Come ci capita spesso, facciamo il paragone tra quello che sta facendo la Regione Sardegna per le famiglie e le imprese in difficoltà a causa dell’emergenza Coronavirus (aiuti concreti in 48 ore) e le procedure cervellotiche messe in campo dal Governo e dal Parlamento della Sicilia che, se andrà bene, sortiranno qualche effetto tra sei mesi o forse più…
Accertato, con i fatti, che dal Governo nazionale Conte bis gli aiuti alle famiglie e alle imprese non sono altro che prestiti (a parte i 600 euro per le partite IVA affidate alla burocrazia dell’INPS), non ci resta che sperare negli aiuti della Regione siciliana, visto che i Comuni dell’Isola sono tutti senza soldi.
Leggiamo cosa stanno facendo in Sardegna in un articolo di sardiniapost.it:
“Adesso si conoscono i dettagli di come funzionerà il pacchetto di aiuti da 120 milioni col quale verranno sostenute le famiglie sarde in difficoltà, in seguito all’emergenza Covid-19″.
“Le risorse – prosegue l’articolo – entreranno subito nella disponibilità di chi fa domanda, addirittura entro 48 ore dalla presentazione dell’istanza… L’indennià prevista è pari a 800 euro per due mesi”.
“I fondi – spiegano dalla Regione Sardegna – sono ripartiti tra i Comuni sardi. A breve sarà pubblicato un avviso su tutti i media, dopodiché ciascun cittadino potrà fare la domanda direttamente online o recandosi agli uffici municipali. Si tratterà di compilare un’autocertificazione. Dopodiché, senza alcuna istruttoria l’aiuto sarà reso immediatamente disponibile”.
“Gli aiuti – ha sottolineato il governatore Solinas – sono in liquidità, non si tratta di buoni spesa. Ciascun cittadino potrà utilizzare gli 800 euro come crede, per qualsiasi bisogno. Quindi, una procedura molto semplificata che raggiungerà anche la più piccola comunità del territorio regionale”.
“I destinatari dei 120 milioni sono i lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro a causa del Covid-19, gli autonomi, le partite Iva, i commercianti e gli artigiani, coloro che siano sprovvisti di qualsiasi reddito come gli stagionali – spiegano ancora dalla Regione -. Se nel frattempo le persone che rientrano tra i potenziali beneficiari hanno già ottenuto un altro sussidio inferiore a 800 euro, hanno diritto a prendere la differenza sino ad arrivare all’importo fissato dalla Giunta. Questa opzione riguarda soprattutto coloro che hanno avuto aiuti in deroga nelle aree di crisi complessa, pari a 400 euro. In base alla delibera… potranno beneficiare di altri 400 euro”.
“La somma totale di 800 euro per due mesi si riferisce a un nucleo familiare di tre persone. Nel caso in cui sino di più, si aggiungono 100 euro per ogni componente”.
“Il governatore Solinas fa notare che il contributo della Regione per le famiglie in difficoltà supera di gran lunga quello statale. In certi casi arriva a sei-sette volte tanto”.
E dalla Regione siciliana che notizia abbiamo? Burocrazia per distribuire miserie e prestiti sul modello del Governo Conte bis.
Al pari del nostro Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte – l’uomo dei sermoni televisivi tutto fumo e niente arrosto – anche il presidente della Regione, Nello Musumeci, l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, e i deputati del Parlamento siciliano, pensano che la colazione della mattina, per il pranzo e per la cena i siciliani intrappolati nelle case senza soldi portino in tavola decreti, leggi, disegni di legge, mozioni, interrogazioni e scartoffie varie invece che latte, pane, marmellata, miele, pasta, formaggi, carne, pesce, verdura, frutta.
In Sardegna hanno capito che il signor Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio – sempre quello dei sermoni televisivi – non ha bloccato le bollette, che si pagano tutte: acqua, luce, gas, telefono. Così come si pagano gli affitti. Così, appena i fondi arriveranno ai Comuni, i cittadini che ne faranno richiesta riceveranno, in 48 ore, gli 800 euro.
In Sicilia, invece, i provvedimenti annunciati dai giornali siciliani che vanno ancora dietro alle scartoffie del Governo Musumeci e del Parlamento siciliano (e purtroppo, per motivi legati all’informazione anche noi, in questo momento, siamo tra questi) dovranno rispettare il seguente iter:
il Parlamento siciliano dovrà approvare i cervellotici aiuti che sono stati inserito nella legge Finanziaria 2020 (non in un decreto presidenziale, vero? chi va piano è sano e va lontano…);
la legge, una volta approvata, dovrà essere promulgata e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana: da sette a 15 giorni.
Poi le previsioni di legge dovranno essere comunicate ad ogni dipartimento della Regione. Con la posta elettronica? Mai! Via Poste. Altri 7-10 giorni.
Si parte, allora? Ma quando mai! Ci sono i decreti attuativi, che vanno pensati e scritti: se andrà bene, altri 15 giorni.
Poi, finalmente, si parte. Per fare che cosa? Cosa prevede questo mirabolante Piano da un miliardo e mezzo di euro? Aiuti concreti che, come in Sardegna, arriveranno in 48 ore?
Vediamo di che si tratta.
Ecco 250 milioni di euro di buoni spesa per ”i nuclei familiari che non percepiscono alcun reddito né altra forma di assistenza”, più altri fondi per le fasce deboli (non abbiamo ancora avuto la fortuna di leggere il testo del disegno di legge e non possiamo essere precisi).
Chi è che stabilirà chi sono “i nuclei familiari che non percepiscono alcun reddito né altra forma di assistenza”? Supponiamo la Regione e i Comuni. Domanda da cento punti: sono fondi a destinazione vincolata? Più avanti illustreremo il perché.
Quanto tempo passerà prima che “i nuclei familiari che non percepiscono alcun reddito né altra forma di assistenza”? La Sicilia non è la Sardegna, dove l’obiettivo è non lasciare senza soldi chi non può mangiare. Qui in Sicilia dobbiamo controllare tutto.
E allora? E allora, tra approvazione della legge Finanziaria regionale, promulgazione, pubblicazione, decreti attuativi, trasferimento dei fondi ai Comuni controlli, verifiche e via continuando, “i nuclei familiari che non percepiscono alcun reddito né altra forma di assistenza”, se andrà bene, questi soldi li vedranno tra sei mesi o forse più!
Si possono semplificare le procedure? Certo. Basterebbe evitare il trasferimento dei fondi ai Comuni. Questi ultimi, già da ora, potrebbero comunicare a un apposito ufficio della Regione i nuclei familiari che debbono percepire questi aiuti con i relativi numeri di conto corrente.
La Regione siciliana, visto che più contare su 17 mila dipendenti più i precari (che non sapiamo quanti sono), si dovrebbe limitare a distaccare 500 dipendenti che potrebbero lavorare da casa per istruire queste semplici pratiche.
I “nuclei familiari che non percepiscono alcun reddito né altra forma di assistenza”, invece di aspettare sei mesi, percepirebbero tali somme in meno di un mese.
E’ chiedere troppo, presidente Musumeci e assessore Armao?
Non ci soffermiamo troppo sul resto dei soldi: circa un miliardo e 250 milioni di euro previsti dalla futura legge Finanziaria. Sono tutti prestiti. Buoni solo per le aziende che non hanno chiuso i battenti e che non sono indebitate: perché, di solito, per pagare i debiti non si contraggono altri debiti. O no?
Vale lo stesso discorso che riguarda il Governo nazionale: durante le pandemie imprese e famiglie non si aiutano con i prestiti, ma con erogazione di somme fondo perduto. Stanno facendo così negli Stati Uniti d’America, in Cina, in Canada, in Russia e anche nel Regno Unito.
Che volete, ogni tanto dimentichiamo che, grazie all’Unione europea dell’euro, grazie a Paesi come la Germania e l’Olanda e grazie, soprattutto, alla classe politica ‘europeista’ del nostro Paese, l’Italia è diventato un Paese povero: un Paese che non ha nemmeno le risorse per dotare il personale medico del materiale per affrontare l’emergenza Coronavirus in sicurezza e che, alle famiglie e alle imprese in difficoltà offre ‘prestiti’…
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