Al via il progetto “Grani Iblei” per dire basta ai grani esteri e valorizzare i grani antichi siciliani

17 aprile 2020

Il progetto è patrocinato dall’Agenzia di Sviluppo degli Iblei presieduta da Paolo Amenta. Coinvolge molini, pastifici, panificatori, ristoratori, istituti di ricerca, la Scuola d’arte culinaria Nosco di Ragusa, Slow Food e i Comuni di Palazzolo Acreide, Canicattini Bagni, Modica e Ragusa

Nel cuore dell’area Iblea c’è una filiera che punta alla valorizzazione dei grani antichi della Sicilia, dalla varietà Russello Ibleo al Perciasacchi, dalla Timilia alla Scorsonera. Assieme alle aziende agricole ci sono molini, pastifici, panificatori, ristoratori, istituti di ricerca ed altri portatori di interessi.

Il progetto si chiama “Grani Iblei” e punta a rispondere alla crescente richiesta, da parte dei consumatori, di prodotti cerealicoli locali privi di glifosato e di micotossine.

Insomma: tradizione e in novazione e, soprattutto, basta con i grani esteri! Non è un caso che tale iniziativa veda la luce proprio nella provincia dove vengono ammassati i grani esteri che arrivano in Sicilia con le navi!

Insomma, qualità, tradizione e anche grandi possibilità commerciali per dare luogo a prodotti  che siano soprattutto espressione dell’identità culturale del territorio Ibleo.

La prima fase del progetto si è già materializzata con la semina di alcuni ettari di varietà locali di grano duro siciliano, utilizzando quando possibile sementi certificate; inoltre, alcuni agricoltori hanno presentato formale istanza al Ministero delle Politiche Agricole per essere riconosciuti come mantenitori in purezza di alcune varietà di grani da conservazione e poter così accedere alle certificazioni nella commercializzazione delle sementi.

Proprio in questi giorni il gruppo di lavoro ha avviato la definizione di un vero e proprio accordo di filiera che coinvolga i singoli protagonisti dell’iniziativa, ciascuno secondo le proprie competenze e i propri interessi, anche attraverso la sottoscrizione di specifici impegni. Si punta ad arrivare, nel più breve tempo possibile, alla costituzione di un consorzio o rete di imprese.

Il progetto si inquadra nell’ambito del “Sistema di governance per lo sviluppo integrato e sostenibile” previsto dall’Agenzia di Sviluppo degli Iblei che, attraverso il suo presidente, Paolo Amenta, ha assicurato il patrocinio all’iniziativa.

Il gruppo operativo è sostenuto dal Consorzio di ricerca sul grano duro Gian Pietro Ballatore ed è coordinato dall’associazione Ophrys Akrai.

“Lavoriamo – ci dice Amenta – per un progetto solido, sostenibile e soprattutto ‘spendibile’, nell’ottica di un mercato sempre più attento ai temi della sicurezza alimentare, dell’identità culturale delle produzioni e della tracciabilità”.

Tra i partner, anche la Scuola d’arte culinaria Nosco di Ragusa, Slow Food e i Comuni di Palazzolo Acreide, Canicattini Bagni, Modica e Ragusa.

“Grani Iblei – aggiunge Amenta – è un progetto che, oggi più che mai, alla luce degli ultimi avvenimenti determinati dalla pandemia di Covid-19, si propone di rispondere alla sempre più pressante esigenza, da parte dei consumatori, di attingere ai mercati locali. Un progetto che è un’opportunità per le aziende agricole del territorio, in previsione della sicura riduzione di importazione di cereali prodotti all’estero”.

“Quello che proponiamo – conclude Amenta – è un accordo di filiera che intanto non ‘strozzerà’ gli agricoltori e che, contestualmente, assicurerà la qualità, la tracciabilità ed il consumo a km zero di generi di prima necessità tradizionali come il pane, la pasta ed i prodotti da forno in genere: tutti prodotti lavorati con farine derivate dalle varietà di grani antichi della Sicilia, dal Russello Ibleo al Perciasacchi, dalla Timilia alla Scorsonera”.

Foto tratta da Sicilias

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