Coronavirus: i responsabili pagheranno? Luca Ricolfi: “I morti potrebbero essere il triplo”

14 aprile 2020

Il sociologo ricorda che lo scienziato Roberto Buriani ha lanciato l’allarme Coronavirus l’8 Gennaio di quest’anno. Allarme caduto nel vuoto. Eppure ci sarebbe stato il tempo di dotare gli ospedali pubblici di attrezzature per non fare rischiare la vita a medici e infermieri. Sappiamo tutti com’è finita… Chi ha responsabilità pagherà o la farà franca? 

Un giorno qualcuno, al di là delle polemiche sterili, accerterà le responsabilità dei ritardi nell’affrontare il Coromavirus da parte dell’Italia? I responsabili verranno chiamato a rispondere di quanto è successo e di quanto continua a succedere?

Ce lo chiediamo dopo aver ascoltato, oggi, una breve intervista al professor Luca Ricolfi. Torinese, classe 1950, sociologo e accademico, intervistato dal TG di Sky oggi ad ora di pranzo, Ricolfi ha sottolineato che l’Italia ha avuto tutto il tempo per prepararsi all’emergenza Covid-19. Ha ricordato, in particolare, che lo scienziato Roberto Burioni ha lanciato l’allarme, in solitudine, l’8 Gennaio.

E’ bene, per quasi un mese l’attuale Governo nazionale non ha fatto nulla! Ci sarebbe stato il tempo di dotare gli ospedali italiani di tutte le attrezzature per non mandare i medici e gli infermieri ad affrontare il virus correndo grandi rischi. Invece è andata come sappiamo: medici e infermieri deceduti e, in molti casi, contagiati. Un disastro! (di positivo c’è che il tentativo di creare uno scudo penale con una legge per chi ha responsabilità è stato ‘sgamato’ e bloccato: almeno questo!).

Eh sì, per oltre un mese non è stato fatto nulla. Anzi, fino all’ultima decade di Febbraio, in Lombardia, il problema veniva sminuito. Come dimenticare “Milano non si ferma” e “Bergamo non si ferma”? Passerà tutto in cavalleria?

Vale la pena di leggere le valutazioni di Ricolfi, che per lavoro si occupa anche di psicometria, ovvero della misurazione obiettiva di abilità, conoscenze, attitudini, atteggiamenti, tratti della personalità.

Abbiamo rintracciato una sua intervista a Il Giornale:

“L’evidenza – dice Ricolfi a proposito delle vittime del Coronavirus – suggerisce che i numeri non sono quelli ufficiali… è frammentaria, ma molto convincente perché tutti gli indizi convergono nel farci ritenere che il numero di morti potrebbe essere il triplo dei morti rilevati dalla Protezione Civile, e che la mortalità al Sud potrebbe essere anche 10 volte quella ufficiale”.

E ancora:

“Non credo che le autorità sottostimino la diffusione, semplicemente non vogliono che anche noi sappiamo quel che loro sanno perfettamente”. Insomma, secondo Ricolfi “i morti sono il triplo di quelli ufficiali. Il governo lo sa e lo tiene nascosto”.

Serve la chiusura, o il lockdown?

“Sì e no. Sì, perché, dopo il duplice lockdown del 5 e del 9 marzo, il numero giornaliero di nuovi contagiati ha quasi immediatamente smesso di crescere (almeno secondo la ricostruzione della Fondazione Hume, basata sulla dinamica recente delle morti e delle ospedalizzazioni). Ma attenzione: meno nuovi contagi quotidiani – rimarca Ricolfi – non significa che si è fermato il contagio, ma solo che il numero di nuovi infetti cresce a un ritmo via via più lento”.

“Al tempo stesso – aggiunge Ricolfi – però, non si può non rilevare che la curva di discesa è estremamente lenta, e questo è precisa responsabilità del governo, che non solo si è preso l’enorme responsabilità di ritardare di 2 settimane il lockdown totale (è dal 25 febbraio che c’erano gli elementi per capire che bisognava fermare tutto), ma non ha ancora fatto T-M-T, ossia le tre cose che avrebbero potuto abbreviare il percorso di uscita”.

T sta per Tamponi di massa (che non ci sono), M sta per Mascherine (che non ci sono) e T sta per Tracciamento dei casi positivi e dei loro contatti.

Foto tratta da Infosannio – WordPress.com 

 

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