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Se Paolo Savona fosse diventato Ministro dell’Economia l’Italia sarebbe già fuori dall’euro? Chi lo sa…

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Forse sì, forse se Paolo Savona, nel Giugno del 2018, fosse diventato Ministro dell’Economia l’Italia sarebbe già fuori dall’euro. E oggi non si troverebbe a dover aspettare 15 giorni – ‘prigioniera’ della Ue – per aiutare milioni di imprese e famiglie colpite dall’emergenza economica Coronavirus. Il paradosso è che chi allora gli tagliò la strada oggi è antieuropeista…  

Ricordate Paolo Savona? Economista di lunga data, gran conoscitore del mondo bancario mondiale. Nel Giugno del 2018 sarebbe dovuto diventare il Ministro dell’Economia del Governo Giallo-Verde composto da grillini le leghisti. Ma gli venne impedito da gli ‘europeisti’ italici che oggi sono critici verso l’Unione europea.

Perché ricordiamo adesso Paolo Savona? Perché oggi si parla, tra le ipotesi possibili dell’uscita dell’Italia dal sistema euro. Saranno gli attuali governanti a lasciare la moneta comune europea? Non crediamo che ne abbiano il coraggio. Non a caso, hanno chiamato di corsa Mario Draghi, ‘feroce’ custode dell’euro e dell’Unione europea.

Ma c’è un’altra ipotesi: che siano i Paesi della Mitteleuropa e dell’europa del Nord spingere fuori dall’euro i Paesi dell’Europa mediterranea, Italia in testa (o a chiamarsi fuori, lasciando gli ‘europeisti’ dell’Europa mediterranea a fare la guarda al ‘bidone’ dell’euro).

Così non possiamo fare a meno di ricordare che Savona, e non da oggi, ha sempre avuto in mente in “Piano B” per far uscire l’Italia dal sistema euro. Lo ricorda, in un articolo, TPI.it:

“Paolo Savona, proposto da Lega e 5 Stelle come ministro dell’Economia, è stato soprannominato ‘il professore anti-euro’ per la sua posizione critica nei confronti della moneta unica e, in generale, nei confronti dell’Unione europea. Proprio queste posizioni lo hanno reso sgradito ai partner europei e in particolare alla Germania, che secondo Savona ‘non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo’”.

Nell’articolo si ricorda che Savona “non si definisce antieuropeista, ma dice di essere per l’Europa unita, ma critica le élite di Bruxelles e la moneta unica”.

Da qui l’ipotesi di uscire dal sistema euro. Avviando i “primi negoziati in segreto, senza comunicare nulla ai cittadini o ai media”.

“Se un giorno uno storico scoprisse che un Piano B – queste le parole di paolo Savona – non era stato predisposto sicuramente non darebbe un giudizio positivo sugli uomini che non lo predisposero, perfino nel caso in cui non fosse mai applicato”.

“Le frasi – si legge sempre nell’articolo di TPI.it – sono riportate in un articolo del 2015 del sito scenarieconomici.it: lo stesso sito che nel primo pomeriggio di domenica 27 maggio ha pubblicato una nota in cui Savona rispondeva a chi lo definisce antieuropeista (qui la nota completa)”.

Proviamo, adesso, a ricostruire qual era il ‘Piano B’ di Savona:

“Per abbandonare l’euro è necessaria una ‘regia’ che istituisca un comitato ad hoc per la pianificazione delle procedure necessarie. La riuscita del Piano B, si legge nelle slide, dipende dal livello di segretezza e riservatezza che si riesce a mantenere. Gli altri Stati membri, quindi, devono essere avvisati delle intenzioni dell’Italia con il minimo anticipo possibile, ma bisogna cercare di mantenere buoni rapporti con i partner europei e onorare i debiti contratti. Il piano B Prevedeva di stampare 8 miliardi di monete a ridosso del D-Day e di annunciare l’uscita dall’euro soltanto il venerdì sera a mercati chiusi. Il lunedì mattina, invece, sarebbe stata lanciata la nuova lira, svalutata presumibilmente del 15-25 per cento. Per evitare le fughe di capitali e il collasso bancario una volta resa nota l’intenzione di lasciare l’euro, il piano prevede l’imposizione di controlli più stringenti sul capitale”.

“Questi interventi – prosegue l’articolo – possono essere evitati se il D-Day si verificasse nel giro di un fine settimana. Inoltre, l’uscita dall’euro comporterebbe la ridenominazione del debito pubblico in nuove lire, ma se ciò non fosse sufficiente il Piano B prevede anche il ricorso al default controllato e alla rinegoziazione del debito pubblico con i creditori internazionali”.

“Dati gli effetti negativi che l’uscita dall’euro avrebbe sul sistema bancario – si legge sempre nell’articolo – si prevede anche, qualora fosse necessario, la temporanea nazionalizzazione delle banche in difficoltà. Ovviamente, ci sarebbe anche una ridenominazione in lire dei valori nominali di salari, pensioni, depositi bancari, mutui, prestiti bancari. La conversione lire euro sarebbe effettuata 1 a 1. Ciò comporterebbe una perdita di potere di acquisto dei salari nel primo biennio post svalutazione”.

TPI riporta anche “I tempi del D-Day:

– In un mese, i funzionari chiave pianificano l’uscita dall’euro in segreto;

– in tre giorni l’Italia notifica ai partner della zona euro e alle altre organizzazioni monetarie internazionali le sue intenzioni. La notizia deve essere data nel fine settimana, quando le banche e i mercati sono chiusi;

– sempre nel fine settimana il governo ridenomina il debito e avvia i negoziati;

– il lunedì viene introdotta la nuova lira a parità con l’euro;

– nei giorni successivi al D-Day si riaprono le banche nazionali e i mercati finanziari;

– in un periodo che va da 3 a 6 mesi le banconote e le monete in lire saranno disponibili in quantità sufficiente per interrompere la circolazione dell’euro”.

Invece Paolo Savona non è diventato Ministro. Al suo posto è stato scelto Giovanni Tria. Così allora volle l’Europa dell’euro e gli ‘europisti’ italiani sia adeguarono.

Poi è arrivato il Governo del PD, voluto sempre dall’Europa dell’euro (, con rispetto parlando, a parte Matteo Renzi e il suo gruppo, che ogni tanto, assesta qualche colpetto al PD, gli altri alleati non contano nulla). E, come Ministro dell’Economia, è arrivato lo storico Roberto Gualtieri.

I resto è storia nota.

Una storia brutta, a giudicare com’è ridotta l’Italia in questo momento. Con un Governo che non riesce ad essere autonomo nemmeno nel piano di una crisi economica globale molto più grave di quella del 1929…

QUI L’ARTICOLO DI TPI.it

Foto tratta da Il Fatto Quotidiano 

 

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