… ricordiamoci che in tutto il Sud Italia, da almeno un decennio, ogni anno circa 100 mila persone, per lo più giovani, sono andate via: direzione Nord Italia e resto del mondo. Ebbene, con la crisi economica planetaria scatenata dal Coronavirus, tutte queste genti del Sud proveranno a tornare nel Sud Italia, emergenza o no
Ieri sera si è sbloccato l’inghippo che si era creato a Villa San Giovanni. In estrema sintesi: il problema lo ha creato lo Stato e lo stanno risolvendo i Siciliani. Riassumiamo i termini della questione.
Oltre 200 siciliani – compresi anziani e minori – ‘magicamente’, visto che lo vieta una legge dello Stato, hanno attraversato l’Italia e, dal Nord, hanno raggiunto il Sud. Sono arrivati in Calabria, a Villa San Giovanni. Qui sono stati bloccati dal Governo dalla Regione siciliana e dal Comune di Messina, che hanno chiesto e ottenuto l’applicazione di una legge dello Stato.
L’inghippo – lo ribadiamo – lo ha creato lo Stato italiano quello che, come ci ricorda Fabrizio De Andrè, “si indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità”.
Alla fine, vuoi per il freddo di queste ore, vuoi perché il Governo italiano Conte bis era finito in un vicolo cieco (ma non era ‘bravo’ Giuseppe Conte? non erano ‘bravi’ i suoi Ministri?), in Sicilia è prevalsa la tesi che “I figli… so’ pezzi ‘e core”, così le oltre 200 persone bloccate a Villa San Giovanni entreranno in Sicilia. Da quello che abbiamo capito, sarà la Regione ad occuparsi della loro quarantena.
Problema risolto? No. Perché? Perché siamo solo all’inizio. In queste cose bisogna essere realisti. Noi sappiamo che, da almeno un decennio, ogni anno, hanno lasciato la Sicilia non meno di 20-25 mila persone, per lo più giovani, chi per studiare nelle università del Nord (per i siciliani, ordinari e arrinisciuti, fino a prima dell’esplosione della pandemia di Coronavirus, fare studiare i figli fuori dalla Sicilia tra Milano, l’Emilia, la Toscana e, magari, anche a Padova faceva ‘tendenza’), chi per lavoro, sempre nel Nord Italia e all’estero. A questi vanno aggiunti i siciliani emigrati oltre un decennio fa, ancora nel Nord Italia e all’estero.
Bene. Ieri il segretario generale dell’ORSA, Mariano Massaro, un sindacalista che ha il polso della situazione sull’andamento dei flussi di persone sullo Stretto di Messina, ci ha detto che, da quando è esplosa l’emergenza pandemia, sono arrivate in Sicilia oltre 40 mila siciliani provenienti dal Nord Italia con i treni e con le navi.
A questi dobbiamo aggiungere i siciliani rientrati con gli aerei e quelli rientrati in Sicilia da altri porti della nostra Isola. Non è facile fare il conto (volendo ci si potrebbe provare chiedendo i ‘numeri’ alle società che gestiscono gli aeroporti di Catania e Palermo). Noi vogliamo largheggiare e ipotizziamo che, soprattutto con gli aerei, siano arrivati in Sicilia altre 25-30 mila persone.
Ora, a parte il pericolo che incombe su una Sicilia che, di diritto e di rovescio, ha accolto tutte queste persone dall’esplosione dell’emergenza Coronavirus ad oggi, va detto che, tenendoci molto ma molto ‘bassi’, ci sono ancora almeno 140-150 mila siciliani che cercheranno di tornare in Sicilia.
Non va meglio per il resto del Sud Italia. E’ molto improbabile che le persone che hanno lasciato il Nord Italia per dirigersi nel Sud un giorno prima dell’entrata in vigore del terzo Decreto Conte non erano solo siciliani (‘bravo’ il Governo che i blocchi li annuncia con qualche giorno di anticipo in televisione, no? PD e grillini per il Sud hanno sempre un occhio di riguardo…); non è errato ipotizzare che c’erano anche campani che sono rientrati in Campania, Lucani che sono rientrati in Basilicata, i pugliesi rientrati in Puglia, calabresi che sono rientrati in Calabria.
Se dalla Sicilia, come già ricordato, ogni anno circa 20-25 mila persone, per lo più giovani, hanno lasciato la propria terra, nel resto del Sud Italia è avvenuta la stessa cosa, se è vero che, nell’autunno del 2016, veniva certificato che, in tutto il Mezzogiorno, ogni anno, poco più di 100 mila persone, per lo più giovani, lasciavano la propria terra di origine per studiare e trovare lavoro nel Nord Italia.
Cosa vogliamo dire? Che il flusso di meridionali che vogliono tornale nel Sud Italia non si è esaurito. Anzi. E siccome è iniziato dall’esplosione dell’emergenza Coronavirus e non si è ancora fermato, non è detto che si fermi. Anche perché – questo è un fatto oggettivo – questo flusso alleggerisce un Nord Italia dove l’inquinamento comincia ad essere guardato come una possibile concausa di tutto quello che sta avvenendo da quelli parti, come ipotizzato da Domenico Iannantuoni e da Medicina Democratica.
Non ci sarà solo la fuga di meridionali verso il Sud dal Nord Italia. Il Coronavirus sta bloccando l’economia in tutto il cosiddetto Occidente industrializzato. E’ probabile, anzi è quasi certo che tantissimi meridionali presenti in tanti Paesi del Mondo proveranno a tornare nel Sud Italia.
Abbiamo capito che arrivare dal Nord Italia al Sud Italia, anche tra emergenza Coronavirus e ‘divieti’ non è difficile. Ma se intrufolarsi nelle Regioni del Sud non è impresa impossibile, diventa un problema in Sicilia perché viviamo sempre in un’Isola.
In Sicilia si arriva con le navi, con gli aerei o con i treni.
Bisogna dare atto all’attuale Governo regionale di aver posto subito il problema dei possibili arrivi dal Nord Italia di persone con problemi. All’inizio il presidente della Regione, Nello Musumeci, è stato quasi insultato per ave invocato la prevenzione. Ed è anche logico: in Sicilia gli esponenti di alcune forze politiche hanno impiegato circa 20 giorni per capire la gravità del problema Coronavirus: per nostra fortuna (cioè di noi siciliani) alla guida della Regione non c’erano queste persone così ‘intelligenti’ e, soprattutto, ‘lungimiranti’, altrimenti oggi la Sicilia sarebbe messa malissimo.
Nel bene e nel male sono stati disposti controlli su navi e aerei. Restava il ‘buco’ dello Stretto di Messina da dove, fino a due giorni fa, passavano tutti. Da due giorni anche lo Stretto è sotto controllo (non certo grazie allo Stato).
Tutto finito? Ce lo auguriamo. Noi ci auguriamo che la pressione dei meridionali che cercheranno di arrivare al Sud in un momento così difficile si interrompa.
Lo Stretto, in questo scenario, diventerà una sorta di termometro della situazione. Se nei prossimi giorni altri siciliani si presenteranno a Villa San Giovanni chiedendo di entrare in forza del precedente che si è creato, ebbene, ciò significherà che il flusso di persone verso il Sud Italia non sarà stato interrotto.
Foto tratta da Blog Sicilia
Visualizza commenti