Da sette otto mesi Mario Pagliaro invita ripetutamente gli agricoltori del Sud Italia a seminare grano perché, dice, il prezzo di questo cereale è destinato a crescere. E così è stato, almeno per il duro, da sette-otto mesi da questa parte. Il prezzo dovrebbe salire ancora in questo 2020. E quello che sta succedendo in Marocco, in Algeria e in Egitto dove la situazione…
Che sta succedendo nel mondo del grano? E quando scriviamo “grano” ci riferiamo a tutto il grano: grano duro, che è una coltura d’elezione del Mezzogiorno d’Italia, ma anche grano tenero, che si coltiva per lo più nel Centro Nord Italia e un po’ anche nel Sud (quando si coltiva, considerato che l’Italia, oltre ad essere piana di grano duro estero, soprattutto canadese, importa anche il grano teneri canadese varietà Manitoba).
Noi seguiamo con attenzione i post su Facebook di Mario Pagliaro, chimico, ricercato del CNR e appassionato di climatologia. Da sette-otto mesi a questa parte Pagliaro ha previsto l’aumento del prezzo del grano duro: e fino ad ora non ha sbagliato, se è vero che il prezzo di questo cereale, nel Sud Italia, è passato da 18-20 euro al quintale a 24-25 euro al quintale in Sicilia 28-29 euro al quintale in altre Regione del Meridione.
E poiché, nel Sud Italia, c’è il dubbio che gli scambi commerciali riguardanti il grano non vengano monitorati con attenzione, a tale dubbio si somma un altro dubbio: e cioè che i prezzi, in realtà, possano essere ancora maggiori, ma che si faccia di tutto per non farlo sapere in giro!
Noi abbiamo raccolti alcuni indizi che sottoponiamo ai nostri lettori.
Il primo indizio è la fretta con la quale la Ministra renziana delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, ha dato il via al finanziamento dei contratti di filiera tra agricoltori e il gruppo Barilla. Su questa vicenda abbiamo scritto manifestando non solo i nostri dubbi, ma anche illustrando le accuse lanciate dal senatore Saverio De Bonis in un’interrogazione. (ricordiamo che l’attuale Governo è sostenuto da forza politiche che, fino ad oggi, hanno penalizzato il Sud in generale e l’agricoltura del Sud in particolare).
Il secondo indizio è legato alla baraonda che si è scatenata nel più importante mercato del grano duro italiano: quello di Foggia. Dove si è dimesso il presidente della Camera di Commercio, Fabio Porreca. Anche di questa vicenda abbiamo informato i nostri lettori con un articolo che, a distanza di tre giorni, è ancora molto seguito.
Il terzo indizio è l’aumento del prezzo del pane. In realtà, i primi aumenti del prezzo del pane sono stati registrati nel 2017, poi nel 2018 e anche nel 2019. va detto, comunque, che il prezzo del pane non dipende solo dal prezzo del grano, ma anche dalla speculazione (come potete leggere qui).
Il quarto indizio lo leggiamo in un post di Mario Pagliaro:
“#Marocco: prezzi del #grano in crescita verticale e produzione nazionale in crollo. Via i dazi da oggi. Necessario accumulare adesso quanto necessario a nutrire la popolazione. Situazione molto più grave in Algeria ed Egitto, con le loro grandi popolazioni. Due soli giorni di #Gennaio e inizia a materializzarsi quanto prevediamo da #mesi: imminente il ricorso alla #requisizione del grano e dei cereali in molti (e grandi) Paesi. La #Sicilia non immagina neanche cosa l’attende”.
La tesi di Mario Pagliaro è che, nel mondo, la produzione di grano, causa avverse condizioni climatiche, è in netta diminuzione. Ciò significa che il prezzo del grano – del grano duro e del grano tenero – è destinato a crescere.
Se le cose dovessero stare così – e fino ad ora, lo ribadiamo, le previsioni di Pagliaro si stanno avverando, gli agricoltori del Sud Italia non hanno motivo di siglare contratti di filiera per il grano duro, perché la prossima estate il prezzo di questo cereale potrebbe essere alle stesse e loro, gli agricoltori, vincolandosi oggi con i contratti di filiera avrebbero tutto da perdere!
Molto interessante l’articolo postato dallo stesso Pagliaro tratto da commodities TRADING:
“Il governo del Marocco, nella giornata di ieri, ha sospeso i dazi doganali sul frumento tenero – attualmente al 35% – nel periodo che va dal 2 gennaio al 30 aprile, una decisione presa al fine di garantire una fornitura regolare di prodotto evitando, al contempo, violenti aumenti di prezzo nel mercato interno. La decisione mira a mantenere la stabilità dei prezzi in un momento in cui le quotazioni del grano tenero sono salite nel mercato internazionale dal mese di ottobre 2019 (dichiarazione rilasciata ai media dal portavoce del governo Hassan Abyaba). Secondo alcune news diffuse da Reuters le scorte di grano tenero del Marocco ammontano a 900000 tonnellate (dati aggiornati a fine novembre), un volume sufficiente a coprire le esigenze locali per due mesi e mezzo. All’inizio del 2019 il governo del Marocco ha spiegato che raccoglierà, complessivamente, 5,2 milioni di tonnellate di cereali, di cui 2,68 milioni saranno costituite da grano tenero, ossia il 49% in meno rispetto all’anno passato. Gli esportatori francesi hanno stimato il fabbisogno di importazioni di grano tenero del Marocco della stagione 2019 – 2020 in 3,8 milioni di tonnellate”.
Che dire? Che se Pagliaro ha ragione, la prossima estate, ne vedremo delle belle!
QUI L’ARTICOLO DI commodities TRADING
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