Come per il CETA – l’accordo commerciale UE-Canada – anche negli accordi commerciali con la Cina, l’Unione Europea e l’Italia penalizzano scientificamente il Sud. In questo articolo trovate tutti i prodotti italiani DOP e IGP che godono di agevolazioni in Canada e in Cina. Vi accorgerete che il Sud è quasi assente. La denuncia non basta più: il Movimento 24 Agosto si deve presentare alle elezioni regionali
Appena tre giorni fa il Rapporto SVIMEZ 2019 riproponeva, per l’ennesima volta, il disinteresse dello Stato italiano per il Sud Italia. Non sono mancati gli impegni verbali da parte della politica tipo: “Faremo di più di qua, faremo di più di là”. Poco più di un mese fa l’Unione Europea ha contestato all’Italia di penalizzare il Sud con la gestione dei fondi europei, che non possono sostituirsi all’intervento ordinario dello Stato, ma debbono aggiungersi – o ‘addizionarsi’ – agli interventi ordinari dello Stato. Tutto giusto. Dopo di che cosa scopriamo? Che nell’accordo economico e commerciale tra Unione Europea e Cina il Mezzogiorno d’Italia è stato letteralmente ignorato!
A parole l’Unione Europea tutela il Sud Italia. Le cronache di queste ore ci raccontano che 100 prodotti europei, a partire dalla fine del 2020, potranno esportati in Cina con una speciale tutela contro possibili imitazioni. Si tratta, alla fine, di uno dei risultati ottenuti dal Governo italiano dopo l’ultimo vertice tra Unione Europea e Cina che risale all’aprile di quest’anno.
Ebbene, di questi 100 prodotti dell’Unione Europea, ben 26 prodotti sono italiani. Ecco l’elenco dei prodotti italiani – DOP (Denominazione di Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Tipica) – che potranno essere esportati con tanto di tutela in Cina:
1 Aceto balsamico di Modena
2 Asiago
3 Asti
4 Barbaresco
5 Bardolino Superiore
6 Barolo
7 Brachetto d’Acqui
8 Bresaola della Valtellina
9 Brunello di Montalcino
10 Chianti
11 Conegliano- Valdobbiadene- Prosecco
12 Dolcetto d’Alba
13 Franciacorta
14 Gorgonzola
15 Grana Padano
16 Grappa
17 Montepulciano d’Abruzzo
18 Mozzarella di bufala campana
19 Parmigiano Reggiano
20 Pecorino Romano
21 Prosciutto di Parma
22 Prosciutto di San Daniele
23 Soave
24 Taleggio
25 Toscano/a
26 Vino nobile di Montepulciano.
Quanto Sud Italia c’è in questi 26 prodotti? Da quello che leggiamo, si sono la Mozzarella di bufala della Campania e il vino Montepulciano d’Abruzzo (noi consideriamo l’Abruzzo una Regione del Sud: ma non sappiamo se la pensano così gli abruzzesi). La dizione generica “Grappa” potrebbe lasciare pensare, poi, a qualche grappa prodotta nel Sud: ma ne dubitiamo. Poi, il nulla.
L’aspetto grave non sta tanto nel fatto che il Centro Nord Italia si sia preso tutto, ad eccezione della Mozzarella di bufala della Campania e del Montepulciano d’Abruzzo: la cosa grave è che l’Unione Europea – che a parole ha contestato il mancato rispetto del ‘Principio di addizionalità’ nella gestione dei fondi strutturali europei destinati al Sud – abbia avallato una simile vergogna che puzza lontano un miglio di colonialismo.
A parole, insomma, l’Unione Europea richiama lo Stato italiano, intimandogli di occuparsi del Sud Italia: nei fatti concreti, però, approva un accordo commerciale con la Cina che ignora il Mezzogiorno d’Italia!
Ricordiamo che anche per ciò che riguarda il CETA – l’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada – penalizza il Sud. Per rendersene conto, basta leggere l’elenco dei prodotti italiani che hanno libero accesso in Canada:
Cotechino di Modena, Zampone di Modena, Bresaola della Valtellina, Mortadella di Bologna, Speck Alto Adige, Culatello di Zibello, Lardo di Colonnata; carni stagionate: Prosciutto di Parma, Prosciutto S. Daniele, Prosciutto Toscano, Prosciutto Modena; tra i formaggi troviamo: Provolone Valpadana, Taleggio, Asiago, Fontina, Gorgonzola, Grana Padano, Mozzarella di bufala campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Pecorino Sardo, Pecorino Toscano; Frutta e frutta a guscio fresche e trasformate: Arancia rossa di Sicilia, Cappero di Pantelleria, Kiwi Latina, Mela Alto Adige, Pesca e Nettarine di Bologna; Aceti: Aceto Balsamico tradizionale di Modena, Aceto Balsamico di Modena; prodotti orticoli freschi e trasformati: Lenticchia di Castelluccio di Norcia, Pomodoro di Pachino, Radicchio rosso di Treviso; dolciumi e prodotti da forno: Ricciarelli di Siena; Cereali: Riso nero Vialone Veronese.
Come abbiamo fatto con i due prodotti del Sud Italia dell’accordo UE-Cina, anche per il CETA potete leggere in neretto i prodotti del Sud: sono solo cinque. Anche in questo caso, Sud quasi assente.
Quest’ennesima ‘pugnalata’ dovrebbe fare riflettere tutti i meridionali.
Cosa possiamo fare per difenderci? Semplice: dobbiamo, in primo luogo, tutelare le nostre produzioni, ovvero le produzioni agricole del Sud. Quindi bisogna proseguire con l’iniziativa Compra Sud: noi meridionali dobbiamo acquistare solo prodotti del Sud, a cominciare dai prodotti alimentari.
Dopo di che bisogna cominciare a mettere le prime ‘bandierine’ elettorali.
Positivo il fatto che tanti amministratori comunali del Sud si siano avvicinati al Movimento 24 Agosto per l’Equità territoriale di Pino Aprile. Ma il Movimento, si dalle prossime elezioni regionali, deve fare uno sforzo e presentarsi alle elezioni, i ogni Regione, con un proprio candidato e con proprie liste.
Pensare che il centrosinistra pugliese o calabrese, solo perché è contro la Lega Salvini, possa essere un buon motivo per essere votato, è un errore gravissimo. Al centrosinistra e, in generale, all’attuale Governo nazionale, del Sud non gliene può fregare di meno.
Non ci sarà nulle, per il Sud, dal Governo Conte bis. E il Centro Nord – che ormai è periferia della Germania – cercherà di drenare al Sud risorse per provare ad agganciarsi alla Mitteleuropa:a questo dovrebbe servire l’Autonomia differenziata – che è più corretto chiamare ‘Secessione dei ricchi’.
Il CETA, la declinazione italiana dell’accordo UE-Cina e tutto quello che verrà in Italia non potrà che avere una piega antimeridionale.
L’Italia è un Paese nato male – con la conquista e il saccheggio del regno delle Due Sicilie – e cresciuto in peggio, soprattutto con l’avvento della Seconda Repubblica.
Scrivere libri, andare in TV, fare proseliti sulla rete è giusto: ma in politica serve la politica: e la politica, in democrazia, si sostanzia nel consenso elettorale. Altre strade non ce ne sono.
Foto tratta da L’Indro
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