Quando non c’erano le etichette e – per citare due esempi: i vini e le salse – bisognava comunque indicare ai commensali (parliamo ovviamente dei ricchi: i poveri si arrangiavano) che cosa c’era dentro questo o quel contenitore, era necessario dare qualche informazione. A questo servivano le “silver label”, che venivano appese al collo delle ampolle
di Nota Diplomatica
Le etichette – perlopiù di carta – sulle bottiglie di vino, di salsa e di altri liquidi che possono trovarsi su un tavolo imbandito sono un’innovazione abbastanza recente in termini storici, anche quando i contenuti sono tradizionali. Una volta dunque serviva un meccanismo per segnalare cosa c’era dentro un contenitore, quando non era ancora né tecnicamente, né socialmente possibile – almeno nelle case degli “abbienti” – mettere direttamente in tavola i prodotti nella confezione in cui venivano commercializzati: i barili e le botti di vino, le salse “esotiche” che arrivavano nei vasi di fornitori ed altro ancora
I vini in particolare andavano non solo estratti dalle botti in cui viaggiavano, ma venivano fatti anche decantare per rimuovere i sedimenti prima di essere serviti in un’ampolla di vetro o cristallo trasparente, almeno nelle case che potevano permettersi simili finezze. Lo stesso valeva per le salse arrivate da fuori, come anche per i distillati, whisky e brandy soprattutto. Erano sostanze non sempre distinguibili per il solo colore, da qui la necessità di identificarle in modo specifico.
Così, tra i secoli 18° e 19°, era d’uso – specialmente in Inghilterra, ma a volte anche sul Continente – impiegare in occasione dei pasti formali delle preziose etichette posticce – le “silver label” – da appendere al collo delle ampolle di servizio per informare i commensali sul contenuto. Più spesso erano in argento massiccio, ma nelle circostanze più “umili” potevano anche essere d’ottone o di madreperla.
Oggi può sembrare perverso appendere un’etichetta preziosa a una bottiglia di ketchup, ma il periodo che va all’incirca dal 1780 fino alla metà del 19° secolo è stato una sorta d’epoca d’oro per i condimenti in Inghilterra. Andavano dalla salsa di soia agli aceti aromatizzati, ai vari tipi di salse piccanti e ad una vasta gamma di tipologie di ketchup, tra cui il ketchup di noci e quello di funghi.
Per ognuna di queste c’era una silver label, anche per salse oggi sconosciute, come la “Harvey sauce”, a base di acciughe e tinta di rosso con la cocciniglia. Con il miglioramento dei trasporti e della conservazione degli alimenti, la necessità di dover impiegare salse fortemente saporite per rendere commestibili le pietanze è venuta meno. Poi, con l’industrializzazione del commercio alimentare, l’usanza delle label preziose è praticamente scomparsa.