Agricoltura

Saverio De Bonis: “Pochi soldi? ll Governo Conte ha trovato 30 milioni di euro per i contratti di filiera tra agricoltori e la Barilla”

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Veramente strano quello che sta succedendo: “Un emendamento per dare una mano agli agricoltori sull’IMU agricola – racconta il senatore Saverio De Bonis – è stato respinto perché non ci sono soldi. Poi, però, sono stati trovati 30 milioni di euro per i contratti di filiera che, di fatto, sono aiuti di Stato mascherati”. Quello che sui contratti di filiera ci hanno detto qualche tempo fa Ettore Pottino e Cosimo Gioia

“In Parlamento, quando proviamo a far finanziare qualcosa in favore degli agricoltori ci rispondono che non ci sono soldi. E’ stato respinto il nostro emendamento sull’IMU agricola, però la maggioranza ha trovato 30 milioni di euro per i contratti di filiera tra gli agricoltori e il gruppo Barilla”.

Lo racconta il senatore della Basilicata Saverio De Bonis, eletto nel Movimento 5 Stelle e oggi nel gruppo misto.

Ci sembra più che mai opportuno ricordare ai nostri lettori cosa sono i contratti di filiera, strumento che noi critichiamo da sempre. Riprendiamo qualche passaggio di un nostro articolo del 2016:

“Il contratto di filiera è uno strumento attraverso il quale i produttori di grano firmano un contratto di pre-semina con la grande industria della pasta. In base a tale contratto si impegnano a produrre grano duro con un alto valore proteico. Questo significa – giusto per fornire ai nostri lettori qualche ragguaglio tecnico – che si dovranno impegnare a seguire alcune pratiche agronomiche per aumentare la presenza di sostanze proteiche (leggere glutine) nelle cariossidi di grano. A cominciare da ricche concimazioni azotate (l’azoto, è noto, è un elemento indispensabile per la sintesi delle proteine nelle piante). Normalmente, il grano duro del Sud Italia presenta un tenore in glutine, o tenore proteico, dell’11-12% (e, in alcuni casi, anche del 10%). La grande industria della pasta vuole invece un grano duro con un tenore proteico del 14% per produrre formati speciali da esportare”.

Non conosciamo i dettagli di questi contratti di filiera che l’attuale Governo nazionale di PD, Movimento 5 Stelle, Italia Viva di Renzi e Liberi e Uguali sta riprendendo, se è vero che, nel 2016, sono stati finanziati dal Governo Renzi. Almeno in questo settore, la continuità con i Governi del passato a guida PD è evidente.

“L’ho detto intervenendo in Aula e lo ribadisco di nuovo – aggiunge De Bonis -: i contratti di filiera sono contratti-capestro e sono anche anticoncorrenziali. La verità è che la grande industria della pasta, per non pagare di più il grano duro agli agricoltori, si inventa questi contratti di filiera che non sono altro che aiuti di Stato mascherati. Tutto questo, lo ripeto, per favorire i soliti industriali del Nord Italia”.

Ribadiamo: non conosciamo i particolari di tali contratti di filiera. E ci piacerebbe conoscerli, perché il prezzo del grano duro è in aumento. Ricordiamo che il grano duro è una coltura d’elezione del Sud Italia e non ha nulla a che spartire con il Centro Nord Italia, dove hanno cominciato a coltivare grano duro sulla cui qualità non ci pronunciamo.

Ci chiediamo: se il prezzo del grano duro è in aumento – nonostante la speculazione al ribasso sullo stesso prezzo – se il prezzo del grano duro dovrebbe aumentare ancora, se è vero che la produzione di questo cereale, nel mondo, è in diminuzione per le avverse condizioni climatiche, perché mai gli agricoltori italiani – e segnatamente meridionali – dovrebbero trovare conveniente il contratto di filiera?

A meno che, ovviamente, il prezzo non sia veramente allettante. Ma le cose stanno veramente così?

Noi, nel Gennaio di quest’anno, proprio sui contratti di filiera per il grano duro, abbiamo chiesto ‘lumi’ al presidente di Confagricoltura Sicilia, Ettore Pottino:

“I contratti di filiera non tengono conto di alcuni parametri: per esempio, l’assenza, nel grano duro del Mezzogiorno d’Italia, di micotossine DON. I contratti di filiera spiega ancora Pottino servono agli industriali della pasta. Risolvono i problemi degli industriali della pasta, non certo i problemi degli agricoltori. Tutto il potere contrattuale è nelle mani degli industriali. Se un grano duro non raggiunge la percentuale di proteine da loro richiesta, loro ribassano il prezzo. Insomma, sono contratti con riserva: dove la riserva tutela gli industriali, non gli agricoltori. Ti impongono le sementi, ti impongono le concimazioni. Gli agricoltori che siglano un contratto di filiera si consegnano nelle mani degli industriali della pasta”.

Anche Cosimo Gioia, produttore di grano dure nell’entroterra della Sicilia non sembra molto convinto della bontà dei contratti di filiera:

“I contratti di filiera bloccano i prezzi violando il principio della concorrenza. A comandare, su tutto, sono gli industriali. Che, lo ribadisco, giocano sui prezzi bloccati e, se una cosa poi non gli garba, abbassano anche i prezzi. Sono catene. Molto più serio bloccare il grano duro malsano che arriva in Sicilia e, in generale, nei porti del Sud Italia con le navi. Ma questo postula la presenza di Governi seri, a Rom e in Sicilia”.

“L’attuale Governo regionale – ricordava nel Gennaio scorso Gioia – ha assunto degli impegni in campagna elettorale che non sta rispettando. Il presidente della Regione, Nello Musumeci, e l’assessore all’Agricoltura, Edy Bandiera, si erano impegnati a controllare il grano che arriva in Sicilia con le navi. Ma, fino ad oggi, a parte il controllo su una nave arrivata nel marzo dello scorso anno, non hanno fatto nulla. Ora arrivano i contratti di filiera: e arrivano, guarda caso, dopo che il prezzo del grano duro del Sud è stato tenuto basso. In conclusione: sono contrario ai contratti di filiera che sono espressione del colonialismo del Nord ai danni degli agricoltori del Sud”.

Foto tratta da Gazzetta di Parma 

 

 

 

 

 

 

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