetto: scissione e crisi di Governo.
Una volta entrato in crisi il Governo, si potrebbe pensare a un Governo di Mario Draghi: scenario improbabile, anche se in tanti lo sperano (soprattutto la fronda della Lega anti-Salvini). Perché se Di Battista e i suoi decideranno di andare contro il MES, ebbene, dovranno schierarsi, per forza di cose, contro la Ue a trazione tedesca: e a quel punto un Governo Draghi non avrebbe in partenza i voti in Parlamento.
C’è, infine, un terzo scenario: il Governo Conte potrebbe trovare i 55 miliardi di euro senza nuovo debito e senza MES. Ma ora sono un po’ stanco. Considerato che il direttore de I Nuovi Vespri mi ha messo sotto sia per l’attuale articolo, sia per la ‘guerra’ tra USA e Cina, del terzo scenario parliamo domani.
Foto tratta da UffPost
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