La nostra domanda non nasce dal nulla. Se i grillini manterranno il “No” al MES la Germania non potrà finire di ‘rapinare’ l’Italia. E non potendo scippare asset e soldi all’Italia non avrà più convenienza a restare nell’euro e a tenere in piedi la Ue. Vediamo i possibili scenari
Non è che, alla fine, sarà la Germania a lasciare l’Eurozona? Il nostro dubbio nasce da alcuni fatti. proviamo ad elencarli.
Il primo – il più importante – è che i grillini (non sappiamo se con il consenso dei ‘capi’, o fregandosene degli stessi ‘capi’) hanno deciso di dire “No” al MES. Un bel problema per il capo del Governo, Giuseppe Conte, per il PD e per Matteo Renzi.
Come abbiamo scritto stamattina, da quando hanno deciso di governare l’Italia con il PD, i parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno deciso di ‘inghiottire’ tutto. Ma sul MES è un secco “No”. Ed è la linea di tutto il Movimento, da Vito Crimi, che è il numero uno dei grillini, ai parlamentari fino agli europarlamentari.
Interessante un ‘intervista che l’europarlamentare Ignazio Corrao grillino siciliano ha rilasciato a La Notizia.
Per la Germania è un problema. Il MES, nel progetto teutonico, avrebbe dovuto consentire la ‘grecizzazione’ dell’Italia, magari indebolendo ENI e Finmeccanica (ci provano da anni, in tutti i modi) e prendendosi tutto quello che in Italia resiste (ne abbiamo parlato ieri in questo articolo: senza il MES sarà impossibile mettere le mani sui mille e 300 miliardi di euro dei conti correnti degli italiani, sui mille e 400 miliardi di euro circa investiti nei fondi comuni dagli italiani, sulle pensioni e sulle case degli italiani).
Insomma, senza il MES l’Italia non potrà fare la fine della Grecia. E i tedeschi, giustamente, si chiedono: ancora con l’euro dobbiamo continuare? Per fare che cosa?
Così abbiamo ripensato a un articolo pubblicato nel Giugno dello scorso anno dal giornale on line comunista Sputnik Italia. L’articolo è lungo e lo potete leggere per intero qui.
Il titolo è molto diretto:
“Sarà la Germania che romperà l’euro. Si è preparata da anni. E noi?”.
Il ‘succo’ dell’articolo è che è stata la Germania a rendere reversibile l’euro. Contrariamente agli europeisti italiani – non molto ferrati in geopolitica e ancora meno ferrati in economia – che hanno sempre parlato di euro “irreversibile”, i tedeschi non hanno mai escluso nulla: tanto meno la fine della moneta unica.
Il loro unico problema – come si spiega molto bene nell’articolo di Sputnik Italia – è chiamarsi fuori guadagnandoci.
Ancora più chiaro è un articolo di Money.it. Il titolo è un pugno nello stomaco (degli europeisti italiani):
“La Germania uscirà dall’UE, ma prima finirà di spolpare l’Italia”.
Ad esprimersi così è Giancarlo Marcotti, direttore responsabile di Finanza in Chiaro.
“L’emergenza Coronavirus – leggiamo su Money.it – sta alimentando un braccio di ferro tra Paesi come Italia, Spagna e Francia e quelli del Nord Europa. Esiste infatti una fetta importante dell’Eurozona che non sta ricevendo l’assistenza e la flessibilità necessarie da parte delle istituzioni e dalle altre nazioni europee per far fronte alla crisi. Una situazione che, una volta terminata la pandemia, potrebbe riscrivere completamente gli equilibri e nell’ipotesi più funesta decretare la fine dell’Unione europea”.
“Germania e Olanda sono tra le nazioni che si sono opposte con forza agli eurobond proposti dal Governo italiano – leggiamo ancora su Money.it – . Come rimarcato da Marcotti, questi due Paesi si sono ritrovati finora in un meccanismo particolarmente vantaggioso che gli ha permesso di arricchirsi a discapito di Italia, Spagna e Francia. La moneta unica avrebbe ostacolato il percorso del nostro Paese: ‘Per ogni italiano sono 73.000 euro di PIL in meno dall’entrata nell’euro’, spiega il direttore di Finanza in Chiaro, che ribadisce come la situazione non possa durare ancora a lungo”.
Si arriva alla domanda: la Germania lascerà l’euro?
“Solamente quando avrà finito di spolpare Italia, Francia e Spagna” sottolinea Marcotti, che poi ha rivelato cosa ha permesso al Belpaese di resistere in questa posizione di svantaggio per così tanto tempo:
“L’Italia ha un grosso debito pubblico alto ma il risparmio privato è alto. Ci stiamo mangiando il nostro risparmio, siamo rimasti buoni per questo”.
E aggiunge:
“Una volta terminate queste riserve il popolo potrebbe movimentarsi proprio come avvenuto con i Gilet Gialli in Francia”.
Per provare a capire quello che potrebbe succedere in Germania ci sembra importante un articolo pubblicato lo scorso 8 Febbraio su La cruna dell’ago, il blog di Cesare Sacchetti. Sulla Germania pesavano già i dazi doganali USA, ma l’esplosione della pandemia era ancora lontana:
“Gli ultimi dati sulla produzione industriale tedesca disegnano un quadro da profondo rosso per l’economia della Germania. Il dato della produzione di dicembre difatti si attesta ad un -3.5% mentre quello su base annuale fa ancora peggio arrivando a -6,8%. Gli economisti a questo punto iniziano a credere probabile una recessione del PIL tedesco nel quarto trimestre del 2019. E’ terminata dunque la fase espansiva della Germania? Berlino fino a poco tempo fa era riconosciuta come l’indiscussa locomotiva dell’eurozona, mentre oggi si trova paradossalmente ad essere diventata la sua zavorra. Che cosa sta accadendo?”.
Questo avveniva prima dell’esplosione della pandemia. Oggi la situazione dell’economia tedesca è di gran lunga peggiorata.
Grazie all’euro, la Germania si è ritrovata con “una moneta artificialmente svalutata grazie all’annullamento dei singoli tassi di cambio dei Paesi che compongono l’euro”. Così, “con un’inflazione più bassa dei suoi concorrenti europei, la Germania ha potuto aumentare enormemente la sue esportazioni”.
Scrive ancora Sacchetti:
“Fino alla fine degli anni’90, prima dell’unione monetaria, la Germania si trovava con una produzione industriale inferiore a quella dell’Italia. L’euro ha completamente capovolto questa situazione, portando la Germania ben al di sopra dell’Italia”.
Le politiche di austerità che la Germania ha imposto a tutte l’Eurozona impediscono ai consumatori della stessa Eurozona di acquistare i prodotti tedeschi. Situazione che è diventata tragica con la crisi del Coronavirus: a chi verrebbe in testa, in questo momento, di acquistare un’auto tedesca?
E siccome non si sa quando finirà questa emergenza, la situazione, per l’industria automobilistica tedesca, non potrà che aggravarsi. E anche se tra un anno – cosa improbabile – si dovesse tornare alla normalità ci sono sempre i dazi doganali americani: e quello americano era un mercato fondamentale per le auto tedesche.
Insomma, anche se la Germania dovesse rimettere in piedi, a breve, il proprio sistema produttivo, tra crisi economica innescata dal Coronavirus e dazi doganali americani non sa più a chi vendere i propri prodotti: e questo, per un’economia dove le esportazioni rappresentano quasi il 50% del PIL, non è lo scenario migliore!
“L’unico modo per rimettere in moto il meccanismo sarebbe quello di spendere quell’enorme surplus commerciale accumulato nel corso degli anni a favore dei Paesi del Sud Europa – scrive Sacchetti -. Ma a Berlino non vogliono saperne. Come ha recentemente scritto l’economista francese Jean-Yves Archer, la Germania non sta pensando affatto a questa eventualità. Al contrario. Si inizia a pensare sempre più insistentemente ad un’uscita unilaterale della Germania dalla moneta unica, la cosiddetta Dexit”.
“Le élite mercantiliste tedesche – prosegue Sacchetti – hanno voluto l’euro per fare in modo che questo aderisse strettamente ai loro interessi. Se l’euro perde questa sua caratteristica, alla Germania non conviene poi così tanto mantenerlo. La Germania ha con ogni probabilità ricavato il massimo possibile dall’Eurozona e si inizia a pensare insistentemente ad un’uscita di sicurezza. C’è da considerare inoltre che il dazio della moneta unica è stato pagato pesantemente anche dai lavoratori tedeschi. Nelle unioni monetarie, come è stato già spiegato in passato, la competitività si preserva solamente svalutando i salari, dal momento che si è persa la possibilità di agire sul tasso di cambio. Anche la Germania ha scontato indirettamente questa regola. Gli ultimi dati infatti rilevano come in Germania i poveri siano arrivati alla cifra record di 15 milioni. E’ per questo che stanno crescendo i malumori antieuropeisti tedeschi, mentre gli euroscettici di Alternativa per la Germania continuano a guadagnare terreno soprattutto nelle regioni dell’Est, le più povere del Paese”.
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