Ma a chi è venuto in testa di bandire un concorso per un lavoro che non può che essere di natura fiduciaria? Il presidente della Regione (e lo stesso discorso vale per i sindaci e, in generale, per chi, da eletto dal popolo, va ad amministrare la cosa pubblica) ha il diritto di scegliersi il giornalista o la giornalista di propria fiducia con contratti a termine: concluso il mandato del presidente eletto, finisce anche il lavoro dei giornalisti
Apprendiamo adesso che il 28 e 29 ottobre si celebreranno le prove pre-selettive, a quiz, nel quadro del concorso per l’ufficio stampa della presidenza della Regione siciliana. In realtà, non seguendo più da circa sei mesi le cronache dell’Assemblea regionale siciliana e, in generale, occupandoci marginalmente della politica siciliana (di cosa ci dovremmo occupare se Ars e politica siciliana vivacchiano sul vuoto-niente?), non eravamo nemmeno a conoscenza di questo concorso.
A nostro avviso – lo diciamo subito – bandire un concorso per l’ufficio stampa della presidenza della Regione e, in generale, per altre istituzioni che vengono gestite da chi è eletto dal popolo è un grave errore.
Per un motivo semplice: perché chi è eletto – il presidente della Regione (e gli assessori regionali) o un sindaco (dovrebbe essere così anche per le Province se le stesse Province non fossero state lasciate senza soldi e se fossero ancora gestite con criteri democratici) – ha tutto il diritto di scegliersi un giornalista di propria fiducia.
In parole semplici, il rapporto tra un eletto che va ad amministrare la cosa pubblica e il giornalista o la giornalista che lavora con lui non può che essere di natura fiduciaria. E, in quanto rapporto fiduciario, il contratto del giornalista non può che essere a termine: finito il mandato del presidente della Regione, dell’assessore regionale, del sindaco, finisce anche l’incarico del giornalista.
Bandire un concorso per giornalisti che poi resterebbero lì e, quindi, costringere – perché di questo si tratterebbe – gli eletti del futuro a servirsi di loro è quanto di più errato si possa immaginare!
Se è già un errore avere immaginato un concorso pubblico per giornalisti della presidenza della Regione, è ancora più assurdo aver previsto la pre-selezione con i quiz: i quiz sono contestati già nelle prove per accedere nelle università e i casi di assenza di trasparenza sono tanti.
Insomma, il Governo regionale di Nello Musumeci sta combinando un grande papocchio: e siamo meravigliati che ancora nessuno abbia contestato i quiz e l’intero concorso.
Questa storia del concorso con i quiz servirà solo a creare polemiche e una pioggia di ricorsi: soprattutto perché rimane il laico dubbio che questo concorso potrebbe servire per sistemare amici & parenti dei politici.
C’è anche una questione legata ai criteri. Chi scrive sarà anche un po’ ‘antico’, ma lavorare alla presidenza della Regione siciliana significa essersi occupati di un settore che presuppone la conoscenza non soltanto della vita del Parlamento dell’Isola, ma anche della pubblica amministrazione.
Non ci si inventa cronisti politici e parlamentari: lavoro che – lo ribadiamo – presuppone la conoscenza di tutti i settori dell’amministrazione regionale e degli enti locali.
Non per il concorso – che a nostro avviso, ribadiamo, è solo un errore – ma per un eventuale incarico fiduciario, un requisito necessario potrebbe essere rappresentato dal fatto di essersi occupati di cronaca politica regionale siciliana per almeno cinque anni, in un giornale o in un qualunque altro mezzo d’informazione: certificazione che dovrebbe essere firmata dal direttore del giornale o del mezzo d’informazione, ovviamente iscritto all’Albo dei giornalisti.
Il resto a noi sembrano solo papocchi poco chiari, destinati ad alimentare polemiche, ricorsi e, forse, anche nuovo lavoro per la Corte dei Conti.
Ah, dimenticavamo: i contratti a termine dei giornalisti debbono essere contratti giornalistici e non da pubblici dipendenti!
Foto tratta da Gazzettino on line
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