EMERGENZA CORONAVIRUS/ La nostra proposta è semplice. In questo momento tante famiglie siciliane non hanno nemmeno i soldi per la spesa. Si potrebbe cogliere il momento per aiutare, contestualmente, le aziende agricole siciliane. E i pescatori siciliani. Il ruolo dei Comuni e i fondi europei, nazionali e regionali
Vogliamo avanzare una proposta. E’ noto che, a Palermo, ci sono quasi 2 mila famiglie che hanno chiesto aiuto: non hanno i soldi per la spesa e bisognerà provvedere. Supponiamo che sarà così in tante altre città piccole e grandi della Sicilia. E sarà così fino a quando la vita non tornerà alla normalità. Da qui la nostra proposta: ogni Comune – con fondi pubblici europei, nazionali o regionali – potrebbe acquistare i prodotti disponibili dalle aziende agricole siciliane presenti nello stesso Comune.
Una volta acquistati i prodotti agricoli siciliani, freschi o trasformati, gli stessi prodotti verrebbero distribuiti alle famiglie siciliane in difficoltà.
Questo potrebbe andare bene per gli ortaggi, per le verdure, per la frutta, per il latte, per i formaggi, per le uova e, volendo – là dov’è possibile – anche per la carne.
Potrebbe funzionare anche per il grano siciliano: il Comune potrebbe acquistare il grano, farlo macinare da un mulino, e distribuire la farina e il pane (che dovrebbe essere preparato da panifici che andrebbero individuati) alle famiglie che richiedono farina e pane.
La stessa cosa andrebbe fatta per il pesce. In questo momento le attività di pesca sono in crisi perché gli acquisti di pesce sono sensibilmente diminuiti. Potrebbe essere un modo per dare una boccata di ossigeno a questo settore.
In questo modo si otterrebbero due benefici: si aiuterebbero le famiglie di siciliani che, in questo momento, non possono fare la spesa; e si aiuterebbero le imprese agricole e zootecniche siciliane che, in questo momento, non se le passano affatto bene.