In Sicilia ci sono già oltre 100 Comuni privi di sportelli bancari. Chiudere altri 57 sportelli aumenterebbe la ‘desertificazione’ bancaria della nostra Isola, oltre alla perdita di posti di lavoro. La FABI si prepara a uno scontro durissimo. Sileoni: “Pretenderemo almeno una assunzione ogni due eventuali esuberi”
E’ scontro a muso duro tra i vertici di UniCredit e la FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani ), l’organizzazione sindacale più rappresentativa in questa banca e nell’intero settore bancario italiano.
“UniCredit – leggiamo in un comunicato della FABI – che ha conseguito utili per 4,7 miliardi di euro, spinge l’acceleratore per avviare la trattativa sugli esuberi che, secondo il CEO, Jean Pierre Mustier, dovrebbe interessare in Italia circa 6 mila persone. Inoltre, l’UniCredit di Mustier non si ferma: vorrebbe chiudere altri 450 sportelli in Italia dei quali oltre 50 interesserebbero la Sicilia”.
Da quello che apprendiamo, UniCredit vorrebbe chiudere in Sicilia 1o sportelli entro la fine di Marzo e altri 47 sportelli successivamente.
Ci chiediamo e chiediamo: già, in Sicilia, ci sono oltre 100 Comuni privi di sportelli bancari: chiudere altri 57 sportelli significherebbe accentuare la ‘desertificazione’ bancaria in atto nella nostra Isola.
Il segnale che arriva dai banchieri è chiaro: della Sicilia, a questi signori, interessa solo il risparmio che vanno ad impiegare altrove; di fornire servizi creando nuovi posti di lavoro nella nostra Isola non ne vogliono sapere proprio!
Tra l’altro, la chiusura degli sportelli bancari cozza con i provvedimento adottati in questi anni dai Governi (l’obbligo del conto corrente per i pensionati) e con la lotta alla moneta contante.
la sensazione è che i banchieri si considerino una ‘variabile indipendente’ rispetto al sistema-Italia.
La FABI annuncia battaglia. Il Segretario Generale dell’organizzazione sindacale, Lando Maria Sileoni, senza peli sulla lingua, mette in guardia Mustier:
“Jean Pierre Mustier, ancora una volta, sbaglia approccio, cercando di ridimensionare la portata e l’impatto del piano industriale. Si illude di avere gioco facile, con noi e con le altre organizzazioni sindacali. Contrariamente a quanto affermato dall’amministratore delegato della banca, non ci sarà alcuna semplice discussione sul piano industriale, né un dialogo come lui ipocritamente predica, ma un confronto serio, durissimo e approfondito nel quale nulla sarà concesso. Pretenderemo almeno una assunzione ogni due eventuali esuberi. Il signor Mustier deve avere rispetto per le lavoratrici e per i lavoratori del gruppo UniCredit oltre che per il territorio italiano che lo ospita”.
Sulla stessa lunghezza d’onda le parole di Mauro Morelli che segue per conto della Segreteria Nazionale della FABI le trattative in UniCredit:
“L’Azienda pretende di discutere il piano industriale dando già per scontato il numero di filiali da chiudere. Se queste sono le premesse, potremmo non sederci al tavolo”.
I siciliani della FABI, ancora una volta, vedono già penalizzazioni ancor prima che parta la trattativa sul piano industriale. Giuseppe Angelini, che è uno dei principali protagonisti della delegazione FABI che tratta con UniCredit Group, passa all’attacco:
“L’Azienda sta iniziando un percorso negoziale spiacevole, perché già abbiamo avuto comunicato che a fine Marzo verranno chiuse altre 10 filiali e precisamente: Agrigento Imera, Caltanissetta Don Minzoni, Militello Val di Catania, Naso, Palermo Via Dante, Caltavuturo, Camporeale, Modica Regina Margherita, Santa Ninfa e Aci Catena”.
“Ciò significa – prosegue Angelini – che UniCredit, eludendo il dialogo con le organizzazione sindacali e non tenendo in alcun considerazione le mozioni approvate all’Assemblea regionale siciliana favorisce la desertificazione della nostra Isola. Al 31 dicembre 2019 i Comuni privi di sportello bancario erano già oltre 100. Ma dove vuole arrivare UniCredit visto che ancora la trattativa su esuberi e sportelli deve iniziare? Ricordo che la Costituzione precisa che l’attività imprenditoriale deve perseguire fini di utilità sociale. Temo, invece, che così facendo l’azienda guardi solo ai fini economici per gli azionisti”.
Foto tratta da FABI Viterbo