La storia dei Sekelesh, popolo proveniente dall’area approssimativamente identificabile con l’odierno Pakistan, sarebbero quindi giunti nell’Italia centrale intorno al quattromila a.C. dando origine alla stirpe dei Siculi; stirpe che occupò originariamente l’intero Meridione dell’Italia peninsulare e successivamente la Sicilia. I casi di Girgenti e Caccamo
di Giovanni Maduli
Da recente si è diffusa in rete la notizia dell’esistenza in territorio del Comune di Serrapetrona, in provincia di Macerata, nelle Marche, di una frazione denominata Caccamo; nome questo, identico ad altra località siciliana e segnatamente del Comune di Caccamo in provincia di Palermo. In particolare una lapide ancora oggi visibile, testualmente recita:
“I Siculi, abitatori della sinistra del Chiento, sin da quattro millenni avanti l’era cristiana, Caccamo chiamarono questa contrada – Avv. G. Speranza, Storia del Piceno”. Da indagini esperite da studiosi del ramo, far i quali Claudio D’Angelo, si apprende che Caccamo nell’antica lingua Sekelesh significherebbe “terra desiderata”, “terra amata”.
I Sekelesh, popolo proveniente dall’area approssimativamente identificabile con l’odierno Pakistan, sarebbero quindi giunti nell’Italia centrale intorno al quattromila a.C. dando origine alla stirpe dei Siculi; stirpe che occupò originariamente l’intero Meridione dell’Italia peninsulare e successivamente la Sicilia.
Quanto sopra riportato, unitamente a recenti studi di ordine genetico (1), nonché ad evidenze riscontrabili nelle lingue, nei comuni usi, costumi e consuetudini delle popolazioni della media e bassa Italia peninsulare, si pone quindi come indiscutibile conferma dell’unitarietà e dell’inscindibilità del nostro popolo.
Ma di recente un altro tassello viene a confermare questa tesi. Nel Comune di Pescorocchiano, in provincia di Rieti, nel Lazio, vi è una frazione denominata Girgenti. “Documenti consultabili all’Archivio di Stato di Rieti attestano la presenza di un castello di Girgenti già nel 1183 assegnato al barone Sinibaldi da re Ruggero” (2). Inoltre, nella stessa frazione, esiste ancora Palazzo Iacobelli, appartenuto alla famiglia dominante dei luoghi per ben sei secoli; famiglia di origini siciliane.
Non sono note le origini temporali della frazione e le teorie ipotizzano o una datazione riconducibile al periodo arabo, ovvero ad un periodo normanno, ma sembra accertato comunque che la fondazione della frazione sia da addebitare ad agrigentini trasferitisi in quelle zone.
Pur non essendo un linguista, in relazione alla data di primo insediamento, propenderei per l’ipotesi che prevede la nascita del borgo in epoca normanna per il seguente motivo. Agrigento, l’antica città siciliana, fu fondata dai Greci con il nome di Akragas, che divenne Agrigentum con i Romani, Kerkent o Gergent sotto la dominazione araba ed infine Girgenti nel periodo normanno.
Se Girgenti, frazione del Comune di Pescorocchiano, fosse nata in periodo arabo, la denominazione del luogo dovrebbe oggi “suonare” come Gergent italianizzabile in Gergenti. Ma la denominazione che è giunta sino a noi non è quest’ultima, bensì Girgenti, denominazione della siciliana Agrigento nel periodo normanno, come Girgenti è appunto la denominazione pervenutaci della frazione del Comune di Pescorocchiano.
In ogni caso ed a prescindere dalla datazione corretta della nascita di Girgenti frazione del Comune laziale, appare comunque inequivocabilmente e ulteriormente confermata la tesi che, oltre a vedere tutte le aree del cosiddetto Meridione d’Italia caratterizzate da una unitarietà etnica e culturale discendente da una unica etnia originaria – ancorché successivamente mescolata con discendenze di altre etnie – si è progressivamente consolidata prima attraverso la Magna Grecia e successivamente attraverso il Regno di Sicilia; Regno che, seppure sotto diverse forme e sotto diverso nome (Due Sicilie), ha mantenuto inalterata la sua unitarietà fino al 1860. Unitarietà che però continua pervicacemente ancora oggi attraverso il mantenimento di usi, costumi, consuetudini comuni e che, inevitabilmente ritroverà, prima o poi, anche la interrotta unità politica e giurisdizionale.
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