Lo Statuto siciliano si applica: punto e basta. Noi Siciliani, nel 1948, abbiamo dato all’Italia l’onore di inserire il nostro Statuto nella Costituzione. E’ stato un errore, perché le due cose andavano tenute divise. Detto questo, lo Statuto siciliano si applica e basta. A Musumeci serve fare scena. Ma verrà un giorno in cui trionferà la Giustizia anche nella nostra Isola
Tutti scandalizzati! Tutti perplessi! Tutti a dire: “Ma perché non si occupa di cose più serie!”. Tutti contro il presidente della della Regione siciliana, Nello Musumeci, protagonista, in queste ore, di una contraddizione in termini: chiedere a Roma l’applicazione dall’articolo 31 dello Statuto, ovvero chiedere una cosa prevista dalla ‘Costituzione’ siciliana, che precede di un anno e mezzo la Costituzione italiana del 1948.
Diciamo che, dopo Giuseppe Alessi – primo presidente della Regione siciliana e, così si racconta, protagonista di questo e di altri articoli dello Statuto invisi a Roma – Musumeci è il primo che pone il tema dell’articolo 31 dello Statuto che così recita:
“Al mantenimento dell’ordine pubblico provvede il Presidente della Regione a mezzo della polizia dello Stato, la quale nella Regione dipende disciplinarmente, per l’impiego e l’utilizzazione, dal Governo regionale. Il Presidente della Regione può chiedere l’impiego delle forze armate dello Stato.
Tuttavia il Governo dello Stato potrà assumere la direzione dei servizi di pubblica sicurezza, a richiesta del Governo regionale, congiuntamente al Presidente dell’Assemblea e, in casi eccezionali, di propria iniziativa, quando siano compromessi l’interesse generale dello Stato e la sua sicurezza.
Il Presidente ha anche diritto di proporre, con richiesta motivata al Governo centrale, la rimozione o il trasferimento fuori dell’Isola, dei funzionari di polizia.
Il Governo regionale può organizzare corpi speciali di polizia amministrativa per la tutela di particolari servizi ed interessi”.
Lo Statuto è chiaro: in Sicilia “Al mantenimento dell’ordine pubblico provvede il Presidente della Regione a mezzo della polizia dello Stato, la quale nella Regione dipende disciplinarmente, per l’impiego e l’utilizzazione, dal Governo regionale”. Il “tuttavia” è per lo Stato.
Cosa vogliamo dire? Che il fatto che l’articolo 31 dello Statuto siciliano non sia mai stato applicato non significa che non è in vigore: è in vigore e la sua applicazione è solo questione di volontà politica!
Ma chiedere a Roma la possibilità di potere applicare l’articolo 31 è solo ‘scena’. Il presidente Musumeci ha scelto la linea soft: e secondo noi sbaglia.
Con Roma, su questi ed altri temi, si va allo scontro: si va allo scontro sui 600 milioni all’anno che lo Stato scippa alla sanità siciliana: si va allo scontro sull’articolo 15 dello Statuto e sulle Province: si va allo scontro sui fondi europei (cominciando a contestare lo scippo a norma di legge dei fondi PON che finiscono nel Nord Italia): si va allo scontro su IRPEF e IVA: si va allo scontro istituendo un’Agenzia delle entrate della Sicilia e via continuando.
Con Roma non si tratta: ci si scontra e basta nel nome della grande stagione separatista e dei suoi martiri morti per la libertà della Sicilia!
Ma se il presidente Musumeci fa ‘scena’, i “Tutti” che lo attaccano sono veramente incredibili!
I “Tutti”, giusto per capirci, sono i politici siciliani modello “servo sudor”, immarcescibili ‘ascari’ che, dal 1947, si passano il testimone: entrano a Sala d’Ercole per cinque, dieci, quindici anni, ‘ascareggiano’ consegnando la Sicilia e i siciliani a Roma e poi – se non vanno a svolgere il ruolo di servi nel Parlamento nazionale (chi nasce servo tale rimane. in Sicilia e a Roma) – se ne vanno a casa con il ‘meritato’ vitalizio per avere svenduto la Sicilia e la sua Autonomia a Roma!
E non lo vogliono toccato, il vitalizio! Nemmeno se Roma decide il taglio dei vitalizi per le altre 19 Regioni italiane. E, dal loro punto di vista, hanno anche ragione. Da grandi protagonisti del primo coro dell’Adelchi, hanno consegnato la Sicilia e i siciliani a Roma e se ne vantano:
“Vi abbiamo dato in pasto la Sicilia e i siciliani e, ora, ci volete ridurre la nostra ‘sudata’ ricompensa? (sempre da “servo sudor”). Abbiamo tradito per voi e voi, a Roma, ora tradite noi?”.
Così, sentendo un presidente della Regione che parla di articolo 31 dello Statuto, eccoli saltare dalla sedia:
“Articolo 31 dello Statuto? Ma che facciamo scherziamo? Qui si viene per svendere la Sicilia, non per farla crescere. Chi non si unisce a noi non merita rispetto…”.
‘Ascaretti’ fino all’ultimo!
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