Fanno bene i grillini dell’Ars a sollevare la questione. Ma sarebbe anche opportuno ricordare al Governo nazionale – del quale il Movimento 5 Stelle fa parte – di restituire alla Regione i soldi scippati alla Sicilia dal Governo Renzi. Dopo di che la posizione assunta dall’attuale Governo regionale sulle IPAB è inaccettabile. Un po’ di storia ‘politica’ sulle Opere Pie della nostra Isola
Ci ha colpito un comunicato stampa dei grillini dell’Assemblea regionale siciliana a proposito delle IPAB.
Le IPAB sono le Istituzioni di Pubblica Assistenza e Beneficienza, conosciute anche come Opere Pie. Sono enti regionali (nel senso che per decenni sono state gestite dalla Regione siciliana, un tempo dall’assessorato agli Enti locali, oggi – dopo la nefasta riforma dell’amministrazione regionale del 2009 – non si capisce più nulla).
Leggiamo il comunicato stampa dei grillini dell’Ars:
“Si è tenuta oggi in Commissione Cultura Formazione e Lavoro di Palazzo dei Normanni (ieri per chi legge ndr), l’audizione voluta dalla deputata M5S Valentina Palmeri sulle problematiche dei lavoratori dipendenti delle IPAB del Trapanese. Presenti allo stesso tavoli i commissari, i rappresentanti dei lavoratori, dei Comuni e il relativo dipartimento regionale e i deputati regionali”.
“I lavoratori delle IPAB di Marsala, Trapani, Alcamo e Castellammare – spiega Valentina Palmeri – sono accomunati da un unico comune denominatore, ovvero quello di non ricevere lo stipendio da diversi mesi, alcuni addirittura da 136 mesi. Una situazione assurda e svilente anche alla luce delle procedure pendenti presso i Tribunali del Trapanese che nei fatti rischiano di lasciare ancora di più in attesa e nel limbo i lavoratori. Nel corso di alcuni giudizi infatti – spiega ancora la deputata alcamese – è stata sollevata la questione di legittimità costituzionale dell’art 34 della legge regionale 22/86 nella parte in cui si obbligano i Comuni ad assorbire il patrimonio ed il personale dipendente. Ecco perché riteniamo assolutamente indispensabile che Governo e maggioranza agiscano responsabilmente attuando una riforma dell’intero sistema IPAB. Siamo in attesa di un riscontro da parte del governo Regionale”.
Sollevare la questione di legittimità costituzionale a distanza di oltre 30 anni dall’approvazione della legge regionale n. 22 del 1986 è un po’ pirandelliano.
Avendo avuto la fortuna (o la sventura) di seguire la politica siciliana dal 1985 – e avendo firmato un’inchiesta sulle Opere Pie nei primi anni ’90 per il settimanale ‘Centonove’ – ricordiamo benissimo che molte Opere Pie siciliane erano proprietarie di beni immobili importantissimi.
Negli anni passati – quando chi scrive portava ancora i calzoni corti – c’era la ressa, tra i deputati dell’Ars, per andare a gestire l’assessorato regionale agli Enti locali (allora gli assessori dovevano essere deputati regionali e dovevano essere eletti dall’Assemblea regionale siciliana).
Negli anni ’70 del secolo passato, analizzando il potere in Sicilia, lo scrittore Michele Pantaleone annotava che tanti presidenti della Regione siciliana, prima di diventare tali, avevano ricoperto il ruolo di assessore agli Enti locali.
L’enorme potere gestito da questo assessorato dipendeva sì dal rapporto diretto con il territorio (Comuni e Province), ma era anche dovuto alla gestione del ‘formaggio’ delle Opere Pie…
Affermare, oggi, che le Opere Pie o IPAB non fanno capo alla Regione siciliana, oltre a smentire oltre 50 anni di storia dell’Autonomia siciliana, è anche operazione sfacciata: dopo averle ‘svuotate’ per decenni, adesso non servono più e non fanno più capo alla Regione! Mentre il personale che vi lavora più anche essere mandato al ‘macero’: cosa che la politica siciliana – compreso l’attuale Governo regionale – ha fatto con i lavoratori della Formazione professionale e degli Sportelli multifunzionali.
Poi, magari, come fanno certi titolari di certe Opere Pie, la Domenica vanno tutti in Chiesa a battersi il petto. ‘Sepolcri imbiancati’ della peggiore specie!
I grillini ricordano che “è ancora al vaglio della commissione Bilancio dell’Ars il disegno di legge di cui è firmataria la deputata Angela Foti che prevede una riforma organica delle IPAB siciliane.
“La mancata riforma del sistema socio sanitario – aggiunge Angela Foti – ha di fatto portato la stragrande maggioranza delle IPAB siciliane a una sofferenza strutturale e all’impossibilità di rispondere alla loro funzione istituzionale. Il Governo e l’Assemblea regionale hanno una responsabilità pesantissima”.
In realtà, non è solo la mancata riforma del sistema socio sanitario ad aver portato allo sbando le IPAB: c’è anche un problema di risorse che lo Stato ha scippato alla Sicilia ai tempi del Governo Renzi: fondi che i Governi nazionali successivi – compreso l’attuale Governo Conte bis – non hanno restituito alla Regione siciliana: cosa, questa, che non giustifica il cinismo e l’indifferenza cole le quali vengono trattati oggi i dipendenti delle Opere Pie siciliane.
“E’ incredibile che nell’ambito dei servizi socio assistenziali – aggiunge il parlamentare regionale grillino Sergio Tancredi – non si riesca a trovare una sintesi utile a determinare uno sgravio di impegno a carico del servizio sanitario, dirottandolo, a costi decisamente inferiori, sulle IPAB che potrebbero essere di grande aiuto sotto il profilo sostanziale, svolgendo attività equivalente. La Sicilia anche sotto questo aspetto è molto indietro, con costi generali decisamente superiori ed è necessario che ci si attivi immediatamente”.
Foto tratta da BlogSicilia