La mossa del leghista Giancarlo Giorgetti è astuta. E fa parte di un disegno che, con molta probabilità, la Lega di Salvini ha concertato con tutta la destra populista e xenofoba europea, destinata a diventare maggioranza, se è vero che PPE e PSE ormai non reggono più. Dal possibile abbraccio tra Lega e Draghi il Sud Italia avrà tutto da perdere
di Economicus
Il direttore de I Nuovi Vespri mi ha proposto di commentare la notizia di queste ore, ovvero l’apertura del leghista Giancarlo Giorgetti all’uomo di ghiaccio, l’ex presidente della BCE, Mario Draghi, “l’euroinomane”, come lo definisce il filosofo Diego Fusaro. Draghi, per la cronaca, è l’uomo buono per tutte le stagioni. E’ stato tra i protagonisti delle privatizzazioni di ‘pezzi’ importanti dello Stato italiano agli albori della Seconda Repubblica; poi, come già ricordato, al vertice della Banca Centrale Europea e, adesso, coccolato dai leghisti, non si capisce se per la Presidenza del Consiglio al posto di Giuseppe Conte, se per la Presidenza della Repubblica o se per entrambe le poltrone (prima l’una e poi l’altra).
Quello che sta succedendo dovrebbe evitare letture frettolose. Ricordiamoci due cose.
La prima cosa è che i leghisti sono pericolosi e avversari dichiarati del Sud Italia. Si stanno acquartierando nel Mezzogiorno sfruttando l’insofferenza di tanti cittadini meridionali verso il centrodestra e il centrosinistra. Si avvantaggiano perché, come scrive spesso I Nuovi Vespri, il Movimento 24 Agosto per l’equità Territoriale di Pino Aprile sta perdendo troppo tempo a materializzarsi in termini di proposta politica ed elettorale. E la Lega ne approfitta e avanza anche nel Sud.
E se Pino Aprile e compagni non si presenteranno – come sembra – alle elezioni regionali di Puglia e Calabria, la Lega di Salvini guadagnerà voti anche in queste due Regioni.
La seconda cosa è che la Lega fa parte di uno schieramento europeo di destra: di una destra, però, diversa dalla destra economica e finanziaria rappresentata da PPE e PSE oggi perdente. La Lega di Salvini e Giorgetti è espressione europea di una destra che vuole ridiscutere i trattati europei, populista, in parte anche xenofoba: una destra che vuole cambiare radicalmente le politiche per l’immigrazione.
L’immagine che dà di sé questo schieramento è di divisione: una parte è rimasta pura e dura e in tale parte si colloca la Lega di Salvini e Giorgetti; poi c’è Orban che invece è rimasto nel PPE e, per ora, si accontenta che nessuno gli crei problemi nel suo Paese.
Ma, sotto sotto, c’è una seconda interpretazione: e cioè che Orban non sarebbe altro che il cavallo di Troia dentro il PPE. Sarebbe rimasto tra i Popolari in attesa della fine politica, ormai imminente, della signora Merkel per trasformare e fondere lo stesso Partito Popolare Europeo con l’ala dei populisti puri e duri dove campeggiano la Lega di Salvini, il lepenismo francese e tutti gli altri movimenti delle destra populista europea.
Quello che potrebbe succedere non è altro che la risultante della dabbenaggine politica dei Socialisti europei, che il direttore de I Nuovi Vespri, da vecchio socialista, definisce spesso – a ragione – Socialisti falliti. A furia di ‘inginocchiari’ ai voleri dei liberisti che oggi controllano la Ue, a furia di avallare le speculazioni sui migranti, a fuori di patrocinare i trasporti via mare delle navi targare ONG, i Socialisti europei hanno perso il contatto con la realtà.
Non solo. Come segnala bene sempre I Nuovi Vespri, i Socialisti hanno patrocinato una serie di scelte che stanno mettendo in ginocchio l’agricoltura mediterranea e le attività di pesca nel Mediterraneo.
Gli agricoltori di alcune Regioni del Sud Europa (e qui il Sud Italia ci rientra in pieno) e i pescatori del Mediterraneo non sono stupidi. Hanno capito che il CETA e le agevolazioni all’import in Europa di grano duro e grano tenero (chissà perché nessuno in Italia parla del grano tenero canadese – che non è affatto migliore del grano duro canadese – che alimenta l’industria dolciaria!) stanno mettendo in ginocchio agricoltura e pesca di questa parte dell’Europa.
Quello che succede con il Tonno Rosso del Mediterraneo è incredibile, se è vero che la pesca di questo particolare pesce pelagico è finita nelle mani delle multinazionali che fanno affari d’oro con il Giappone. Mentre alle marinerie italiane, con la scusa delle ‘quote tonno’ vengono assicurate solo le ‘briciole’.
I Socialisti europei non sono più credibili. Riescono solo a mantenere qualche postazione nel Nord Europa più per quello che hanno rappresentato nel passato che per meriti del presente. E tengono in Spagna solo perché Podemos non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo accettando una onorevole mediazione al ribasso, comunque molto più intelligente dei grillini italiani ormai trasformati in un’appendice del PD.
Il direttore de I Nuovi Vespri, giustamente, mi chiede: cosa ricaverà il Sud Italia da tutto questo? Nulla. La Lega – per conto del grande schieramento populista della destra europea, che è vincente in prospettiva – sta provando a cooptare Mario Draghi per usarlo, non certo per farsi usare.
Da questo il Sud Italia avrà solo nuovi danni. L’unica cosa da fare al Sud – e qui ha ragione il direttore de I Nuovi Vespri – è quella di far decollare, subito, il nuovo soggetto politico del Sud. Subito significa adesso: presentando le liste alle elezioni regionali.
Quanto al Centro Nord, l’unica possibile alternativa alla Lega non è certo il PD, partito ormai alla deriva. Il fatto che, con molta probabilità, ingloberà i grillini, ormai scomparsi, non gli darà forza. Nel Centro Nord Italia serve una nuova sinistra, che potrebbe essere rappresentata da Potere al Popolo, che ha presentato un proprio candidato alle elezioni regionali in Emilia Romagna.
Un 4-5% alle elezioni regionali in Emilia Romagna potrebbe essere l’inizio di una nuova sinistra italiana, lontana dalle ambiguità del PD.
Foto tratta da Tiscali Notizie