Grano arrivato con le navi: a Catania ne hanno scaricato 60 mila quintali!

29 gennaio 2020

Buon appetito ai consumatori siciliani – supponiamo in maggioranza catanesi – che in queste ore ‘festeggiano’ 60 mila quintali di grano canadese arrivati nei giorni scorsi nel porto di Catania. Il Governo regionale ha effettuato i controlli? L’assessore regionale Bandiera e il Corpo Forestale della regione sanno qualcosa?  

Nei giorni scorsi, nel porto di Catania, sono stati scaricati circa 60 mila quintali di grano duro canadese. Noi avevano notizia della nave carica di grano approdata all’ombra dell’Etna e poi ripartita per Bari. Ma non conoscevano quanto grano è stato scaricato in questo porto della Sicilia. Ora lo sappiamo: come già accennato, sono 60 mila quintali.

Questo è il dato che emerge dopo le nostre verifiche.

Ma c’è una notizia nella notizia. Di solito, il grano duro canadese ‘viaggia’ sui 27-28 euro al quintale. Invece il grano duro scaricato a Catania nei giorni scorsi è stato venduto a 24 euro al quintale.

Guarda caso, è lo stesso prezzo del grano duro siciliano, che dal mese di Giugno dello scorso anno ad oggi è passato da 20 euro al quintale a 24 euro al quintale.

Perché il grano canadese è stato venduto ad un prezzo più basso, anzi, allo stesso prezzo del grano duro siciliano? Per tre motivi.

Primo motivo: per i canadesi il mercato siciliano è troppo importante. In Sicilia i derivati del grano si portano in tavola la mattina, a mezzogiorno e la sera. Pasta, pane, pizze e via continuando.

Secondo motivo: così facendo – cioè vendendo il proprio grano duro a 24 euro al quintale – i canadesi ‘ammazzano’ gli agricoltori siciliani, costringendoli a vendere a un prezzo più basso! E, spesso – cosa che sta succedendo in queste ore – gli agricoltori siciliani non riescono a vendere il proprio grano duro nemmeno a un prezzo più basso per il terzo motivo.

Terzo motivo: il grano canadese conviene ai molini e, in generale, a tutta la filiera siciliana perché è un grano che contiene più proteine (leggere glutine) rispetto al grano della nostra Isola e, in generale, rispetto al grano duro del Sud. E questo è un vantaggio soprattutto per chi produce pasta, perché risparmia sui costi di produzione (anche in Sicilia ci sono pastifici industriali).

Ma ciò che conviene ai canadesi che vendono il loro grano, ciò che conviene ai molini siciliani, ciò che conviene a chi produce la pasta e altri derivati del grano duro non va bene, invece, agli ignari consumatori siciliani, ai quali propinano il grano canadese che – soprattutto in assenza di controlli – può presentare problemi.

A proposito di controlli, chiediamo all’assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera: i controlli sul grano canadese arrivato a Catania sono stati effettuati? Ci hanno pensato i tecnici del Corpo Forestale della Regione siciliana?

Sa perché ce lo chiediamo e lo chiediamo, assessore Bandiera? Perché quando il Governo regionale del quale lei fa parte effettua mezzo controllo sulle derrate alimentari che arrivano in Sicilia, non mancano i roboanti comunicati stampa in cui lei ribadisce che in Sicilia si controlla tutto quello che entra e bla bla bla.

Allora, assessore, ci dica: i controlli sul grano sbarcato a Catania sono stati effettuati? O è già nelle pance degli ignari catanesi e, in generale, degli ignari siciliani?

Avvertimento a tutti i siciliani.

Vi ricordiamo che la scorsa settimana, tra la Sicilia e la Puglia, sono arrivati circa 750 mila quintali di grano duro estero.

Non pensate che i 690 mila quintali di grano duro estero arrivati a Bari se li siano ‘sciroppati’ solo i pugliesi. La Puglia è la Regione italiana con il maggior numero di molini. Buona parte del grano che sbarca con le navi nei porti pugliesi prende la via delle altre Regioni italiane dopo una prima lavorazione. I derivati del grano duro estero, in maggioranza canadese arrivano anche in Sicilia con i tir. Così, giusto per chiarire.

 

 

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