In effetti quello che succede è un po’ strano. Com’è possibile che le Poste italiane non abbiano ottemperato a una prescrizione così importante per i lavoratori? E come mai per far valere un diritto si è perso tutto questo tempo?
“Ai dipendenti delle Poste non vengono registrati i contributi INPS. Il risultato è che questi lavoratori non possono accedere al credito al consumo né ad alcuna forma di finanziamento perché sono fantasmi rispetto agli estratti dei contributi previdenziali”.
A denunciarlo da anni è la Cisl Slp Sicilia che, dopo svariati appelli rimasti inascoltati, ha deciso di lanciare una class action nei confronti dell’azienda e dell’ente previdenziale.
“Questa situazione paradossale va avanti da troppo tempo – afferma Giuseppe Lanzafame, segretario generale Slp Cisl Sicilia – e ha arrecato infiniti danni a questo personale, a cui è impedito di chiedere un prestito, per esempio. Adesso è ora di dire basta e far valere un diritto sacrosanto”.
La Slp Cisl Sicilia per evitare che i lavoratori sostengano ingenti spese legali, ha deciso di promuovere una class action.
“Diamo per scontato che il datore di lavoro, ovvero le Poste italiane – aggiunge Lanzafame – abbiano versato i contributi per i dipendenti e che si tratti di un mero fatto burocratico che purtroppo va avanti da almeno 12 anni. I lavoratori in questi giorni, stanno chiedendo, ancora una volta, ufficialmente con formale istanza all’INPS e a Poste italiane, un ultimo aggiornamento. In caso di mancata risposta, si procederà subito a far partire le azioni legali”.
Due domande.
Non è che gli amici della Cisl sono un po’ troppo ottimisti?
Come mai, per la class action, ci stanno pensando solo adesso?
Foto tratta da Liveunict – Liveuniversity
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