Agricoltura

Il ‘mistero’ del Lisozima: utile anche nella lotta al Coronarirus? Interrogazione al Senato

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La storia – sicuramente attuale, visto ilo Coronavirus è la notizia del momento – l’ha tirata fuori AGRICOLAE.EU. Tra senatori – e tra questi Saverio De Bonis – hanno presentato un’interrogazione alla Ministra Teresa Bellanova. E, in effetti, nella vicenda c’entra anche il mondo dell’Agricoltura. vediamo il perché

Cosa c’entra il Lisozima con la lotta al Coronavirus? E come arriva, questa storia ancora tutta da decifrare, al mondo dell’agricoltura?

Noi partiamo da un’interrogazione parlamentare alla Ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, presentata in queste ore dal senatore Saverio De Bonis, componente della commissione Agricoltura di Palazzo Madama, e dai suoi colleghi (sempre senatori, ovviamente),Carlo Martelli e Maurizio Buccarella.

Dell’interrogazione scrive il giornale Sassarilive.it riportando una dichiarazione di De Bonis:

“È assolutamente doveroso che la ministra Bellanova venga a riferire in Aula sulla richiesta di acquisto di lisozima, di cui si è avuta notizia da fonti di stampa, da parte del MIPAAF tramite l’ICQRF e il Consorzio Grana Padano. È vero che il Ministero ha chiesto al consorzio di reperire quantità di questo prezioso enzima, molto efficace come antivirale? Tale acquisto riguarda singoli funzionari o l’intera istituzione? Questa richiesta massiccia ha forse esaurito le scorte del farmaco nelle farmacie e presso i grossisti? In un momento così delicato per il Paese, è necessario che il ministro della Salute dia maggiori informazioni su questo enzima dotato di azione batteriolitica e se possa essere usato nella cura del COVID-19. Un eventuale effetto positivo del lisozima nel fronteggiare l’evolversi della situazione epidemiologica non solo rasserenerebbe gli animi, ma servirebbe anche ad invertire la preoccupante rotta che ha investito tutto il tessuto socioeconomico del Paese. Non ci accontenteremo di risposte evasive, come quelle che sembrano essere arrivate finora dalla ministra Bellanova”.

“Nell’interrogazione – leggiamo sempre su Sassarilive.it – si chiedono chiarimenti in merito alla notizia, pubblicata dall’agenzia Agricolae, circa la richiesta proveniente dal MIPAAF ‘di reperire per loro un po’ di lisozima… (omissis)’, così come scritto nelle due circolari del Consorzio per la Tutela del Formaggio Grana Padano dirette ai Produttori, la Circolare n. 23/2020 SB/ca prot. n. 25 del 24 febbraio 2020 e la Circolare n. 24/2020 SB/ca prot. n. 27 del 25 febbraio 2020″.

Insomma: il Lisozima – una molecola nota per la sua azione antibatterica – potrebbe essere utilizzato nella lotta al Coronavirus?

Siamo andati a leggere l’articolo-madre di questa storia: un articolo pubblicato da AGRICOLAE.EU. E, in effetti, la notizia è interessante:

“CORONAVIRUS, POTENZIALE ALLEATO VIENE DAL MADE IN ITALY ED E’ NATURALE: IL LISOZIMA. LA SPA: “AGISCE SULLA CAPSULA DEI VIRUS E LI FERMA”. MA LE SCORTE “SONO ESAURITE”. E IL MIPAAF LO CHIEDE AL GRANA PADANO (ECCO LE LETTERE). POI LA SMENTITA DEL MINISTERO: NESSUNA RICHIESTA UFFICIALE A CONSORZIO. VERIFICHEREMO ED EVENTUALMENTE AGIREMO PER VIE DISCIPLINARI. AL VIA INTERROGAZIONI PARLAMENTARI
L’AZIENDA: FATTORE NATURALE DELL’IMMUNITA ASPECIFICA, CELLULARE ED UMORALE AD AZIONE ANTIVIRALE, ANTIBATTERICA E IMMUNOMODULANTE

“Il Lisozima – leggiamo ancora nell’articolo di AGRICOLAE.EU – scoperto nel 1922 dallo stesso ricercatore che scopri la penicillina, Alexander Fleming, è un’enzima presente in tessuti animali dotato di forte attività battericida. E’ infatti in grado di ledere la parete batterica dei batteri atattraverso la catalizzazione dell’idrolisi del legame beta 1,4 tra l’acido N-Acetilmuramico (NAM) e la N-acetilglucosamina (NAG) che sono la componente principale del peptidoglicano. È abbondantemente presente in numerose secrezioni animali e umane come le lacrime (fanno eccezione quelle dei bovini). Soprattutto nel latte materno. Si trova in concentrazioni elevate anche nell’albume d’uovo”.

A un certo punto i toni si abbassano un po’:

“Il Lisozima, legandosi alla superficie batterica, ne riduce infatti la carica elettrica negativa superficiale, rendendo più facile la fagocitosi del batterio, prima che intervengano le opsonine del sistema immunitario. Non c’è nessuna evidenza scientifica pubblicata che questo possa rappresentare la soluzione al Coronavirus, salvo andando a cercare a tappeto nella letteratura scientifica”.

In ogni caso, l’argomento è interessante, e soprattutto attuale.

Foto tratta da Wikipedia

 

 

 

 

 

 

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