Certo che, oggi, leggere certe considerazioni sul Sud è incredibile. E fa bene Pino Aprile a replicare, punto per punto, al quotidiano Il Foglio. Giornale che, come racconta il vice Ministro grillino, Vito Crimi, è finito nell’occhio del ciclone per via di un’indagine della Guardia di Finanza per una storia di 6 milioni di euro di fondi pubblici…
Conoscete Il Foglio? Noi solo di vista: nel senso che sappiamo che è un giornale cartaceo sostenuto con i fondi pubblici (ne abbiamo parlato in questo articolo sulla spartizione di contributi dello Stato all’editoria). Ne parliamo perché viene citato sia da Pino Aprile, sia dal parlamentare del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi, vice Ministro degli Interni.
“Una incredibile sintesi (a farlo apposta non ci si riuscirebbe) – scrive Pino Aprile su Equità Territoriale – dei luoghi comuni sul (contro) il Sud, a dispetto di ogni verità, dato, documento (più difficile spaccare un pregiudizio che un atomo, diceva Einstein) ha visto purtroppo la luce su “Il Foglio”, giornale che predica l’efficienza, ma senza decine di milioni di finanziamento pubblico non esisterebbe, considerata la sua diffusione. E se non fosse per il valore in negativo dello scambio di banalità fra lettore e direttore, non varrebbe la pena turbare la vita degli umani facendo loro apprendere che Il Foglio c’è e costringerli a una domanda senza risposta: ‘Perché?’. Ecco il prezioso sciocchezzaio epistolare”.
Lo “sciocchezzaio epistolare” lo potete leggere per intero qui.
Noi vi risparmiamo per esteso quello che scrive Il Foglio. Riportiamo solo due passaggi che danno la misura della ‘conoscenza’ di questo giornale del Sud di oggi.
Primo passaggio. Scrive Il Foglio che oggi nel Sud Italia ci sarebbero “livelli di spesa svedesi e civismo latinoamericano”. Ma dove li ha visti, nel Mezzogiorno, i “livelli di spesa svedesi” questo giornale? Ma come: il Centro Nord toglie al Sud, ogni anno, 61-62 miliardi di euro, nel Meridione mancano le strade, le ferrovie, gli asili nido e ci sono “livelli di spesa svedesi”? ma questi signori sono mai venuti nel Sud?
Secondo passaggio. Nel Sud ci sarebbe una “macchina del consenso che ha oliato gruppi affaristici e consorterie partitiche, burocrazie amministrative e clan criminali”. Per carità, le mafie non mancano. Ma notiamo che non mancano nemmeno nel Centro Nord.
Se ai tempi di Michele Sindona la mafia siciliana, ad esempio, aveva cervelli nella nostra Isola e tasche a Milano, oggi, per dirla con lo scrittore Leonardo Sciascia, la “palma” non è solo andata al Nord, ma si è stabilita al Nord. O la ‘ndrangheta che condiziona persino le campagne elettorali delle Regioni del Nord è un’invenzione?
“Forse sarebbe bene ricordarsi – scrive Pino Aprile – in quali galere sono finiti i presidenti delle Regioni Lombardia e Veneto e perché; che in pochi mesi all’Expo ci sono state più società a rischio mafia che in mezzo secolo sulla Salerno-Reggio Calabria; e il processo ‘Aemilia’ sulle commistioni fra ‘ndrangheta, politica e società civile ha visto oltre duecento condannati; il presidente della Val d’Aosta si è appena dimesso per presunto voto di scambio con un boss… La macchina del consenso c’è, ma per lodare il ladro e diffamare il derubato”.
“Facendo cascare le braccia anche ai monchi – prosegue Pino Aprile – il direttore Claudio Cerasa (direttore de Il Foglio ndr), siciliano, fa un elenco che deve aver preso chissà dove, ma che di sicuro non si riferisce all’Italia, perché se sia lui che il lettore sono terroni, dovrebbero sapere che c’è un’Italia dove fanno le autostrade e un’altra dove no; un’Italia dove c’è alta velocità e un’altra dove no; un’Italia dove ci sono tanti treni (in Lombardia più corse che in sette regioni del Sud messe insieme) e un’altra dove il treno non è mai arrivato… E così via. Ma è grazie a questa pubblicistica che si costruisce il pregiudizio. Qualcuno ci crede (e non puoi dargli tutti i torti) e scrive ai giornali, magari per lamentarsi dei ‘neoborbonici’ che non hanno fatto i treni al Sud”.
Il vice Ministro grillino, Vito Crimi, ci dà notizie non esattamente esaltanti a proposito de Il Foglio. E lo fa con un articolo pubblicato sul Blog delle Stelle:
“Oggi scopriamo che Il Foglio – scrive Crimi – è al centro di un’indagine della Guardia di Finanza. Motivo: nel biennio 2009-2010 avrebbe incassato 6 milioni di euro di contributi pubblici all’editoria senza averne avuto diritto. Soldi che adesso dovrebbe restituire. Ora, a causa di questo debito, il Dipartimento per l’Informazione e per l’Editoria ha bloccato l’erogazione dei nuovi contributi. E Il Foglio cosa fa? Accusa il MoVimento 5 Stelle e il sottoscritto. E qualche sprovveduto gli va dietro, urlando alla libertà di stampa (che non c’entra niente)”.
“Mi chiedo – prosegue Crimi -: cosa c’entro io, il Movimento 5 Stelle o i collaboratori che hanno ‘osato’ lavorare con noi, se Il Foglio si ritrova a dover restituire 6 milioni di euro che la Guardia di Finanza (non Grillo o Casalino, la Guardia di Finanza) ritiene abbia incassato illecitamente 10 anni fa, quando il MoVimento quasi nemmeno esisteva?”.
Aggiunge Crimi:
“Caro Il Foglio, mettiamo in chiaro alcune cose:
– non mi occupo più di editoria da agosto, cioè da quando è caduto il primo Governo Conte;
– il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria non agisce su “ordine” dell’autorità politica (dunque né del MoVimento 5 Stelle né di altri), ma in virtù delle leggi italiane che è tenuto a rispettare;
– se la Guardia di Finanza ritiene che “Il Foglio” debba restituire allo Stato 6 milioni di euro, il Foglio non dovrebbe prendersela con il MoVimento né con Crimi, ma anzi dimostrare in tribunale la propria eventuale innocenza;
– se il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria ritiene di bloccare l’erogazione dei contributi pubblici ad un giornale che ne dovrebbe restituire altri per 6 milioni di euro, Il Foglio non dovrebbe prendersela con il Movimento, né con Crimi, ma muoversi nelle sedi opportune per stabilire la verità e il rispetto della legge”.
Noi, nel leggere questa cifra – 6 milioni di euro di fondi pubblici – pensiamo ai tanti giornali che tirano a campare con grandissima difficoltà; pensiamo ai tantissimi giornalisti senza contratto che vanno avanti con articoli pagati con cifre irrisorie: 4-5 euro ad articolo.
Poi ci sono i giornali ‘fortunati’ che si prendono i soldi pubblici: molti soldi pubblici a quanto sembra.
Come abbiamo scritto in una nostra inchiesta sulla spartizione dei fondi pubblici all’editoria, “a fare la parte da leone sono le testate del Nord Italia, seguono quelle del Centro Italia, mentre sono poche le testate del Sud. Quindi, fino ad oggi, anche per i contributi dati non all’editoria in generale, ma ad alcuni giornali, registriamo una questione meridionale: i grandi soldi al Nord e al Centro, gli ‘spiccioli’ al Sud”.
Questa è l’Italia, signori: un Paese giusto…
QUI L’ARTICOLO DEL BLOG DELLE STELLE
QUI LE CONSIDERAZIONI DE IL FOGLIO SUL SUD E LA REPLICA DI PINO APRILE