Sì, con un po’ di pazienza ce la possiamo fare. Basta cominciare a cercarle nei negozi specializzati, ma anche nei grandi Centri commerciali dove predominano le lenticchie canadesi. Vi proponiamo alcune tra le più note lenticchie italiane. Fermi restando che, magari a due passi da casa vostra, ci sono piantagioni di lenticchie. E’ sufficiente rivolgersi agli agricoltori
Capodanno, tempo di lenticchie. La tradizione ci consegna questo legume come il simbolo della fortuna e della prosperità. Forse perché la loro forma ricorda un po’ quella delle monete, da sempre è è usanza regalare, a fine anno le lenticchie, con l’augurio che possano trasformarsi in ricchezza. Insomma, a Capodanno le lenticchie non debbono mancare sulle notre tavole. Da qui la domanda: domani sera, al cenone di Capodanno, riusciremo a portare sulle nostre tavole lenticchie non canadesi?
La nostra domanda non è oziosa, perché l’Italia è letteralmente invasa da lenticchie che arrivano dal Canada trattate con il glifosato. E questo grazie alla solita Unione europea che, come per il grano, anche per le lenticchie ne ha combinato di tutti i colori!
Se non ci credete provate ad entrare in un qualunque Centro commerciale e dirigetevi nel reparto legumi. Dopo di che osservate attentamente le confezioni di lenticchie: vi accorgerete che la scritta “Provenienza Canada” è molto presente.
Cosa fare, allora? Prima di dirvi – anzi, di ribadirvi il perché è meglio evitare di portare in tavola lenticchie canadesi – vi ricordiamo che l’Italia è un Paese dove la coltivazione delle lenticchie vanta una lunga tradizione. Bisogna avere solo un po’ di pazienza, girare tra i negozi – anche tra i Centri commerciali dove si trovano anche le lenticchie italiane – e acquistare le lenticchie della nostra tradizione!
Vi proponiamo una serie di lenticchie italiane che – lo ribadiamo – con un po’ di pazienza potrete trovare anche nei Centri commerciali o nei negozi specializzati.
Il Giornale di Cibo ci propone dieci varietà di lenticchie italiane:
1.La lenticchia dei Papi
“La chiamano così – leggiamo sul Giornale del Cibo – perché pare che papa Pio IX, dopo la perdita del potere temporale, si sia consolato con un piatto di lenticchie Onanesi che gli portò il cardinale Prospero Caterini da Onano, in provincia di Viterbo”. E’ un prodotto dal passato glorioso e viene coltivata nei terreni vulcanici, sabbiosi e leggeri”.
2.La lenticchia di Rascino
“In provincia di Rieti, sul confine abruzzese, c’è un altopiano carsico, isolato e incontaminato ideale per la coltivazione di legumi: l’altopiano di Rascino. Qui si producono da sempre lenticchie, insieme a farro e biancòla, una varietà locale di grano tenero, favoriti anche dalla presenza di una sorgente importante, ovvero quella che origina l’acquedotto di Peschiera, una delle maggiori risorse idriche di Roma”, leggiamo sempre sul Giornale del Cibo. Siamo nella terra dei pastori d’Abruzzo immortalati in una celebre poesia di Gabriele D’Annunzio. E sono stati questi pastori a valorizzare la lenticchia di Rascino.
3.La deliziosa di Santo Stefano Sessanio
La lenticchia di Santo Stefano Sessanio la troviamo coltivata nell’altopiano del Gran Sasso. E’ una lenticchia piuttosto piccola, di colore scuro. Sul Giornale del Cibo leggiamo che si può cuocere “direttamente in acqua fredda, senza ammollo”. Oggi è un Presidio Slow Food. Chi ha la fortuna di vivere da quelle parti la può acquistare presso l’Azienda Agricola Santavicca di Barisciano, che si trova immersa nel Parco Nazionale del Gran Sasso, in provincia de L’Aquila. “Ma questa – ci ricorda Il Giornale del Cibo – è solo una delle tante piccole realtà familiari che nella zona si dedica da anni alla coltivazione di lenticchie”.
4.La lenticchia di Ventotene
L’isola di Ventotene è bellissima, come tutte le piccole isole italiane. Qui i capi di lenticchie, come ci ricorda Il Giornale del Cibo, si affacciano sul mare. Non sappiamo se è possibile trovare queste lenticchie fuori dall’isola di Ventotene. Ma se siete di quelle parti potete provarci.
5.La lenticchia di Ustica
Come scrive Il Giornale del Cibo, è la lenticchia più piccola d’Italia. Ma vi garantiamo che è buonissima. Le isole sono particolarmente vocate per la produzione di questo legume. E Ustica lo dimostra. La la trovate non perdetela.
6.La lenticchia policroma di Mormano
E’ un prodotto coltivato nel Parco del Pollino, in Calabria, come ci ricorda Il Giornale del Cibo, sull’altopiano Mormanno. Impossibile non riportare la ricetta del Giornale del Cibo: “Qui si coltiva da sempre questa varietà calabrese di lenticchia a seme piccolo e policromo, ovvero verde, rosa e beige, consumata tradizionalmente nel piatto povero per eccellenza: la zuppa. Basta far soffriggere uno spicchio d’aglio con un po’ di peperoncino (siamo pur sempre in Calabria!) in olio extravergine d’oliva, poi unire direttamente le lenticchie e continuare ad aggiungere acqua fino alla cottura. E infine servire con crostini di pane e un filo d’olio a crudo”. (qui l’articolo del Presidio Slow Food)
7.La lenticchia di Castelluccio di Norcia
E’ una delle varietà di lenticchie più famose d’Italia. Siamo in Umbria. Dove la coltivazione di questo legume affonda le radici nella notte dei tempi. E’ una lenticchia molto digeribile e oggi gode di certificazione di Indicazione Geografica Protetta.
8.La lenticchia gigante di Altamura
Altra varietà italiana molto nota. Come scrive Il Giornale del Cibo, l’Italia ha rischiato di perdere questa varietà di lenticchia pugliese. Questo grazie al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali “che di recente l’ha inserita tra i prodotti agroalimentari tradizionali italiani. Infatti, le lenticchie di dimensioni maggiori hanno subito un arresto anche perché è aumentato il consumo di lenticchie a seme piccolo, favorite da un minor tempo di cottura”. (qui un articolo di Puglia Blog sulla lenticchia di Altamura)
9.La lenticchia di Villalba
Siamo in Sicilia, in provincia di Caltanissetta. Anche questa varietà di lenticchia, come quella di Altamura, è a seme grande. “Il periodo più florido di questa lenticchia – leggiamo sempre su Giornale del Cibo – è stato tra gli anni ’40 e ’50, quando circa il 30% della produzione italiana arrivava proprio da questo paese in provincia di Caltanissetta. Era particolarmente ricercata perché in quel periodo si preferivano le lenticchie grandi, ma anche per le sue caratteristiche organolettiche; le stesse che oggi hanno fatto sì che la sua coltivazione venisse ripresa, visto quanto emerso dalle analisi: la lenticchia di Villalba ha il livello più alto di ferro e proteine, unito a un basso tenore in fosforo e potassio”. (qui un approfondimento sulla lenticchia di Villalba).
10.Le lenticchie rosse di Montefeltro
“Come tutto quello che viene prodotto in questa terra – scrive Il Giornale del Cibo – anche le lenticchie sono una grande soddisfazione. Infatti, i legumi di Montefeltro si stanno facendo strada, con sempre più aziende produttrici impegnate nel recupero di varietà antiche. È il caso delle lenticchie rosse di San Sisto, un po’ più grandi del solito, già presenti nell’area feretrana al tempo dei romani come “lenticule” tra monasteri e abbazie. Anche lei non ha bisogno di ammollo e sta benissimo in un bel piatto di maltagliati”. (qui un approfondimento sui legumi di San Sisto).
A queste dieci varietà di lenticchie noi ne vogliamo aggiungere alcune, sempre italiane.
Vi segnaliamo le Lenticchie di Colfiorito. In Umbria c’è la già citata lenticchia di Castelluccio di Norcia. Ma anche le lenticchie di Colfiorito non scherzano per bontà. Si riconoscono per le piccole dimensioni e per la variegata gamma di colori che vanno dal verde al rosato, fino al colore del tabacco. Ad ogni colore corrisponde un tipo di terreno di coltivazione. Si in 20 minuti circa senza preammollo. Una caratteristica di questa lenticchia è la sua resistenza alla cottura: la buccia non si sfalda durante la cottura e questo è molto importante l’alta cucina.
Segnaliamo anche la lenticchia nera di Leonforte. Siamo in Sicilia, in provincia di Enna. (qui trovate un approfondimento). E’ una lenticchia molto particolare che vi consigliamo di gustare se non l’avete ancora fatto.
C’è anche la lenticchia di Pantelleria, giusto per rendere onore alla bellissima isola di origine vulcanica. O le lenticchie di Corleone, buonissime.
Queste sono le varietà più conosciute. Ricordatevi che si sta tornando a coltivare le lenticchie. Magari vivete in un paese agricolo e non sapete che, dalle vostre parti, ci sono lenticchie locali. Informatevi.
Insomma, le lenticchie italiane ci sono. Basta cercarle.
QUI PER ESTESO L’ARTICOLO DE IL GIORNALE DEL CIBO
Foto tratta da Il Giornale del Cibo