Lo comunica il parlamentare europeo del Movimento 5 Stelle, Ignazio Corrao, che ricorda di aver già proposto il blocco delle importazioni. “Siamo in attesa di risposte da Bruxelles”
Il ‘festival’ del grano estero che arriva in Sicilia con le navi continua. Nei giorni scorsi abbiamo scritto di cinque navi cariche di grano pronte ad approdare nei porti siciliani. La prima era attesa a Pozzallo, ma poi ha cambiato destinazione ed è approdata a Catania. Poi si è diretta verso la Puglia – per la precisione nel porto di Bari – dove ha scaricato una parte del grano e, a quanto pare, è tornata nella Città Etnea. Ora è arrivata una seconda nave nel porto di Pozzallo.
Lo racconta l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle eletto in Sicilia, Ignazio Corrao:
“Ancora una volta ci giunge segnalazione di una nave colma di grano di provenienza straniera approdata al Porto di Pozzallo. Se qualcuno pensa di considerare la Sicilia come un territorio facile per chiudere affari con il grano immondizia sulla pelle dei siciliani si sbaglia di grosso”.
“Ancora una volta – spiega Corrao – potrebbe arrivare sulle nostre tavole, grano dalla dubbia salubrità. La cosa che più ci preoccupa in questo caso è che essendo un grano proveniente probabilmente dall’UE, il controllo previsto per legge potrebbe limitarsi ad un mero controllo amministrativo”.
Tesi corretta, quella di Corrao: una volta entrata in un porto dell’Unione europea – dove si suppone vengano effettuati i controlli – la nave con il grano estero (e il discorso riguarda anche altri prodotti agricoli), può circolare liberamente.
E’ questo lo ‘schema’ grazie al quale nell’Unione europea, oggi, entra di tutto!
Se poi qualche Paese s’impunta con i controlli sanitari, ebbene, questi debbono essere effettuati (ancora i Paesi dell’Unione europea hanno la libertà di effettuare i controlli sanitari). Anche se, nel 2009, proprio per i controlli disposti sulle navi cariche di grano estero che arrivavano in Sicilia, l’allora dirigente generale del dipartimento Agricoltura della Regione siciliana, Cosimo Gioia, venne ‘silurato’.
“Pretendiamo invece che vengano fatti controlli a campione, perché può essere grano di scarsa qualità, di anni precedenti, o addirittura proveniente da Paesi extra UE ed entrato in Europa da altri porti europei. Quindi è lecito chiedersi: a quanto stanno comprando questo grano le industrie pastaie? Chiedo all’assessorato regionale di fornire tutta la documentazione relativa al carico di grano appena arrivato”.
“Il prezzo basso del grano estero – spiega ancora l’eurodeputato – sta da anni drogando le Borse merci locali impedendo ai produttori locali siciliani di vendere il loro prodotto al giusto prezzo e al giusto valore. La mazzata finale è il misero contributo PAC, che non basta neanche a recuperare le spese di produzione delle aziende agricole. In Sicilia c’erano 300 mila aziende cerealicole, mentre adesso ne risultano 219.000. Morale: ci sono quasi 80 mila aziende agricole in meno, che testimoniano l’umiliazione che sta subendo la cerealicoltura del centro Sicilia”.
“Ribadiamo – prosegue Corrao – che lo stop dell’importazione nelle regioni produttrici è l’unica soluzione. Lo abbiamo già proposto chiaramente alla Commissione UE e siamo in attesa di risposta da parte di Bruxelles, così come rimaniamo in attesa di un intervento per rafforzare i controlli negli altri porti europei, dove entra merce scadente che poi arriva fino in Sicilia. Abbiamo bisogno poi di nuclei di controllo a tappeto e a campione di ultimissima generazione tecnologica nei porti e nei punti nevralgici di passaggio delle derrate alimentari. Tutto ciò per una tutela vera della salute e pubblica e dei nostri posti di lavoro nel settore agricolo”.
Corrao ha già proposto il blocco delle importazioni, soprattutto nel periodo in cui si formano i prezzi. Cosa, questa, prevista dai regolamenti europei, come ha illustrato il presidente di Confagricoltura Sicilia, Ettore Pottino.
“Infine – conclude Corrao – il Ministero si impegni a risolvere il delicato nodo delle Borse merci locali. Occorre impedire le quote di importazione di grani esteri se prima non si stabilisce il giusto valore del nostro grano da vendere, oggetto di una concorrenza spietata”.
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