Il Sud? Molto più bello del Nord! Che ci affossa. I dubbi sulla manovra del Governo Conte bis

4 ottobre 2019

I dubbi del Sud per la manovra del Governo Conte bis. Il Centro Nord ruba al Sud 61 miliardi di euro all’anno. Con la restituzione di queste somme il Sud diverrebbe la Regione più ricca d’Europa, se è vero che è già la più bella per paesaggi e attrazioni turistiche, beni artistici e culturali, tradizioni gastronomiche e musicali, clima dolce e terra fertile, risorse naturali e quant’altro, pur senza infrastrutture. Ma una cieca ed egoistica visione nordcentrica…  

di Raffaele Vescera

Il Def, Documento economia e finanza, pur nella soporosa azione del Governo Conte bis, suscita speranze e preoccupazioni: l’Iva non crescerà, trovati i 23 miliardi utili a scongiurarne l’aumento, tuttavia si paventa l’ipotesi sacrosanta di aumentarla sui beni di lusso e diminuirla su quelli di largo consumo, assurdo pagare il 22% persino su assorbenti e pannolini, neanche fossero caviale e champagne.

Giusto ma, apriti cielo, i commedianti esterni e interni al governo, Berlu’, Salvi’ e Renzi’ dicono niet, il lusso non si tocca. Così come non si toccano le pestifere merendine e bevande gasate, Kapiton Fracassa insorge, nessuna tassa a chi produce dolciumi dannosi per la salute, il Nord di Ferrero e altri utilizzatori di olio di palma ci campano alla grande e non si toccano. Allora si tassino i biglietti aerei, qui insorge giustamente il Sud, vittima di una devastante emigrazione e penalizzato dalla carenza di ferrovie e strade, ancor più Sicilia e Sardegna, in mezzo al mare. I nostri giovani per tornare in Calabria , Sicilia e Sardegna da Milano spendono già un patrimonio in biglietti per l’aereo. Più costosi che per andare in America.

Il ministro della Sanità Speranza lascia sperare i poveri: abolire i ticket sulle cure per i meno abbienti, assurdo che un dipendente da 20.000 euro l’anno paghi come un ricco, si facciano ticket proporzionati al reddito. Apriti cielo, i soliti benpensanti dicono niet. Bisogna trovare i soldi per i servizi sociali, si tassi l’uso del contante, ci rimetteranno poveri e anziani che non fanno uso di carte di credito, allora si tassino i patrimoni dei ricchissimi, manco a parlarne, il Nord dei cumenda fa diga. Introdurre lo Ius culturae per dare la cittadinanza ai giovani nati in Italia, e abolire le vergognose concessioni autostradali? Sì, forse, ma, però…poi il ricco Nord già incazzato per i ritardi dell’autonomia differenziata da farsi a spese del resto d’Italia, s’offende.

Insomma si capisce, i privilegi non si toccano, le ingiustizie non si sanano, le disuguaglianze non si aboliscono, la nave va come sempre spensierata, pur nelle acque tempestose del Paese più indebitato e corrotto d’Europa, un Paese che va avanti da un secolo e mezzo con la più grande ingiustizia europea, la devastante disuguaglianza territoriale interna: la Questione meridionale. Conte viene al Sud, la sua terra, e lancia promesse. Torna a Roma e non se ne parla più, pur nella presenza di un bravo ministro per il Mezzogiorno, già vicedirettore della Svimez, come Provenzano, successore della imbarazzante Lezzi. Quali infrastrutture si potranno mai fare al Sud se il governo è impegnato a spendere 50 miliardi di Euro per fare le grandi opere al Nord, vieppiù inutili?

Ma per Provenzano i fondi ci sono: “Abbiamo miliardi non spesi, da riprogrammare per infrastrutture ambientali e sociali. La sfida è far arrivare direttamente agli Enti locali, con procedure standardizzate, le risorse. Perché non basta mettere a bilancio gli investimenti, la sfida è realizzarli prima che il Sud si sia svuotato dei suoi giovani.” Dice il ministro, e vediamo quanti miliardi trova raschiando il barile. “Alla Legge di Bilancio affiancheremo il Piano per il Sud. Da giorni con Conte siamo al lavoro. Il messaggio deve essere chiaro: basta con la contrapposizione, è anche interesse del Centro-Nord investire al Sud, avviare il motore interno dello sviluppo.” Prosegue il Provenzano: “Gli ingredienti sono semplici, rilancio degli investimenti pubblici e privati. Rifinanziare il credito d’imposta per investimenti, avviare un fondo per la crescita dimensionale delle imprese e per il trasferimento tecnologico”.

Ottimi propositi quelli del ministro, ma dubitiamo che la timida azione di questo governo impastoiato possa approdare a qualcosa per il Sud. Di piani e progetti ne sono stati annunciati a iosa, ma se non si ha il coraggio di restituire al Sud i 61 miliardi di Euro che ogni anno lo Stato sottrae alle Regioni meridionali per darli al Nord, non ci sarà alcuna rinascita per il Sud che, con il 34% della popolazione, si vede destinare solo il 28% della spesa pubblica, con un gap di 3.250 Euro per ogni abitante.

Senza chiedere niente di più di quanto gli spetta, con 61 miliardi l’anno, il Sud, dalla più povera che è, diverrebbe la Regione più ricca d’Europa: secondo le riviste internazionali, è già la più bella per paesaggi e attrazioni turistiche, beni artistici e culturali, tradizioni gastronomiche e musicali, clima dolce e terra fertile, risorse naturali e quant’altro, pur senza infrastrutture. Ma una cieca ed egoistica visione nordcentrica, negandogli quanto gli spetta per legge, lo condanna alla povertà, condannando se stessa allo sviluppo dimezzato. Per arraffare tutto e subito, il Nord è come il classico sciocco che si castra per fare un dispetto alla moglie.

In quanto alla rappresentanza politica del Nord che va per la maggiore, quella lega razzista e incolta con evidenti tratti barbarici, a fronte di tali insane disuguaglianze, non avendo nulla nella capoccia, anziché reagire alla rappresaglia doganale del loro amico sovranista Trump, preferisce parlare d’altro per bocca del suo capitone da strapazzo, nullafacente a Milano ma attivo a Milano marittima, tra un mojito e una cubista. Ora lancia anatemi, bollati dal giornale vaticano L’Avvenire come polemiche da polli, contro l’arcivescovo di Bologna, colpevole di aver fatto distribuire, per la festa di San Petronio, tortellini al pollo anziché quelli classici con carne di maiale. Ciò per favorire anche chi non mangia suino. Apriti cielo: “E’ un insulto alle tradizioni padane”, tuona, più ridicolo che mai, Kapiton Salvi’, solito a ingozzarsi di cibo spazzatura come vedesi da innumerevoli selfie. Ma sì, ammettiamolo, è un insulto alle tradizioni suine.

Angolo nel Salento, foto tratta da Viaggi Partinsieme

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