Cosimo Gioia, un agricoltore siciliano che noi citiamo spesso per le sue conoscenze del settore agricolo, ci segnala una stranezza: il raddoppio del prezzo della farina di grano duro, mentre il prezzo dello stesso grano duro è cresciuto solo di un euro, passando da 25 a 26 euro al quintale. Non è un po’ strano? I 600 mila ettari di seminativi del Sud abbandonati ‘scoperti’ solo oggi…
E meno male che il Governo della Regione siciliana ha istituito un gruppo di lavoro che vigila sulle eventuali speculazioni sulle derrate alimentari! Abbiamo già segnalato che, in tempi di Coronavirus, tante persone hanno riscoperto la passione per preparare in casa il pane, la pasta e le pizze. Ovviamente, per tutto questo serve la farina. Ebbene, Cosimo Gioia, che nella vita fa l’agricoltore – per la precisione coltivatore di grano duro nell’entroterra della Sicilia – ci segnala che il prezzo della farina, in questi giorni, è praticamente raddoppiato.
Volendo, anche se non con un aumento così marcato, ci sta: all’aumento della domanda il prezzo schizza all’insù. La cosa strana, però, è che all’aumento del prezzo della farina di grano duro non corrisponde un aumento del prezzo del grano duro.
E noto che, rispetto agli anni passati, quando il prezzo del grano duro del Sud Italia e della Sicilia non andava oltre i 18, massimo 20 euro al quintale, la situazione è cambiata in meglio. Oggi il prezzo del grano duro è aumentato. Non da ora, in verità, ma da almeno un anno. Se, oggi, in alcune aree del Mezzogiorno il prezzo del grano duro sfiora i 30 euro, in Sicilia non ha mai superato i 24-25 euro al quintale.
Oggi – ci fa sapere sempre Cosimo Gioia – il prezzo si attesta intorno a 26 euro al quintale.
Da qui una domanda semplice semplice: com’è possibile che il prezzo del grano duro siciliano sia aumentato di appena un euro, mentre il prezzo della farina di grano duro è praticamente raddoppiato? C’è o no qualcosa che non funziona? Il Governo regionale della Sicilia può fornire, al riguardo, qualche risposta?
Altro argomento: la riduzione della superficie coltivata a grano duro. A quanto pare, qualcuno oggi si è accorto che, nel Sud Italia, circa 600 mila ettari di seminativi, che venivano coltivati a grano duro, sono stati abbandonati.
In realtà, la notizia non è proprio nuova. Noi ne abbiamo scritto quattro anni fa in un articolo del quale riportiamo alcuni passi:
“Negli ultimi anni circa 600 mila ettari di seminativi del Sud Italia sono stati abbandonati. Il prezzo del grano duro del Meridione d’Italia tenuto basso per volere delle multinazionali che controllano il mercato internazionale di questo cereale, unitamente a un’informazione sbagliata sulle caratteristiche organolettiche (cioè di qualità) del grano duro del Sud, ha convinto tanti agricoltori del nostro Paese a non coltivare più tanti terreni vocati per questa coltura: parliamo, appunto, dei 600 mila ettari di seminativi del Meridione abbandonati”.
“Il grano duro del Sud Italia è stato in buona parte soppiantato dal grano duro che arriva dal Canada con le navi che approdano nei porti italiani. E’ un grano duro di qualità, quello canadese? Le industrie della pasta ce l’hanno fatto credere per anni. Ma non è così. Ormai, a livello internazionale, il grano duro che arriva dal Canada è stato ‘sgamato’. Sono tantissimi ad aver letto il seguente articolo:
E’ ufficiale: il glifosato contenuto nella pasta provoca la Sla e il morbo di Alzheimer
Articolo che è stato ripreso – insieme con un altro articolo pubblicato dal quotidiano on line, Time Sicilia, da Tg5 Stelle (come potete leggere qui).
Se ne volete sapere di più sul glifosato (o gliphosate) potete leggere qui.
Questo blog ha pubblicato tanti altri articoli sul grano duro. Tra questi ricordiamo il seguente articolo, sempre pubblicato dal nostro blog:
“Il grano canadese che arriva in Europa è un rifiuto speciale che finisce sulle nostre tavole”
Foto tratta da QuiQuotidiano