La distruzione della Formazione, ‘u vuccazziu’ e i sindacati del modello “pane e companatico”

21 ottobre 2019

Un’amara analisi non soltanto sulla ‘macelleria sociale’ che ha travolto questo settore della vita pubblica, ma anche dei vari personaggi della politica, della burocrazia e del mondo sindacale da “pane e companatico” (nella metaforica foto sopra) che hanno determinato, ognuno per la propria parte, un dramma sociale

da Guzzo Costantino
del SIFUS Confali Formazione professionale della Sicilia
riceviamo e pubblichiamo

A pensare male si fa peccato,ma spesso ci si azzecca.
Le leggi esistono e vanno rispettate. Nella Formazione professionale siciliana, dopo aver sentito e visto di tutto di più, inclusi effetti speciali e mirabolanti da parte in (senso metaforico) del “gattopardo” centrista ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, al “rivoluzionario” comunista gelese Rosario Crocetta, anche lui ex presidente della Regione, sino all’attuale presidente della regione Nello Musumeci.

Per non parlare di assessori e dirigenti generali in pectore o con ruolo attribuito (forse) a vita, per meriti indecifrabili nella conduzione dell’assessorato Formazione professionale e Lavoro, con risultati pari al vuoto cosmico, di concerto con responsabili sindacali compartecipi di una ‘macelleria sociale’ che resterà agli annali della storia.

Non abbiamo bisogno di un tribunale per affermare con forza e determinazione che le leggi della Formazione professionale, ovvero la legge regionale 24/76 e la legge regionale 25/93 esistono, come certificato da svariati uffici regionali e dal massimo organo della Regione e come tali vanno rispettate e modellate sulla platea degli operatori assunti al 31.12.2008 con tutte le garanzie normative previste per la stessa platea, senza magheggi e giochetti con albi adoperati come un porto di mare, senza alcun riferimento alla data di assunzione.

Che piaccia o meno al brocardo di dirigenti generali e e assessori di un disastro annunciato, a tal proposito appare discutibile l’applicazione della legge n.223/91 che ha sancito migliaia di licenziamenti in luogo della disciplina di mobilità e ricollocazione prevista dal Ccnl e dalle norme regionali. Vicenda che, alla luce di fatti, oggi vede un gioco di scaricabarile cialtronesco che, ne siamo certi, esporrà al pubblico ludibrio coloro i quali, a vario titolo e partecipazione, hanno sancito la devastazione di un settore, a dispetto di presidenti, dirigenti e assessori esperti nell’arte del “vuccazziu”, e di sindacalisti dell’arte personale del “pane e companatico”.

 

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