Agricoltura

Nel mondo c’è chi blocca le esportazioni di grano, nel Sud e in Sicilia agricoltori abbandonati

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L’emergenza Coronavirus non risparmia l’agricoltura. Paesi come Russia e Kazakistan hanno bloccato le esportazioni di grano. Si teme la riduzione o l’interruzione delle catene di approvvigionamento in tutto il mondo con timori di una crisi alimentare globale. In questa fase le produzioni locali e gli agricoltori vanno tutelati. Intanto in Sicilia acquistano farina per preparare in casa pane, pasta e pizze

E’ vero che il prezzo del grano duro è aumentato? Sì. Ma il mercato è fermo. E poi non è aumentato in modo uniforme in tutte le Regioni del Sud. In Sicilia, ad esempio, dove il mercato è quasi bloccato, il pezzo non va oltre i 25-26 euro al quintale, rispetto a una media, in tutto il Mezzogiorno, di 29-30 euro al quintale. Ma la vera novità, in questa Sicilia alle prese con il Coronavirus, è l’esplosione degli acquisti di farina da parte delle famiglie.

“Il mercato del grano duro, in Sicilia, è fermo – ci conferma Nino Siracusa, che con la sua famiglia si occupa, da sempre, di commercio di grano -. I grandi molini, in questo momento, non acquistano grano siciliano. Hanno fatto incetta di grano duro, per lo più estero, nei mesi passati. E oggi sono fermi in attesa degli eventi.  L’unico mercato che funziona ed è molto attivo è la vendita di pacchi di farina da un kg, da due kg e da 5 kg. Con molta probabilità, il fatto di essere costretti a casa, ha spinto e spinge molte famiglie ad acquistare grandi quantitativi di farina per preparare il pane e la pasta in casa”.

Anche se per motivi diversi da quelli che noi segnalavamo esattamente due anni fa, quando abbiamo invitato i siciliani a prepararsi il pane in casa:

Le insidie del pane: tutto quello che non ci dicono. Prepariamolo in casa con il lievito madre

si sta verificando la riscoperta del pane fatto in casa, tradizione che fino a metà degli anni ’60 del secolo passato era molto diffusa in Sicilia e in tutte le Regioni del Sud.

E agli agricoltori siciliani che producono grano duro? Male, anzi, malissimo. Dice Cosimo Gioia, produttore di grano duro nell’entroterra della Sicilia:

“Intanto il prezzo del grano duro siciliano è quello di fine Dicembre – ci dice -: 24-25 euro al quintale. Certo, in prospettiva aumenterà, ma molti di noi non possono aspettare che il prezzo aumenti e siamo costretti a venderlo oggi in un momento in cui il mercato è fermo. Questo ovviamente ci danneggia e non di poco. La verità è che, in questa emergenza Coronavirus, i temi dell’agricoltura, nell’agenda politica del Governo nazionale e del Governo regionale, sono praticamente assenti. E questo è un errore tragico, perché in questi casi, non sapendo che evoluzione avrà la pandemia, è necessario tutelare le proprie produzioni e le aziende agricole, per non privarsi della possibilità di fare ricorso al consumo interno se le esportazioni si dovessero interrompere. La politica. su questo tema, dovrebbe riflettere”.

Una nota della Coldiretti – che noi leggiamo su Irpinia News – rafforza il ragionamento di Gioia:

“Gli effetti della pandemia si trasferiscono dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l’oro, fino alle produzioni agricole la cui disponibilità è diventata strategica con le difficoltà nei trasporti e la chiusura delle frontiere, ma anche per la corsa dei cittadini in tutto il mondo ad accaparrare beni alimentari di base dagli scaffali di discount e supermercati”.

“Una preoccupazione che – precisa la Coldiretti – ha spinto la Russia a trattenere per uso interno parte della produzione di grano dopo essere diventata il maggior esportatore di grano del mondo mentre il Kazakistan, uno dei maggiori venditori di grano, ha addirittura vietato le esportazioni del prodotto. Si tratta di scelte che  dimostrano come i governi si stiano concentrando sull’alimentazione delle proprie popolazioni mentre il virus interrompe le catene di approvvigionamento in tutto il mondo con timori di una crisi alimentare globale”.

Abbandonare gli agricoltori in una fase così delicata non è, da parte della politica italiana e siciliana, una scelta lungimirante. Specie in Sicilia dove tra mesi di siccità hanno compromesso una parte della produzione agricola. Le coltivazioni di grano duro delle aree costiere, ad esempio, sembrano compromesse. Va un po’ meglio nelle aree interne dell’Isola: ma va un po’ meglio, non va affatto bene…

 

 

 

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