Tutti parlano delle nuove tasse del Governo Conte bis. E magari hanno anche ragione, visto che quando governa i PD le tasse sono il motivo conduttore. Ma nessuno parla del fatto che per il Sud, nella manovra economica e finanziaria 2020, non c’è nulla. Anzi c’è uno scippo di 10 miliardi di euro allo stesso Sud sul quale il Ministro Provenzano tace. Lo ‘scivolone’ dello stesso Provenzano sulla Fiat di Termini Imerese
Come un bravo scolaretto, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha già inviato la manovra e economica e finanziaria 2020 a Bruxelles. Non avendo più né sovranità monetaria, né sovranità politica, nel nome del Two Pack, l’Italia, per approvare il proprio Bilancio, deve chiedere il ‘permesso’ all’Europa dell’euro. Già questa è una vergogna: un calare la testa all’Europa delle banche e della finanza che, nel Paese del “servo sudor”, viene dato per normale. Ma la cosa veramente incredibile – e noi, dal Sud, non possiamo non segnalarla – è l’assenza, in questa manovra 2020, di interventi in favore del Sud!
In queste ore si parla molto di nuove tasse: cosa normale quando il PD è al Governo. Si parla della vergognosa manovra sulla moneta contante (in pratica, con il Governo Conte bis, siamo tornati ai tempi del Governo di Mario Monti, quando si introdusse il limite di mille euro di contante per favorire le banche: cosa, questa, replicata dall’attuale Governo: altra vergogna!).
Ma non c’è il benché minimo accenno al Sud. Da quello che si capisce, la recente presa di posizione della UE che, dopo quasi un ventennio di fondi strutturali, si è accorta che l’Italia ha sistematicamente ignorato il principio di addizionalità, penalizzando Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, non ha sortito alcun effetto.
Per il Sud non c’è il ripristino dell’intervento ordinario, ma solo i soldi stanziati negli anni passati: il Fondo di Sviluppo e Coesione, i fondi europei e i vari ‘Patti’ di renziana memoria. In più, il Ministro del Mezzogiorno – il siciliano Giuseppe Provenzano, già nella segreteria tecnica dell’assessore regionale Alessandro Baccei (il renzianno mandato in Sicilia dal Governo Renzi ai tempi del disastroso Governo regionale siciliano di Rosario Crocetta) – invece di fare chiarezza sullo scippo di 10 miliardi di euro dal Fondo di Coesione programmato dall’ex sottosegretario leghista, Giancarlo Giorgetti, gira la Sicilia come un vecchio democristiano promettendo a destra e a manca.
A noi – lo diciamo subito – questo signor Giuseppe Provenzano non piace proprio: il fatto che abbia lavorato con il citato Governo Crocetta non dà alcuna garanzia, così come non dà alcuna garanzia il fatto che sia un esponente del PD, in assoluto, il partito politico più antimeridionale del momento insieme con la Lega di Salvini (diciamo che PD e Lega, in fatto di antimeridionalismo, se la battono…).
Ma quello che non dice e che dice in queste ore ‘sto Ministro Provenzano ci convince ancora di meno. Dal Ministro Provenzano – che è meridionale, siciliano della provincia di Caltanissetta – lo ribadiamo, ci aspettavamo chiarezza sullo scippo di 10 miliardi di euro dal Fondo di Sviluppo e Coesione: parliamo della furbata del leghista Giorgetti che abbiamo raccontato lo scorso 9 ottobre:
Giorgetti “ha fatto mettere, nero su bianco, che le risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione verranno utilizzate man mano che i progetti saranno ‘cantierabili’, cioè esecutivi, cioè pronti per essere realizzati. Peccato che non sono stati specificati i luoghi dove la ‘cantierabilità’ dei progetti si materializzerà. Che significa? Semplice: che siccome il Sud ha pochi progetti ‘cantierabili’, mentre nel Centro Nord ci sono già tanti progetti ‘cantierabili’, una parte delle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione – che sono fondi del Sud – andrà al Centro Nord Italia! Un ‘meraviglioso’ scippo silenzioso ai danni del Sud targato Lega di Matteo Salvini-Giancarlo Giorgetti. A quanto ammonterebbe questo nuovo scippo al Sud in salsa leghista? A circa 10 miliardi di euro. C’è un rimedio? Certo: il Ministro del Sud, Giuseppe Provenzano, dovrebbe bloccare subito questa furbata: e pazienza se leghisti, renziani e PD ci resteranno male!”.
Il Ministro Provenzano ha affrontato questo problema? Non ci sembra proprio. Il PD, Italia Vera di Renzi e grillini sono d’accordo con questo scippo? Noi non siamo d’accordo: e sarebbe bene che il Movimento 24 Agosto di Pino Aprile cominci a porre questo tema subito e non quando, progetti cantierabili del Nord alla mano, questi 10 miliardi del Fondo di Sviluppo e Coesione cominceranno ad essere utilizzati sopra la Linea Gotica!
Nemmeno quello che dice il Ministro Provenzano ci convince. Quindi, per l’attuale Ministro del Mezzogiorno, la vicenda di Termini Imerese sarebbe la più importante questione industriale della Sicilia? Quanti anni ha ‘sto Ministro? Ma la conosce la storia della Fiat di Termini Imerese, un costosissimo intervento a sostegno della Fiat spacciato per industrializzazione del Sud?
La realizzazione del polo Fiat a Termini Imerese – pensata nella seconda fase della Cassa per il Mezzogiorno, quando lo Stato decide di finanziare i ‘Poli di sviluppo’ del Sud – è stata, sin dall’inizio, un investimento sbagliato! L’unica nota positiva del disastro Fiat in Sicilia è che, a differenza dell’acciaieria di Taranto, che ha portato inquinamento, malattie, morte e disperazione, la Fiat di Termini Imerese non ha distrutto l’ambiente. Il resto è solo miseria!
Allo Stato e alla Regione siciliana la Fiat di Termini Imerese è costata una barca di soldi: un fiume di denaro pubblico che, alla fine, ha prodotto solo il nulla.
Chi ha un po’ di memoria ricorderà che, negli anni ’70 del secolo passato, per trasportare le automobili della Fiat prodotte a Termini Imerese era stato pensato il potenziamento del porto di questa città e il collegamento via nave con Genova e con altri porti italiani. Chi scrive era ancora un ragazzo quando iniziarono a dragare il porto di Termini Imerese. Negli anni ’80 chi scrive era già giornalista e il dragaggio, a Termini Imerese, in vista del ‘potenziamento’ del porto, continuava.
Quanto sia costata questa tela di Penelope sabbiosa a Termini Imerese nessuno l’ha mai capito. Quando abbiamo letto che Montecarlo vuole la sabbia di Termini Imerese per sistemare le proprie coste e, magari, per costruire nuovi spazi abitativi, ebbene, non abbiamo potuto fare a meno di sorridere: con tutta la sabbia che, dagli anni ’70 ad oggi, hanno dragato a Termini Imerese ci sarebbero venute almeno due nuove San Pietroburgo, altro che il Principato di Monaco…
Ironia a parte, il porto di Termini Imerese è rimasto sulla carta. E la Fiat, per trasportare le vetture prodotte a Termini Imerese, realizzò enormi mezzi di trasporto gommati che, per anni, hanno intasato la strada statale che collegava Cefalù con Messina (l’autostrada Palermo-Messina è stata completata – si fa per dire, ovviamente, perché cade a pezzi – nei primi anni del 2000).
Chi, in quegli anni, dovendo arrivare a Palermo da Messina (e viceversa), finiva dietro uno di questi mezzi gommati che trasportavano automobili, zact!: rimaneva intrappolato per ore ed ore!
La Fiat di Termini Imerese – pace all’anima sua! – ha chiuso i battenti nel 2011. E, da allora, va in scena una farsa – il ‘presunto’ rilancio dell’industria automobilistica – che è servita soltanto a drenare un fiume di denaro pubblico.
Intanto è semplicemente incredibile che, da allora, si proceda con la Cassa integrazione. Ha cominciato – con la Cassa integrazione – il Governo Berlusconi 2008-2011; poi il Governo Monti; poi il Governo Letta; poi il Governo Renzi; poi il Governo Gentiloni; poi il Governo tra grillini e leghisti; e ora l’attuale Governo Conte bis. Tutti ad erogare la Cassa integrazione a Termini Imerese!
L’ultima Cassa integrazione l’ha annunciata in queste ore proprio il Ministro Provenzano, quello che pensa che la Fiat di Termini Imerese sia stata una grande avventura imprenditoriale, così grande, ma così grande che ha lasciato solo il deserto!
Noi siamo felici che lo Stato, dal 2011, non lesini ammortizzatori sociali ai lavoratori ex Fiat di Termini Imerese. Ci piacerebbe capire il perché, però, questi lavoratori disoccupati siano gli unici, in Sicilia, ad usufruire di tale trattamento. Proprio nel 2011 – lo stesso anno della chiusura della Fiat di Termini Imerese – è iniziata la ‘macelleria sociale’ della Formazione professionale siciliana e degli Sportelli multifunzionali: circa 8 mila persone rimaste senza lavoro alle quali non solo non è stata riconosciuta (se non per un numero minimo e per un breve periodo di tempo) la Cassa integrazione, ma è stato anche negato il Fondo di garanzia previsto da una legge regionale.
Ma in Sicilia, si sa, quando i soggetti che commettono certe scorrettezze sono di una certa parte politica si sorvola…
Al giovane Ministro Provenzano, che parla ancora di industria automobilistica a Termini Imerese, va ricordato che c’è stata la possibilità di rilanciare veramente questo comparto in questa cittadina. E avvenuto quando Dr Motor (oggi Dr Automobiles), un’industri automobilistica del Molise, voleva veramente investire a Termini Imerese.
Ma alla ‘presunta’ classe dirigente di Termini Imerese e alla politica siciliana di quegli anni (e anche a certe sigle sindacali) del rilancio dell’automobile a Termini Imerese non gliene poteva (e non gliene può) fregare di meno. Questi signori non volevano un’azienda seria, ma solo funambolici giochetti finanziari per drenare soldi alla collettività (sul modello del ‘dragaggio’ della sabbia dal mare di Termini Imerese: il ‘modello’ è sempre lo stesso…).
E così è stato, se è vero che sulle funamboliche prove di ‘rilancio’ dell’automobile a Termini Imerese ci sono inchieste e sequestri da parte della magistratura…
Foto tratta da Il Fatto Nisseno
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