Alla precaria situazione economica e finanziaria dei Comuni frutto della disastrosa stagione politica dei Governi nazionali e regionali siciliani della passata legislatura si è aggiunta una legge nazionale che impegna i Comuni a pagare i debiti alle imprese. Paolo Amenta illustra il meccanismo che ha lasciato a ‘secco’ le ‘casse’ di molti Comuni della nostra Isola…
Quanti sono i Comuni siciliani che non stanno pagando gli stipendi ai propri dipendenti? A nostro avviso cominciano ad essere tanti. Magari una cinquantina? Proviamo a chiederlo al vice presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta, che si occupa proprio di questioni finanziarie.
“Il numero preciso non siamo ancora in grado di fornirlo, anche perché la vicenda è in piena evoluzione. Evoluzione negativa, purtroppo. Questa situazione l’ho annunciata il 17 Dicembre, ma ho la sensazione che né la politica regionale, né la politica nazionale abbiano contezza di quanto sta avvenendo nei territori della nostra Isola”.
Sì, il 17 Dicembre scorso Amenta ha lanciato l’allarme:
Ma, a quanto pare, il grido d’allarme non è stato preso in considerazione.
Superfluo aggiungere che la crisi economica e finanziaria dei Comuni della nostra Isola è la diretta conseguenza dei due ‘Patti scellerati’ siglati dal Governo nazionale di Matteo Renzi e dal Governo regionale di Rosario Crocetta nel 2014 e nel 2016.
Noi vi abbiamo raccontato
sia il ‘Patto scellerato’ del 2014,
sia ‘il ‘Patto scellerato’ del 2016.
Poi ci sono anche i 5,7 miliardi di euro scippati dallo Stato dalle entrate della Regione siciliana.
Questi scippi dello Stato – avallati dal Governo regionale di centrosinistra a ‘trazione’ PD nella scorsa legislatura – hanno determinato la riduzione del Fondo regionale per le Autonomia locali, che da oltre 900 milioni all’anno è passato a poco più di 300 milioni di euro all’anno (erogati per giunta con ritardo, determinando, per i Comuni, il pagamento di ulteriori interessi).
E poi c’è la storia delle bollette per la fornitura di energia elettrica che i Comuni siciliani, per mancanza di liquidità, pagano con una sorta di mora pari al 40%.
Questo era lo scenario precario dei Comuni siciliani. Che è improvvisamente peggiorato nel 2019. Perché?
Perché, come ci racconta sempre Amenta, è entrata in vigore una legge nazionale che impone ai Comuni di pagare i debiti con le imprese. E, proprio per pagare i debiti con le imprese, la stessa legge dà ai Comuni la possibilità di indebitarsi con la Cassa Depositi e Prestiti. Con un indebitamento pari a tre dodicesimi del proprio bilancio”.
Per un Comune senza soldi ‘acchiappare’ subito i tre dodicesimi del proprio bilancio deve essere sembrato un sogno… Ma è un sogno che si sta trasformando in incubo:
“Ho consigliato ai sindaci di non indebitarsi – ci racconta Amenta – perché la legge prevede che il debito con la Cassa Depositi e Prestiti debba essere restituito entro l’anno. Molti Comuni siciliani hanno fatto ricorso a questo prestito. E le tesorerie hanno messo da parte i fondi per restituire il prestito alla Cassa Depositi e Prestiti. Si tratta dei tre dodicesimi del bilancio, una somma consistente. Così adesso non hanno i fondi per pagare gli stipendi ai dipendenti comunali. Questa legge folle è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso!”.
“Tengo a precisare – conclude Amenta – che in occasione dell’approvazione della manovra economica e finanziaria 2020 abbiamo contattato sia gli esponenti del Governo Conte bis, sia i parlamentari nazionali, chiedendo di cambiare questa legge-capestro. Ma non c’è stato nulla da fare”.
Foto tratta da Vicenzapiù
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