Si tratta della solita speculazione al ribasso sui prezzi. Quello che sta succedendo è incredibile: nonostante sul mercato siano presenti le primizie (che per definizione spuntano prezzi più alti rispetto alla media annuale) e nonostante la produzioni sia in diminuzione, i prezzi sono in caduta! Vediamo chi sono i protagonisti di questi ‘miracolo’, dal momento che le clementine si coltivano in Puglia, in Calabria e in Sicilia!
Mentre il grano duro dà qualche lieve segnale di ripresa (non perché è venuta meno la speculazione al ribasso sul prezzo, ma perché, a livello mondiale si registra una riduzione della produzione di grano duro: e il prezzo non può che andare su), sembra che la speculazione abbia preso di mira le clementine, incrocio tra arancio amaro e mandarino, altra coltura tipica del Sud Italia, se è vero che questo agrume si coltiva in Calabria, in Puglia e in Sicilia. La campagna è appena iniziata e, nonostante si tratti di primizie (che per definizione dovrebbero spuntare prezzi più elevati rispetto alla media), e nonostante ci sia una riduzione della produzione, i prezzi – sembra incredibile! – sono irrisori! Che succede?
Grano duro, olio d’oliva extra vergine e ora anche gli agrumi. Magari saremo anche un po’ ‘complottisti’, ma nessuno ci leva dalla testa che sia in atto un’azione per distruggere tutta l’agricoltura del Sud Italia, magari per consentire a soggetti non italiani di impossessarsi dei terreni agricoli per quattro soldi!
Leggiamo intanto come la Coldiretti della Puglia in un articolo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, spiega quello che sta succedendo nel settore delle clementine:
“Nonostante il calo della produzione di clementine a Palagiano del 70% e del 50% in media in tutta la provincia di Taranto, si stanno verificando fenomeni speculativi che portano i prezzi di vendita sottocosto sui banchi delle catene della grande distribuzione. E’ una turbativa di mercato che mette a rischio le quotazioni di clementine e arance pugliesi in campagna, dove gli agricoltori non possono anche nel 2019 essere costretti a vendere a prezzi al di sotto dei costi di produzione. Contestiamo il meccanismo della vendita sottocosto, in particolare nel settore alimentare, in quanto capace di produrre un vero e proprio illecito concorrenziale”.
Già lo scorso anno ci sono stati problemi. Che si stanno ripetendo anche quest’anno, per giunta con una produzione inferiore allo scorso anno.
“Daremo battaglia – denuncia sempre la Coldiretti pugliese – perché venga accertata l’origine di prodotti in vendita e il meccanismo dei sottocosto e delle offerte a prezzi stracciati – dice Savino Muraglia, presidente della Coldiretti della Puglia – fino ad arrivare a denunciare i fenomeni speculativi ai competenti organi di controllo, perché non è pensabile una ennesima campagna agrumicola disastrosa come quella del 2018-2019, quando gli agricoltori hanno addirittura espiantato gli alberi perché costretti a cambiare indirizzo produttivo”.
Il passaggio interessante riguarda il dubbio manifestato dalla Coldiretti sulla “origine dei prodotti in vendita”. Dubbio legittimo, perché, a parte il gioco delle doppie aste – che ora esamineremo – in genere, quando il prezzo di un prodotto agricolo va giù, ebbene, ciò si verifica anche perché c’è un’offerta aggiuntiva su mercato, magari abbondante: nel caso del grano duro il riferimento è al grano estero che arriva con le navi.
Ma andiamo al meccanismo denunciato dalla Coldiretti pugliese:
“Si realizza, in sostanza, una vendita sottocosto attraverso le offerte a prezzi stracciati anche di primizie o con una procedura condotta on line, nel corso della quale i fornitori sono chiamati a presentare la loro offerta al prezzo più basso e, nel corso di una seconda asta on-line, a presentare un ulteriore ribasso sulla base di un prezzo risultato inferiore nella fase precedente”.
“Un trend drammatico – prosegue la nota della Coldiretti pugliese – che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori”. Da qui la necessità di intervenire “con misure di trasparenza per promuovere i consumi sul mercato interno di prodotti del territorio e favorire le esportazioni”.
“Il punto – leggiamo sempre sulla Gazzetta del Mezzogiorno – è che una offerta di prezzo al ribasso provoca effetti sensibili e diretti sull’intera filiera e, specialmente, a valle nella fase di produzione. E’ altrettanto insidioso il fenomeno che interessa alcune grandi e medie strutture di vendita che fanno ricorso al sistema delle aste elettroniche per aggiudicarsi dai fornitori ingenti quantitativi di prodotti alimentari al prezzo più basso o, meglio, a prezzi ben inferiori ai costi di produzione e per questo Coldiretti ritiene necessario procedere a un più rigoroso divieto, in quanto l’analisi della prassi commerciale relativa alla grande distribuzione organizzata rivela che la possibilità di effettuare vendite sottocosto sia legata ad una posizione dominante acquisita nella filiera con effetti predatori sulle imprese a valle”.
Noi scriviamo dalla Sicilia e non conosciamo bene la realtà commerciale della Puglia. Ma un consiglio possiamo azzardarlo: gli agricoltori della Puglia che producono agrumi – che non sono pochi, se è vero che, tra arance e clemetine, ‘viaggiano su una produzione annua di 2,6 milioni di quintali, una produzione che, a prezzi normali e senza speculazioni al ribasso, vale circa 115 milioni di euro – dovrebbero agire su due direttrici: trattare solo con la Grande distribuzione organizzata che lavora per valorizzare il territorio in cui opera (e questo tipo di Grande distribuzione esiste) e incrementare la vendita attraverso i mercati contadini locali, magari provando ad avvicinare i consumatori alle aziende agricole.
Interessante ci sembra un comunicato di Confagricoltura Calabria, che è la prima Regione italiana per la produzione di clementine:
“L’andamento climatico ha ridotto quest’anno la produzione italiana di clementine. Il caldo anomalo che si è registrato, in particolare nel mese di giugno, ha determinato una diminuzione dei raccolti con punte del 30% rispetto alla precedente annata – dicono i vertici di Confagricoltura della Calabria in un articolo pubblicato da il Quotidiano del Sud -. Il livello dei prezzi però non è soddisfacente, nonostante la minore disponibilità di prodotto – evidenzia il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti -. In alcuni casi, le clementine sono poste in vendita a prezzi inferiori a quelli che sarebbero giustificati dal normale gioco della domanda e dell’offerta. Invitiamo i protagonisti della filiera a valutare con urgenza la situazione, per migliorare nell’interesse di tutti le prospettive della campagna”.
“Negli ultimi tempi – aggiunge il vicepresidente di Confagricoltura, Nicola Cilento – sono stati realizzati investimenti e poste in essere importanti iniziative per valorizzare in termini commerciali la qualità della produzione italiana nei confronti della concorrenza, soprattutto spagnola. E’ il caso, ad esempio, della Igp Clementine di Calabria. Come produttori abbiamo avviato un programma pluriennale per migliorare la presenza delle clementine italiane sul mercato nazionale e all’estero. Il nostro auspicio – conclude Cilento – è che, con il contributo di tutti i soggetti interessati, il programma non sia rallentato o vanificato da iniziative di breve respiro in termine di prezzi. E soprattutto controproducenti per la parte agricola”.
QUI L’ARTICOLO DELLA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
QUI L’ARTICOLO DE IL QUOTIDIANO DEL SUD
Foto tratta da Mashed
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