La soluzione proposta da due oceanografi è un po’ ardita e, forse, un tantino costosa. però, come leggerete in questo articolo, in assenza di alternative, sembra essere la “soluzione più realistica” (o quasi)
di Nota Diplomatica
Essendo un grande problema, il riscaldamento globale parrebbe meritare soluzioni grandiose, specialmente perché l’energia politica dietro al tema sempre più si concentra su una sorta di critica sociale anziché su una pressione che favorisca azioni concrete. Saremmo, in altre parole, al si salvi chi può…
Per dire, se non possiamo più salvare il mondo, almeno salviamo l’Europa. È questo l’obiettivo della proposta di due oceanografi, l’olandese Sjoerd Groeskamp, del Royal Netherlands Institute for Sea Research, e di Joakim Kjellsson, dell’Helmholtz Centre for Ocean Research di Kiel, Germania.
Groeskamp e Kjellsson suggeriscono la chiusura del Mare del Nord con due gigantesche dighe, una attraverso la Manica tra la Francia e l’Inghilterra e l’altra tra la Scozia e la Norvegia. Le due strutture, per una lunghezza totale di poco più di 635 km, avrebbero un costo attorno ai 508 miliardi di euro secondo le loro stime.
Il prezzo è certamente altino, ma potrebbe mettere in salvo i 25 milioni di abitanti – nonché i loro manufatti – delle zone costiere dell’Europa del Nord dall’aggressione delle acque alte.
Il problema è però più logistico che finanziario. I due calcolano che la costruzione delle dighe – specialmente del tratto tra la Norvegia e la Scozia, dove l’attuale profondità del mare raggiunge i 321 metri – dovrebbe richiedere un’immensità di sabbia per fare il cemento necessario: 51 miliardi di tonnellate, l’intera produzione di sabbia del mondo in un anno.
I ricercatori non nascondono le prevedibili difficoltà d’esecuzione della catena di dighe, ma considerano che, rispetto alle alternative, “si tratti della soluzione più realistica”.