Quasi quasi quando abbiamo letto il comunicato non ci volevamo credere. E’ dalla fine degli anni ’80 del secolo passato che si pone il problema di una corretta gestione delle dighe artificiali. Per evitare, ad esempio, di gettare in mare parte dell’acqua raccolta. Ci voleva un assessore regionale veneto per convincere i siciliani…
Ogni anno – di solito in primavera, ma anche in altre stagioni dell’anno se le condizioni lo richiedono – l’acqua accumulata in alcune delle dighe artificiali della Sicilia finisce in mare. Motivo: la mancanza di interventi di manutenzione (leggere eliminazione di sedimenti e di eventuali ostruzioni o altri problemi tecnici ancora). Finalmente c’è qualcuno che si è accorto di questo problema e sta provando ad affrontarlo.
Si tratta dell’assessore regionale con delega per la gestione idrica, Alberto Pierobon. Dal suo assessorato arriva il seguente comunicato:
“La Regione stanzia 600 mila euro per progettare la gestione e la messa in sicurezza di 8 invasi. A beneficiare delle somme sono le dighe Arancio, Furore, Gorgo Lago, Lentini, Paceco, Ponte BARCA , San Giovanni e Santa Rosalia. La Giunta regionale presieduta da Nello Musumeci ha approvato la proposta dell’assessore Alberto Pierobon di reperire le risorse finanziare per garantire la sicurezza e la funzionalità delle dighe attraverso i cosiddetti progetti di gestione”.
“La legge – prosegue il comunicato – impone infatti al gestore, in questo caso il dipartimento Acqua e rifiuti, di assicurare l’efficienza dello scarico di fondo liberandolo dall’eventuale ostruzione di sedimenti, di garantire la sicurezza dell’impianto e di mantenere o recuperare la capacità dell’invaso di accumulo dell’acqua. Il progetto di gestione è uno strumento propedeutico all’attuazione degli interventi di messa in sicurezza e ripristino della funzionalità dell’invaso”.
“Con questo stanziamento economico – spiega l’assessore Pierobon – recuperiamo il tempo perduto nella manutenzione e nella sicurezza degli invasi, garantendo gli interventi necessari per legge e consentendo di aumentare la capacità degli invasi per accumulare le risorse idriche fondamentali per l’Isola”.
Insomma, ci voleva un assessore regionale veneto (Pierobon è infatti nato in Veneto) per convincere i siciliani ad occuparsi delle dighe anche quando sembra che tutto sia a posto!
Aggiornamento 1: ci voleva un dirigente generale catanese, Salvo Cocina (che, detto per inciso, è ingegnere e quindi un tecnico) per raggiungere questo importante risultato.
Il dipartimento regionale Acqua e rifiuti oggi gestisce 23 invasi e per ciascuno ha l’obbligo di dotarsi di un piano per assicurare l’efficienza e la sicurezza degli impianti. Per 15 dighe le somme erano state già stanziate attraverso il Programma nazionale dighe. Per questi 8 progetti invece i soldi sono stati reperiti riprogrammando le risorse dei fondi Fsc 2014/2020 del Patto per il Sud.
Per la cronaca, nella nostra Isola si contano circa 50 dighe artificiali, non sempre gestite razionalmente.
Solo una domanda: gli interventi riguardano anche le dighe gestire da Sicilacque spa?
Foto tratta da Wikipedia
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