Agli osservatori di fatti, cose e persone del mondo dell’economia non sfugge una sinistra vicinanza temporale tra l’attacco all’economia italiana scatenato ieri dai vertici della BCE e la convocazione dell’Eurogruppo per Lunedì con all’ordine del giorno la ‘riforma’ del famigerato MES…
di Economicus
Ieri sera abbiamo raccontato dell’attacco proditorio all’Italia da parte della Banca Centrale Europea (BCE) di Christine Lagarde, che è costata al nostro Paese un crollo in Borsa e gli interessi sui BTP decennali aumentati di quasi il 50%. Oggi proviamo a capire il perché di questo ‘siluro’ all’economia italiana.
Agli osservatori di fatti economici non sfugge un particolare: la vicinanza temporale tra l’attacco di ieri all’Italia e l’Eurogruppo, convocato per Lunedì prossimo, con all’ordine del giorno la firma della ‘riforma’ del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità.
Che cosa sia il MES i nostri lettori lo sanno benissimo: e sanno anche che l’approvazione di questo ennesimo imbroglio ‘europeista’ interessa, in primo luogo, alla Germania, alle prese con una crisi economica e bancaria senza precedenti.
La crisi economica, nell’Eurozona, ormai è generale. E’ iniziata con i dazi doganali americani – che hanno colpito principalmente Germania e Francia – e va peggiorando di giorno in giorno con l’esplosione della pandemia di Coronavirus.
In tutto questo, come una spada di Damocle, ci sono i circa 4 milioni di profughi alle porte della Turchia. Un fiume di disperati che pressa per entrare in Grecia.
Va detto che, con grande abilità, la Cancelliera tedesca Angela Merkel è riuscita a deviare il flusso di migranti dalla Germania verso la Grecia, nella speranza che, se la barriera greca dovesse cedere, l’ondata migratoria investa l’ex Iugoslavia e l’Italia.
E’ in questo scenario che si inserisce la riunione dell’Eurogruppo di Lunedì prossimo. Pur acciaccata da una crisi economica dagli esiti imprevedibili, la Germania ha l’assoluta esigenza di ‘chiudere’ l’operazione MES, anche perché, con i tempi che corrono, non è detto che i 50 mila miliardi di ‘derivati indigesti’ custoditi dalle ‘pance’ di alcune banche tedesche rimangano buoni e inoffensivi in eterno.
Con i tempi che corrono – e sono tempi veramente brutti – potrebbero sopravvenire ‘gastriti’ o, peggio, qualche ‘ulcera’: in questi casi, per le banche teutoniche sarebbero guai serissimi…
Fino ad ora, infatti, le stesse banche tedesche con le ‘pance’ piene di ‘derivati’ operano come se nulla fosse in Germania e in mezzo mondo (compresa l’Italia): una crisi da derivati provocherebbe un’ecatombe finanziaria planetaria: quindi tutti allineati e coperti: e, soprattutto, tutti zitti.
Ma con l’incedere della crisi economica provocata dal Coronavirus – che è planetaria proprio come le ‘scorpacciate’ di ‘derivati’ degli anni passati – l’esplosione degli stessi ‘derivati’ non è più un’ipotesi remota: anzi.
Da qui l’esigenza dell’Unione europea ancora controllata dai tedeschi (ma per quanto tempo ancora?) di arrivare subito alla firma della controversa ‘riforma’ del MES.
Il problema è che, per l’Italia – o meglio, per l’attuale Governo italiano – la firma del MES prevista per Lunedì prossimo è quasi impossibile. Se il capo del Governo Giuseppe Conte e il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, dovessero dire sì al nuovo MES in Italia scoppierebbe il ‘viva Maria’.
La Lega di Matteo Salvini, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e tutte le voci del mondo sovranista italiano si scatenerebbero.
Gli stessi grillini – anche se non lo dicono ufficialmente – sono molto preoccupati: già sono all’8-10% di consensi (e noi stiamo abbondando): con l’eventuale approvazione del MES scenderebbero sotto il 5%.
Lo stesso discorso vale per il PD dove la ‘botta’ elettorale sarebbe forte, anche se meno forte rispetto al probabile crollo elettorale dei grillini, se non altro perché il PD è un partito di potere molto radicato nel sottogoverno italiano.
Ma – lo ribadiamo – l’Europa tedescocentrica vuole il MES e basta.
Ed è in quest’atmosfera che, ieri, è maturato l’attacco all’economia italiana…
Foto tratta da Scenari Economici