Secondo Cosimo Gioia, bloccare le importazioni di prodotti agricoli in Sicilia è impossibile. A suo avviso bisogna puntare sui controlli dei prodotti agricoli, freschi e trasformati, che arrivano nella nostra Isola. E sull’istituzione della CUN. In ogni caso, il dibattito avviato da Ignazio Corrao è aperto
Un fatto è certo: la proposta dell’europarlamentare siciliano, Ignazio Corrao, di bloccare le importazioni di prodotti agricoli che invadono la Sicilia, soprattutto nel momento in cui avviene la formazione dei prezzi, ha comunque aperto un dibattito.
Il parlamentare regionale dell’UDC, leader di CambiAmo la Sicilia, Vincenzo Figuccia, ha già detto la sua: ”
“L’Europa blocchi questo mercato galleggiante”.
Ovviamente non è una cosa semplice. Anche perché, oggi, l’Unione europea è nelle mani della multinazionali. E infatti Cosimo Gioia, agricoltore, produttore di grano dure nell’entroterra della Sicilia, uomo che sicuramente è stato tra i primi a contestare l’arrivo in Sicilia di grano estero, è piuttosto pessimista:
“Ma come si può pensare di potere bloccare le importazioni dei prodotti
“Ce lo vogliamo mettere in testa – aggiunge Gioia – che l’agricoltura è l’anello debole del sistema mercato? Voi ve immaginate Conte (Giuseppe Conte, capo del Governo italiano ndr) o la Bellanova (Teresa Bellanova, Ministra delle Politiche agricole ndr) che mettono i dazi sui prodotti esteri tipo Trump? Ma per favore…E allora che si fa?”.
Già, che si deve fare? Ecco la proposta alternativa di Cosimo Gioia:
“Secondo il mio modesto parere bisogna solo difendersi con tracciabilità e controlli severissimi in entrata applicando, in alcuni casi, l’art 191 del reg. UE: il principio di precauzione. Ma sopratutto, nel caso del grano, mettere in funzione la CUN che regolerebbe, legalmente, il prezzo in base alla qualità e ai residui tossici contenuti. Ma, a quanto pare, gli industriali del grano, non vogliono sedersi al tavolo di concertazione. La CUN a loro non conviene… E il Governo, con tutto già approvato, babbia, colpevolmente, da anni… Il problema, e smetto, è che se non si elimina la CORRUZIONE sopratutto politica – e ci metto pure quella sui controlli – non abbiamo dove andare”.
Cosimo Gioia è stato, per un breve periodo, dirigente generale del dipartimento Agricoltura della Regione siciliana. Erano gli anni del Governo regionale di Raffaele Lombardo “l’autonomista”. Fu il primo, Gioia, a disporre i controlli sulle navi cariche di grano che arrivano in Sicilia. Venne subito ‘silurato’
Noi sappiamo benissimo che il blocco delle importazioni è un obiettivo difficile, se non impossibile. Ma sappiamo anche che la CUN – la Commissione Unica Nazionale che dovrebbe vigilare sulla formazione dei prezzi – non è una cosa semplice.
Per il grano duro – è inutile che ci giriamo attorno – la CUN è fallita. Introdotta, con legge nazionale, nel 2016, non è mai stata applicata.
C’è stato solo un momento, nella vita politica italiana successiva all’approvazione della CUN, in cui la stessa CUN avrebbe potuto trovare applicazione: quando è nato il Governo tra grillini e leghisti, nel Giugno 2018. Allora il Movimento 5 Stelle – che nel 2016 aveva voluto la CUN – era forte. Avrebbe dovuto imporsi, magari chiedendo il Ministero delle Politiche agricole.
Ma la verità, semplice, è che al Movimento 5 Stelle – che ha sempre avuto ‘testa’ a Genova – del Sud non gliene importava nulla. Certo, alle elezioni politiche del marzo 2018, i grillini avevano preso tanti voti nel Mezzogiorno: ma avevano altri obiettivi: per esempio, il fallimentare Reddito di cittadinanza ormai trasformato, soprattutto nel Mezzogiorno, in un provvedimento grottesco: chi percepisce tale Reddito di cittadinanza va a lavorare per i Comuni.
Puntate gli orologi: questi signori, tra qualche tempo, chiederanno la ‘stabilizzazione’ nei Comuni… Insomma, ‘sto Reddito di cittadinanza grillino, lungi dal cercare di mettere in contatto domanda e offerta di lavoro, somiglia tanto agli Lsu del Governo Prodi d fine anni ’90 del secolo passato…
Ma stiamo divagando. Il tema, oggi, è: cosa fare per frenare l’arrivo di prodotti agricoli esteri che invadono la Sicilia a prezzi stracciati? E’ fuori di dubbio che si tratti di prodotti, nella grande maggioranza dei casi, di pessima qualità.
Il prezzo dell’olio d’oliva ‘extra vergine’ a 3-4 euro l litro non si può tollerare: tutti sappiamo che il prezzo vero dell’olio d’oliva extra vergine italiano oscilla tra 8 e 12 euro al litro a seconda delle zone: eppure nei centri commerciali infuriano le ‘offerte’ di extra vergine addirittura ad un prezzo inferiore a 3 euro a bottiglia!
Non è vero che è impossibile reagire: proprio sull’olio d’oliva in Puglia stanno prendendo le contromisure: basti pensare al gruppo che MEGAMARKET venderà l’olio d’oliva extra vergine pugliese non solo in Puglia, ma anche nelle altre Regioni del Sud Italia dove è presente con i propri punti vendita: Campania, Molise, Basilicata e Calabria.
La stessa Regione siciliana ha cominciato a muovere qualche timido passo: basti pensare al recente sequestro di limoni di pessima arrivati dalla Turchia. Non è molto, ma è già qualcosa.
Si può fare di più? Assolutamente sì. Già se Corrao porrà la questione al Parlamento europeo, chiamando in causa la Commissione europea, quest’ultima, quanto meno, dovrà rispondere.
C’è un dato politico che va sottolineato: prima, in Sicilia, rispetto a questo tema, c’erano solo arrendevolezza e fatalismo. Ora si cominciano a valorizzare sia la voglia, sia gli strumenti per lottare. E’ la strada giusta. Bisogna insistere e andare avanti.
Importante anche l’iniziativa CompraSud. Noi meridionali, quando andiamo a fare la spesa, fin là dov’è possibile, acquistiamo prodotti del Sud. Niente prodotti agricoli esteri. Anche questo è un modo per difendere la nostra agricoltura e la nostra salute.