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Oggi ricordiamo la Rivolta dei Vespri Siciliani: la speranza di una Sicilia libera e forte

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Nel 1282 i Siciliani seppero dare al mondo l’esempio della prima rivolta unitaria di un popolo contro il potere ritenuto indiscutibile ed imbattibile: quello dell’assolutismo con le sue privazioni della libertà e della dignità dell’uomo. Un popolo unito poteva sovvertire l’autorità regia nonostante il mandato divino

di Salvatore Grillo Morassutti

Scrivo con molto piacere del “Vespro Siciliano” rispondendo all’appello di Unità Siciliana e alla disponibilità di una testata che è nata proprio immaginando “Nuovi Vespri” e colgo l’occasione per proporne una interpretazione diversa da quella corrente.

Ne cantò Dante che immortalò il grido unificante e terribile “mora, mora”, ne raccontarono per secoli i chierici viandanti, vi si ispirò per il migliore dei suoi dipinti Francesco Hayez, vi dedicò una delle sue più belle opere, Giuseppe Verdi che fece cantare a Giovanni da Procida “O tu Palermo terra adorata … alza la fronte …”, divenne per i Siciliani un elemento unificante che li aiutò nelle tante lotte per ottenere libertà e giustizia, anche in quelle sanguinose contro i Borboni per avere restituita la Costituzione; ma poi sempre per ottenere autonomia e rispetto.

Era il 1282 e in quel mondo dove l’uomo era suddito da sempre, il Vespro fu un evento epocale che colpì l’immaginario di una società dove le rivolte venivano sempre soverchiate dalla violenza del potere regio ed erano solo reazioni disperate e senza speranza.

Il Vespro creò stupore nei più e orrore nei ceti dominanti, la novità risiedeva nel fatto che un intero popolo si fosse ribellato con successo al Monarca, per di più ad un monarca incoronato appositamente dal Papa. Il fatto che le milizie regie fossero state sterminate dalla furia popolare lasciò trasecolati e si comprese che il numero poteva vincere sul migliore armamento e sulla professionalità militare se vi era una passione corale che attraversava le menti del popolo conferendogli forza e facendo accantonare paure e timori.

Un popolo unito poteva, quindi, sovvertire l’autorità regia nonostante il mandato divino, questa era la forza del messaggio che lo ha reso immortale, ricordiamoci che fu il primo del millennio.

Avendo brevemente raccontato la vicenda Vespro ed il valore che ella ebbe per l’intera Europa, adesso cercherò di scrivere i motivi per i quali ritengo che fu una grande occasione mancata per la Sicilia.

La scelta del Parlamento siciliano di affidare il regno al monarca aragonese trasformò l’Isola in “provincia governata da un vice re” e poi la trascinò nel reame Borbonico dove rimase in secondo piano rispetto alle parte continentale italiana.

Su quello che il Vespro avrebbe, invece, potuto portare alla Sicilia ha scritto il Prof. Antonio Ragona, calatino come Gualtiero, in un libro che renderei obbligatorio nelle scuole della Sicilia, dove racconta dei maggiori condottieri del Vespro, narra di Alaimo da Lentini e, ovviamente, di Gualtiero da Caltagirone i quali agognavano la creazione di una repubblica siciliana sostenuta dalle città demaniali i cui statuti potevano estendersi alle Baronie, una Repubblica garantita dal Papa che ne poteva divenire il tutore.

Questo invitò, il Papa, lo ricevette da una delegazione siciliana giunta a Roma con questa proposta che poteva evitare che la Sicilia andasse al re Aragonese, che il pontefice non amava, e che richiedeva il trono di Sicilia grazie alla Moglie Costanza, ultima erede degli Altavilla, la dinastia che aveva reso regno la Sicilia.

Il cieco rifiuto del Papa e la sua decisione di restare fermo nella scelta degli odiati Angioini, unita alla paura dei baroni di restare soli contro gli Angioini che ammassavano truppe in Calabria e minacciavano di tornare e vendicarsi, spinse il Parlamento Siciliano ad aiutare la conquista del regno da parte degli aragonesi, anche se Gualtiero continuò a lottare per la Sicilia libera ed indipendente, sino a finire impiccato dalle truppe spagnole nella piazza di Caltagirone.

Rifletto: come diversa sarebbe stata la storia della Sicilia se il Vespro avesse partorito una Sicilia repubblica al centro del Mediterraneo, novella Atene o Roma repubblicana in un mondo che affrontava l’alto Medio Evo e marciava verso il Rinascimento, le grandi scoperte e la crescita della ricchezza grazie ai commerci via mare, nei quali furono vincenti proprio le repubbliche marinare, in una realtà Mediterraneo centrica.

La storia non si fa con i se, ma gli errori vanno segnalati e commentati affinché rappresentino, assieme ai fatti, elemento di educazione culturale.
Vi è un altro autorevole personaggio che ha preso le distanze dagli effetti dal Vespro: Benedetto Croce. Egli imputa al Vespro se la Sicilia, divenendo parte di un regno iberico, si sia di fatto staccata per centinaia di anni dal resto dell’Italia subendo una diversa evoluzione culturale e sociale, tanto da renderla un mondo a parte. Croce ha molte ragioni, ma probabilmente andava segnalato il colpevole: la Chiesa, i cui papi fecero la scelta di rafforzare gli Angioini contro l’Impero e contro la Spagna e non ascoltarono la richiesta dei Siciliani.

Oggi a me preme sottolineare come i Siciliani seppero dare al mondo l’esempio della prima rivolta unitaria di un popolo contro il potere ritenuto indiscutibile ed imbattibile: quello dell’assolutismo con le sue privazioni della libertà e della dignità dell’uomo.

Questo primato storico ci appartiene e a questo serve guardare in un momento di grande crisi mondiale che minaccia di sovvertire l’organizzazione civile della vita dell’uomo e la sua sopravvivenza, una crisi durante la quale occorre prepararsi a uscirne guardando al nostro territorio ed alla capacità delle sue popolazioni, perché probabilmente su questo si misurerà il tasso di benessere futuro.

Questo è tempo per popoli forti, questo è tempo per popoli uniti e i siciliani lo furono e possono nuovamente esserlo.

Foto tratta da Wikipedia

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