Agricoltura

Il vero problema è l’olio d’oliva estero venduto come “extra vergine italiano”!

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Inutile girarci attorno: il problema è questo. E fa bene la Coldiretti a segnalarlo in Calabria. Che fine fa, ad esempio, tutto l’olio d’oliva tunisino che arriva in Italia? Dobbiamo credere veramente che gli italiani importino olio d’oliva tunisino per esportarlo all’estero? E tutto l’olio d’oliva “extra vergine” venduto in Italia ad un prezzo inferiore a 3 euro a bottiglia da dove spunta? Il problema dei ristoranti. E il ‘mistero’ dell’olio di palma…   

E’ di qualche giorno fa la notizia di circa 2 mila litri di olio d’oliva vergine fatto passare per olio d’oliva extra vergine scoperto a Palermo. Il caso ha avuto una certa eco. A nostro modesto avviso, i problemi legati agli imbrogli che caratterizzano, in tutta l’Italia, e non soltanto in Sicilia, il mondo dell’olio d’oliva sono ben più gravi.

Noi, ormai da qualche anno, abbiamo puntato i riflettori su questo settore. E non finiremo mai di ripetere che, per l’acquisto dell’olio d’oliva extra vergine, bisogna fare molta attenzione. Soprattutto noi del Sud non dobbiamo acquistare l’olio d’oliva extra vergine nei Centri commerciali, ma presso i frantoi di fiducia o presso i titolari di aziende agricole di fiducia.

La fiducia è fondamentale, perché in Sicilia c’è un’invasione di olio d’oliva tunisino. Lo scorso anno, ad esempio, qualche caso è venuto fuori a Sciacca. Ma tutto lascia pensare che il fenomeno è ben più esteso.

Forse, in Sicilia, manca un’analisi come quella effettuata in Calabria dalla Coldiretti. Noi non sempre ci troviamo d’accordo con la Coldiretti (sul grano duro Senatore Cappelli, ad esempio, la pensiamo in modo totalmente diverso). Ma su quello che succede in Calabria con l’olio d’oliva l’analisi della Coldiretti è condivisibile.

In un articolo di News 24 leggiamo:

“In Calabria, la buona annata in quantità della campagna olivicola 2019-2020 tra 40 e 45mila tonnellate di olio, il doppio rispetto a quella precedente e l’ottima annata produttiva in termini di qualità con olive sane, «rischia di essere vanificata da importazioni, in particolare di olio spagnolo che in base ai dati Istat crescono in Italia del 48%». È quanto sostiene Coldiretti che in una nota ritiene «gravi le ripercussioni sull’uliveto Calabria che rischia il ko”.

A questo punto l’attenzione si sposta sull’olio d’oliva estero che arriva in Italia:

OLIO D’OLIVA ESTERO VENDUTO COME ITALIANO – “Spesso gli oli iberici, ma anche greci e tunisini – prosegue la Coldiretti – vengono mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali e mondiali. Il risultato è un’invasione sugli scaffali dei supermercati di prodotti di scarsa qualità a prezzi stracciati proprio nel momento in cui sta arrivando l’ottimo olio nuovo ed è evidente che questo ha un effetto dirompente sul reddito delle aziende che in questi ultimi anni hanno investito molto”.

E’ quello che I Nuovi Vespri scrive spesso: i consumatori che entrano in un Centro commerciale e si portano a casa una bottiglia, magari da un litro, di “olio d’oliva extra vergine”, cosa pensano di portare sulle proprie tavole? 

La stessa domanda se l’è posta Cosimo Gioia qualche settimana addietro: “Come si fa ad acquistare un litro di olio d’oliva extra vergine a 2,79 euro?”.

Una risposta a queste domande la dà Coldiretti:

ETICHETTE CON CARATTERI ILLEGGIBILI – “A favorire gli arrivi dall’estero è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte ‘miscele di oli di oliva comunitari’, ‘miscele di oli di oliva non comunitari’ o ‘miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari’ obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile”.

Servirebbero dei controlli a tappeto, intanto per accertare che queste scritte ci siano, eliminando dal mercato tutte le bottiglie confezionate nel non rispetto della legge. E, soprattutto, verificando che fine fa, ad esempio, tutto l’olio d’oliva tunisino che arriva in Italia. Possibile che tutto l’olio tunisino importato nel nostro paese venga esportato?   

Ci sono altri inghippi:

“Inoltre – leggiamo sempre nell’articolo di News 24 che riporta le dichiarazioni degli esponenti della Coldiretti – spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli. I consumatori – chiosa Francesco Cosentini, direttore Coldiretti Calabria – dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente”.

GLI INGHIPPI NEI RISTORANTI – Coldiretti lamenta anche la “poca chiarezza nei ristoranti dove andrebbero fatte rispettare le normative vigenti in una situazione in cui nei locali è fuorilegge 1 contenitore di olio su 4 (22%) che non rispetta l’obbligo del tappo antirabbocco, entrato in vigore con la Legge 30 ottobre 2014, n. 161 che prevede anche sanzioni e la confisca del prodotto. È evidente che queste maglie commerciali troppo larghe devono essere strette con controlli lungo tutta la filiera”.

“Per approfittare dell’ottima annata, il consiglio è quello di guardare con più attenzione le etichette – spiega Cosentini sempre su News 24 – e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica”.

Come potete notare, su questo punto Coldiretti dà i consigli che diamo noi.

“Un olio extravergine di oliva (Evo) di qualità – conclude Cosentini – deve essere profumato all’esame olfattivo deve ricordare l’erba tagliata, sentori vegetali e, all’esame gustativo, deve presentarsi con sentori di amaro e piccante, gli oli di bassa qualità invece puzzano di aceto o di rancido e all’esame gustativo sono grassi e untuosi. Riconoscere gli oli Evo di qualità significa acquistare oli ricchi di sostanze polifenoliche antiossidanti fondamentali per la salute”.

Non tutti hanno avuto la fortuna di imparare a distingue un olio d’oliva extra vergine vero da uno ‘consato’, come si direbbe dalle nostre parti. Per questo sono importanti i controlli sulla qualità. Puntando i riflettori sulla genesi sugli “oli d’oliva extra vergine” venduti a meno di 8-10 euro a bottiglia da un litro.

Come scriviamo spesso, il 90% dell’olio d’oliva extra vergine italiano è prodotto nel Sud Italia e, per la precisione, in Puglia, in Calabria e in Sicilia. Un litro di olio d’oliva extra vergine di oliva prodotto in queste tre Regioni non può costare meno di 8-10 euro a bottiglia (a ‘bocca di frantoio’ un po’ meno, ma mai sotto i 7-8 euro al litro).

Servono controlli più severi. Non soltanto sugli oli d’oliva esteri, come segnala la Coldiretti, ma anche sulla fine che fanno gli oli, non esattamente di oliva, che arrivano in Italia.

Per esempio: che fine fa l’olio di palma che arriva in Italia, visto che l’industria dolciaria italiana l’ha bandito? (ormai leggere “senza olio di palma” è normale).

Noi qualche dubbio sull’olio di palma l’abbiamo manifestato… 

Foto tratta da Foodie Drivers

QUI L’ARTICOLO DI NEWS 24

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