La notizia la leggiamo sulla pagina Facebook di Stefano Fassina, anche lui economista, parlamentare nazionale della sinistra, già vice Ministro dell’Economia. Fassina spiega che i firmatari dell’appello “non sono pericolosi ‘sovranisti’ o improvvisati ‘populisti’ ma, autorevoli accademici”. In molti casi si tratta di ex elettori del PD o, addirittura, di elettori di questo partito
Un appello di oltre 100 economisti al Governo italiano per non firmare il MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità. Ne scrive sulla propria pagina Facebook, Stefano Fassina, anche lui economista, parlamentare nazionale della sinistra, già vice Ministro dell’Economia.
“Vi segnalo l’appello, appena pubblicato, di 101 economisti – scrive Fassina – nel quale si chiede al Governo Conte di non firmare l’accordo condiviso dall’eurogruppo il 9 Aprile scorso (quello con il MES), ma di concentrare l’offensiva politica sulla Bce, affinché monetizzi il deficit necessario a combattere il Coronavirus e a finanziare la ricostruzione. Altrimenti, scrivono anche loro, ‘facciamo da soli’. Segnalo, infine, al PD (non si sa mai vogliano cambiare strada) che non sono pericolosi ‘sovranisti’ o improvvisati ‘populisti’ ma, autorevoli accademici, in moltissimi casi suoi ex elettori e, in alcuni casi, ancora suoi elettori”.
Ecco di seguito l’appello pubblicato da MicroMega:
“L’accordo raggiunto dall’Eurogruppo il 9 aprile scorso sugli interventi europei per fronteggiare la pandemia e le sue gravissime conseguenze economiche è insufficiente, prefigura strumenti inadatti e segna una continuità preoccupante con le scelte politiche che hanno fatto dell’eurozona l’area avanzata a più bassa crescita nel mondo.
Non prende atto dell’eccezionalità della situazione, senza precedenti almeno nell’ultimo secolo, né del fatto che questo sconvolge i paradigmi che hanno guidato la politica economica negli ultimi decenni.
Tra i ministri delle Finanze sembra prevalere l’idea che quanto sta accadendo possa essere circoscritto nel tempo a una parentesi relativamente breve, chiusa la quale si possa tornare senza problemi a comportarsi come prima. Non è così, come ha ben spiegato una personalità di riconosciuta competenza come l’ex presidente della Bce Mario Draghi.
L’eccezionalità delle circostanze dovrebbe far prendere in esame provvedimenti eccezionali, che dovrebbero avere almeno due caratteristiche essenziali:
– essere attivabili in tempi il più possibile brevi;
– ridurre al minimo possibile l’aumento dell’indebitamento degli Stati, già destinato inevitabilmente a crescere per finanziare gli interventi indifferibili per ridurre i danni della crisi.
La sola opzione che risponda a questi due requisiti è il finanziamento monetario di una parte rilevante delle spese necessarie da parte della Banca centrale europea. Si tratta di una opzione esplicitamente vietata dai Trattati europei. Ma anche i trattati, in caso di necessità, possono essere sospesi nel rispetto del diritto internazionale e questo è oltretutto già avvenuto.
La monetizzazione di spese giudicate inderogabili non è una procedura inusitata. È stata appena formalizzata nel Regno Unito, mentre le più importanti banche centrali del mondo – Federal Reserve e Bank of Japan – la praticano di fatto. In Italia viene ormai proposta da economisti dei più diversi orientamenti: è raro che una proposta venga condivisa da diverse scuole di pensiero.
Al prossimo Consiglio dei capi di Stato e di governo, che dovrebbe ratificare l’accordo dell’Eurogruppo, l’Italia dovrebbe invece rigettarlo, e proporre che la parte più importante degli interventi anti-crisi, il cui volume dovrebbe raddoppiare per estendersi almeno al prossimo anno, sia attuata con un intervento della Banca centrale europea.
In caso di rifiuto da parte degli altri partner, la strada meno dannosa sarebbe quella di dare seguito a ciò che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto di recente: per questa emergenza, ‘Faremo da soli’.
Seguono le firme di oltre 100 economisti che trovare qui.
Foto tratta da Affari Italiani
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