Siamo alle comiche. Chi per nove anni ha governato la Regione siciliana ‘dissanguandola’ finanziariamente (leggere PD) con ‘operazioni’che ancora oggi non sono affatto chiare (vedi la manovra molto temeraria sui residui attivi della Regione del 2015) chiede oggi all’attuale Governo di fare le “riforme”. E perché non le hanno fatto loro le “riforme” in nove anni di governo con Raffaele Lombardo, Rosario Crocetta e Confindustria Sicilia di Antonello Montante?
Confessiamo che siamo molto divertiti nel leggere le dichiarazioni di alcuni esponenti del PD a proposito dell’accordo raggiunto a Roma sul disavanzo della Regione siciliana pari a poco più di 2,1 miliardi di euro. Il disavanzo – e non poteva che essere così – verrà ripianato dalla stessa Regione (cioè da 5 milioni di siciliani) in ‘comode rate’ pagabili in dieci anni.
Ma qualcuno ha illustrato la genesi di questo disavanzo?
Si trova in giro qualche parlamentare o dirigente del PD, nazionale o siciliano, che spieghi il perché esiste questo ‘buco’ finanziario nel Bilancio della Regione?
Ieri, per esempio, abbiamo riportato le dichiarazioni di un ex PD, Davide Faraone, oggi nel gruppo renziano di Italia Viva, che pur essendo stato uno dei protagonisti politici, per circa due anni e mezzo, del Governo regionale siciliano che ha creato i ‘buchi’ nel Bilancio regionale, è riuscito ad affrontare tale argomento – addirittura nei panni del ‘moralista’ – senza spiegare il perché esiste questo disavanzo!
Con l’impegno di tornare domani illustrando tutti i dettagli circa la genesi di questo ‘buco’ di 2,1 miliardi, vi anticipiamo che questa storia non è altro che il prodotto di un vergognoso scippo finanziario ai danni di cinque milioni di ignari siciliani.
Dovete sapere che nel 2015 – nell’anno di mezzo tra il primo ‘Patto scellerato’ (2014) tra il Governo nazionale di Renzi e il Governo regionale di Rosario Crocetta (che vi abbiamo raccontato qui) e il secondo ‘Patto scellerato’ (2016) (che vi abbiamo raccontato qui), lo Stato decide di fare sparire dal Bilancio della Regione oltre 5 miliardi di euro di crediti che la stessa Regione siciliana vantava verso vari soggetti, a cominciare dallo stesso Stato!
Per fare un’operazione del genere in danno della Regione siciliana erano necessarie tre condizioni: la volontà del Governo nazionale retto da Renzi (e questa c’era); la volontà del Governo regionale siciliano di Crocetta (e questa c’era pure: figuriamoci!); e la volontà del Parlamento siciliano che avrebbe dovuto approvare lo scippo (e questa c’era anche: la maggioranza di centrosinistra).
L’operazione è stata fatta con abilità. In un primo momento hanno tolto dal monte delle entrate della Regione circa 10 miliardi di euro. Che poi sono diventati 5,7 miliardi di euro. Motivazione ufficiale: erano entrate fittizie.
Il Governo Renzi, il Governo Crocetta, il Parlamento siciliano e i tecnici dell’assessorato regionale all’Economia (che sono quelli che si sono assunti la responsabilità tecnica, che è cosa diversa dalla responsabilità politica…) hanno ‘accertato’ che 5,7 miliardi di euro erano ‘fittizi’ e li hanno tolti.
Ma erano veramente fittizi, cioè inesigibili, questi 5,7 miliardi di euro? Il tema è centrale. Perché, a norma di legge, quando si tolgono dal Bilancio di un soggetto pubblico le entrate considerate fittizie, ebbene, queste vanno ripianate!
Anche se i siciliani non lo sanno, sono proprio loro – i 5 milioni di siciliani – che stanno ripianando questi 5,7 miliardi di euro in ‘comode rate’ pagabili in trent’anni!
Del resto, è giusto così; se i 5,7 miliardi di euro erano fittizi andavano tolti dalle entrate del Bilancio regionale e ripianati.
Però, per credere veramente al fatto che questi 5,7 miliardi di euro sono, anzi erano fittizi, beh, bisogna applicare l’evangelica legge di Tommaso, quello che non credeva che Gesù fosse tornato sulla Terra.
Com’è noto, a un certo punto Gesù, infastidito che Tommaso – che alla fine era pur sempre uno dei dodici apostoli! – non credeva per fede al suo ritorno gli si parò davanti e gli disse:
“Vabbé Tommaso, qui c’è il costato: toccalo così chiudiamo ‘sta storia”.
E Tommaso si convinse.
Cos’è mancato in questa storia dei 5,7 miliardi di euro tolti dalle entrate della Regione siciliana? Un San Tommaso in grado di fare definitiva chiarezza su questi soldi tolti forse un po’ troppo sbrigativamente dal Bilancio regionale. O, in assenza di un San Tommaso, magari due commissioni di inchiesta: una commissione parlamentare d’inchiesta composta da parlamentari regionali e una commissione d’inchiesta composta da tecnici.
Ora che ci pensiamo un San Tommaso che ha provato a fare chiarezza su questi 5,7 miliardi di euro e, in generale, sulle entrate della Regione sbrigativamente definite “inesigibili” c’è stato: si tratta del professore Massimo Costa, che non è proprio un neofita del settore, visto che insegna Economia politica e aziendale all’università di Palermo.
Ma anche di questo parleremo nella terza puntata del nostro ‘viaggio’ tra il disavanzo della Regione siciliana.
Perché ci siamo soffermati su questi 5,7 miliardi di euro? Perché, come ricorderete, all’inizio il Governo regionale, con l’allora assessore all’Economia, Alessandro Baccei, con il voto del Parlamento siciliano in occasione dell’assestamento di Bilancio 2015, aveva tolto 10 miliardi di euro.
Poi, però, si sono accorti che avevano calcato troppo la mano e hanno restituito poco più di 3 miliardi di euro che, a quanto pare, non erano “inesigibili”. Tutto questo noi lo abbiamo raccontato nel Dicembre del 2015 (in questo articolo).
Qual è la seconda stranezza di questa storia, oltre ai 5,7 miliardi di euro considerati sbrigativamente entrate “inesigibili”? Che nel 2016 tutto fila liscio: nel senso che nessuna autorità ravvisa la presenza di altre entrate fittizie (tecnicamente si chiamano residui attivi) nel Bilancio regionale.
Poi, a fine 2017, subito dopo le elezioni regionali, quando si insedia il Governo regionale di Nello Musumeci, comincia a girare la voce che nel rendiconto 2017 spunteranno 2,1 miliardi di disavanzo.
Nel 2016, è vero, un po’ di ‘maretta’ c’era stata: ma noi non ricordiamo la presenza di 2,1 miliardi di residui attivi. Come mai spuntano nel 2017? Forse facevano parte di quei 10 miliardi di euro di residui attivi, ai quali sono stati tolti poco più di 3 miliardi di euro che non erano più residui attivi?
Ma come funzionano ‘sti residui attivi della Regione siciliana? Ora ci sono, ora non ci sono? Non è un po’ strano?
Non sarebbe il caso di controllare – anzi di ricontrollare – tutta la manovra sui residui attivi fatta nel 2015? E’ chiedere troppo?
Quanto ai parlamentari e dirigenti del PD che oggi chiedono alla Regione siciliana le “riforme”, visto che il Governo delle tasse (al secolo il Governo Conte bis), bontà sua, ha ‘concesso’ la cancellazione dal Bilancio regionale di questi 2,1 miliardi di euro in dieci anni (l’alternativa quale sarebbe stata?), è opportuno ricordare che il disavanzo odierno di 2,1 miliardi di euro è il frutto della temeraria manovra sui residui attivi del 2015: manovra che, a nostro modesto avviso, deve ancora essere chiarita negli aspetti contabili (e giuridici).
Ancora: le “riforme” che oggi il PD e il renziano Faraone chiedono alla Regione non sono forse quelle riforme che il PD e i renziani (che allora erano nel PD) non hanno fatto quando governavano la stessa Regione siciliana con Raffaele Lombardo, con Rosario Crocetta e con Confindustria di Antonello Montante?
Ma come, ‘compagni’ del PD e onorevole Faraone: le “riforme” che non avete fatto voi in nove anni di ‘saccheggio’ della Regione siciliana li debbono fare adesso gli altri, visto che oggi, tornati al Governo nazionale grazie ai ‘geniali’ grillini, li avete ‘salvati’ dai danni prodotti da voi?
Chissà perché, in questo momento, stiamo pensando ai luppini…
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