Questo è un motivo in più per non privatizzare l’aeroporto Fontanarossa di Catania, lo scalo aereo più importante del Mezzogiorno d’Italia. Con una compagnia aerea siciliana (già costituita) e le autostrade e le strade sistemate questi ‘numeri’ possono ancora aumentare. Con gli aeroporti siciliani nelle mani dei siciliani gli utili resteranno nella nostra Isola
La rete dei trasporti della Sicilia è al collasso, ma i turisti arrivano lo stesso. Anzi, ne arrivano sempre di più, se è vero che alcuni luoghi simbolo della nostra Isola sono tra i più visitati in Italia.
“La Valle dei Templi di Agrigento e il Teatro Antico di Taormina – leggiamo in un comunicato di Palazzo d’Orleans, sede del Governo regionale siciliano – figurano fra i primi sette siti più visitati d’Italia. Prima ancora del Museo Egizio e della Venaria Reale di Torino, della Reggia di Caserta e di Villa Adriana e Villa D’Este a Tivoli. Al top anche Siracusa, la Villa del Casale di Piazza Armerina, i Parchi di Segesta e Selinunte e il Chiostro di Monreale. I dati sono stati diffusi dal dipartimento regionale dei Beni culturali, guidato da Sergio Alessandro, dopo che il Ministero dei Beni culturali, nei giorni scorsi, nello stilare la graduatoria nazionale non aveva inserito gli analoghi luoghi siciliani della cultura. Una ‘dimenticanza’ dovuta all’autonomia che la Regione ha in materia”.
Insomma, Roma non solo si prende i sodi della Sicilia (insieme con i soldi che depreda a tutto il Sud), ma ‘dimentica’, guarda caso, di menzionare i siti culturali della nostra Isola!
Questo è il Ministero dei Beni culturali del Governo Conte bis!
Alla faccia del Ministero “Sono ben sette – leggiamo sempre nel comunicato di Palazzo d’Orleans – i siti dell’Isola che si collocano nei primi trentasette posti delle destinazioni più frequentate da visitatori e turisti in Italia. Ad esempio, il Parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, che nel 2019 ha superato i 940mila visitatori, e il Teatro Antico di Taormina, di poco sotto agli 890mila ingressi, risultano a ridosso del Colosseo a Roma, degli Uffizi a Firenze e del Parco a Pompei”.
“Anche il Parco archeologico della Neapolis di Siracusa – prosegue il comunicato – che si colloca con quasi 700mila visitatori prima del Museo archeologico di Napoli, della Galleria Borghese di Roma, del Parco archeologico di Paestum, della Pinacoteca di Brera e dei Musei Reali di Torino, vede un suo momento di grande rinascita grazie anche ai recenti provvedimenti messi in atto dal governo regionale che ha riordinato il sistema dei Parchi archeologici”.
Questa volta non possiamo che essere d’accordo con il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci:
“I beni culturali siciliani – dice Musumeci – e i luoghi di fruizione come i Parchi archeologici, i musei, le Gallerie, le biblioteche costituiscono un bene comune da preservare e valorizzare. Certamente sono luoghi che devono attrarre turismo e creare un circuito produttivo e occupazionale, ma nel contempo devono essere parte integrante del territorio, della sua identità e generare crescita civile della nostra comunità. Lo sforzo che il mio governo sta compiendo, con attenzione, investimenti, eventi di valorizzazione, va in questa direzione. I primi risultati ci sono, ma debbono moltiplicarsi anche in termini di visitatori. Gli incassi ottenuti nell’ultimo anno mi fanno ben sperare e non appena i Parchi entreranno a regime e avremo fatto un restyling dei musei, che stiamo programmando, si vedranno gli effetti”.
Condividiamo anche questo passaggio del comunicato:
“Nella classifica figura anche il Parco della Villa del Casale di Piazza Armerina che, nonostante le difficoltà dovute alla viabilità per i mezzi turistici che devono raggiungere il sito, sta mettendo in atto una serie di eventi per l’incremento delle visite. La Villa romana tardo-imperiale sarà visitabile, ad esempio, in notturno a partire dalla prossima primavera con iniziative collaterali che arricchiranno l’offerta turistica. Il Parco di Segesta e il Chiostro di Santa Maria La Nuova di Monreale seguono con circa 300mila visitatori attestandosi in una posizione di rilievo nella classifica davanti al Palazzo Reale di Napoli, la Galleria Nazionale delle Marche di Urbino e le Terme di Caracalla a Roma. Anche il Parco archeologico di Selinunte, anch’esso inserito nel nuovo sistema dei Parchi regionali, con 230mila visitatori, è nel gruppo dei siti più visitati d’Italia. La Sicilia quindi si inserisce a buon diritto nel novero dei siti della cultura italiani, contribuendo al processo di sviluppo della Nazione che certamente deve passare attraverso la crescita legata alla bellezza e al pregio delle nostre testimonianze storico-artistiche”.
“Sarà anche decisiva – conclude il governatore Musumeci – un’estensione dei servizi aggiuntivi e integrati (caffetterie, ristoranti, bookshop, biglietterie online) perché ritengo la partnership con i privati qualificati un carta vincente nella sfida alta che stiamo affrontando. Intanto, una migliore comunicazione renderà giustizia a qualità e anche ai numeri dei beni culturali siciliani che, come si può notare nel raffronto con quelli del resto d’Italia, non sfigurano e anzi conquistano le prime posizioni nel contesto nazionale”.
Ci chiediamo, alla luce di questi dati molto confortanti che risultati raggiungerà la Sicilia quando autostrade e strade a scorrimento veloce e provinciali saranno finalmente sistemate.
Dopo di che, proprio alla luce di questi ‘numeri’ chiediamo al presidente Musumeci: è ancora convinto di privatizzare l’aeroporto di Catania, cedendolo agli argentini, ai tedeschi o a chi capita? Non è molto più serio, visto che è già nata una compagnia aerea siciliana, tenersi stretti i nostri aeroporti e investire gli utili nella nostra terra?
Foto tratta da Wikipedia