Il 7 ottobre alla Camera mozione per bloccare il 5G: come voteranno i deputati, grillini in testa?

3 ottobre 2019

La mozione è stata presentata dalla parlamentare Sara Cunial (eletta nel Movimento 5 Stelle e poi espulsa) e da altri quattro parlamentari. sarà interessante vedere come voteranno tutti i parlamentari rispetto a una tecnologia che il giornalista Giulietto Chiesa ha definito “un attentato all’uomo”. Alla fine dell’articolo trovate il testo della mozione che Sara Cunal pubblica sulla propria pagina Facebook

Nella propria pagina Facebook la parlamentare nazionale Sara Cunial (eletta nel Movimento 5 Stelle e poi espulsa) ricorda che, tra quattro giorni – per la precisione il prossimo 7 ottobre – la Camera dei deputati esaminerà e metterà ai voti la mozione che punta a sospendere la tecnologia 5G in Italia. Sarà interessante vedere come si comporteranno i parlamentari di tutti i partiti politici, in testa i parlamentari del PD e, soprattutto, i parlamentari del Movimento 5 Stelle.

Noi ci siamo più volte occupati del 5G, soprattutto in riferimento all‘abbattimento degli alberi in Italia e in tanti altri Paesi del mondo.

Interessante anche quello che sul 5G dice il giornalista Giulietto Chiesa in questo VIDEO

Sara Cunial (nella foto sopra tratta da la Repubblica) ricorda che la mozione è stata da lei presentata insieme con i colleghi Veronica Giannone, Gloria Vizzini, Silvia Benedetti Portavoce alla Camera, Manfred Schullian.

“Un testo importantissimo – scrive Sara Cunial – con cui si impegna il Governo ad adottare iniziative per sospendere qualsiasi forma di sperimentazione tecnologica del 5G nelle città italiane, in attesa della produzione di sufficienti evidenze scientifiche per giudicarne l’innocuità; a mantenere gli attuali valori limite di legge nella soglia d’irradiazione elettromagnetica; ad adottare iniziative per minimizzare il rischio sanitario; ad adottare iniziative per integrare i contratti d’asta da stipulare e/o già stipulati con l’industria aggiudicataria delle nuove bande 5G con l’inserimento di una clausola per un contributo economico con finalità risarcitoria per eventuali danni cagionati alla salute della popolazione; a promuovere uno studio sugli effetti biologici delle radiofrequenze #4G e #5G presso un ente indipendente e privo di conflitti d’interessi con l’industria; ad adottare iniziative per istituire una commissione di vigilanza permanente, indipendente e scevra da conflitti di interesse, per il monitoraggio degli effetti dei campi elettromagnetici; a promuovere la ricerca di tecnologie più sicure, meno pericolose ed alternative al wireless come il cablaggio ed altri; a farsi promotore, in sede comunitaria, di una revisione complessiva di tutta la normativa europea relativa alla protezione della salute pubblica dalle radiazioni non ionizzanti ispirata alle raccomandazioni della «Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Icnirp)” in evidente conflitto di interessi causa riconosciuti legami con le lobby delle telecomunicazioni”.

“Si tratta di una mozione – ricorda ancora la parlamentare – supportata da milioni di italiani, da evidenze scientifiche e dal parere di autorevoli esperti, nazionali e internazionali, in linea con il lavoro svolto da altri diversi Stati e amministrazioni. Una mozione che metterà finalmente la parola fine a una pagina impietosa della nostra Repubblica che ha visto svenduti i nostri diritti – sanitari e ambientali – per soddisfare interessi economici e smanie di potere e controllo di soggetti lontani anni luce dal popolo italiano”.

“Confidiamo che il voto in aula sia unanime – conclude Sara Cunial – e che il principio di precauzione, i diritti dei cittadini la nostra Costituzione riacquistino finalmente la priorità”.

Foto tratta da Velvet Media

QUI DI SEGUITO IL TESTO DELLA MOZIONE:

La Camera,

premesso che:

le radiofrequenze del wireless di quinta generazione, meglio conosciute come 5G, dal 2019 sono considerate pericolose dal Comitato scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti della Comunità europea (Scheer) notoriamente negazionista sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici. Lo Scheer afferma che il «5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche»;

i campi elettromagnetici a radiofrequenza (Cem-Rf) promuovono lo stress ossidativo, una condizione implicata nello sviluppo del cancro, in diverse malattie acute e croniche e nell’omeostasi vascolare. Recenti studi hanno anche suggerito effetti sulla riproduzione, metabolici e neurologici in grado di alterare la resistenza batterica agli antibiotici. Quest’anno l’Alleanza contro il cancro (fondata nel 2002 dal Ministero della salute e di cui fa parte l’Istituto superiore di sanità) ha ufficializzato un progetto di studio sul glioblastoma, tumore maligno del cervello, per il quale sono ipotizzate correlazioni con le onde elettromagnetiche;

la Carta Costituzionale sancisce all’articolo 9, secondo comma, e all’articolo 32 primo comma, lo sviluppo della ricerca scientifica, la tutela e la salvaguardia della salute umana e ambientale considerandoli beni inalienabili; la normativa nazionale in materia, prevista dalla legge n. 36 del 2001 «legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici», nasce con lo scopo di assicurare la tutela della salute dei lavoratori, delle lavoratrici e della popolazione, nonché la tutela dell’ambiente e del paesaggio, mediante la promozione sia dalla ricerca scientifica per la valutazione degli effetti dell’esposizione a determinati livelli di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sia dell’innovazione tecnologica finalizzata a minimizzare l’intensità e gli effetti dell’esposizione; ai sensi dell’articolo 168 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, la responsabilità primaria di proteggere la popolazione dai potenziali effetti nocivi dei campi elettromagnetici appartiene agli Stati membri, inclusa la scelta delle misure da adottare in base a età e stato di salute;

sebbene alcune evidenze scientifiche siano tuttora controverse, lo Iarc dell’Oms nel 2011 ha classificato i Cem-Rf come «possibile cancerogeno per l’uomo». Proprio in questi giorni nelle «Raccomandazioni del gruppo consultivo sulle priorità per la Monografia IARC», lo Iarc ha ufficializzato una rivalutazione della classificazione generale sulla cancerogenesi che potrebbe comportare l’innalzamento dei Cem-Rf in classe 2B come «probabile agente cancerogeno», se non nella classe 1, cioè in quella dei cancerogeni certi. L’esito finale della riclassificazione è previsto entro i prossimi cinque anni;

un ampio studio del 2018 a cura del programma nazionale di tossicologia degli Usa (National toxicology program), ha dimostrato un aumento significativo dell’incidenza del cancro cerebrale e di tumore al cuore negli animali esposti a campi elettromagnetici anche a livelli inferiori a quelli fissati nelle attuali linee guida della Commissione internazionale sulla protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Icnirp);

peraltro, è necessario evidenziare come proprio «le Linee guida sulla protezione della popolazione mondiale dall’esposizione alle radiofrequenze e microonde» considerano solo gli effetti termici a breve termine simulati sui cosiddetti phantoms, manichini riempiti di gel. Tra l’altro, è opportuno ricordare che le linee guida derivano proprio dalla Icnirp, ovvero da un organismo privato con sede in Germania già al centro di numerose polemiche e attacchi da parte di scienziati, medici e ricercatori di mezzo mondo. Organismo spesso accusato di conflitti d’interesse, contiguità con la lobby delle telecomunicazioni e scarsa trasparenza nell’operato, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo fermo su parametri obsoleti e superati dalla letteratura biomedica più recente e sostenitore di una tesi negazionista sui cosiddetti effetti non termici a medio-lungo termine dei Cem-Rf;

nel 2017, il medico svedese Lennart Hardell, il ricercatore più eminente al mondo sui rischi di tumore del cervello connessi all’uso a lungo termine dei telefoni cellulari, pubblicò sulla rivista scientifica International Journal of Oncology una dura critica all’Icnirp, avallata da alcuni esponenti politici del Consiglio d’Europa, sostenendo che non ci sono prove che l’Icnirp sia un’associazione di scienziati indipendenti e che proprio l’Icnirp sia l’interlocutore privilegiato per minimizzare le prove degli effetti biologici, cioè dei danni alla salute umana esposta alle radiofrequenze che se portati i valori soglia a 61 V/m (come hanno lasciato intendere esponenti dell’attuale maggioranza e del Governo) sarebbero addirittura circa 300.000 volte più permissive di quanto non sia necessario;

Martin Pali, professore emerito di biochimica e scienze mediche di base della Washington State University (USA) nonché tra più esperti al mondo in materia di interazione tra campi elettromagnetici e salute, nel commento dell’8 ottobre 2018 alle «Linee Guida» dell’Icnirp e alle relative «Appendici sui limiti per l’esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici variabili nel tempo (da 100 kHz a 300 GHz)» ha denunciato il pericolo per la salute umana derivabile dalle radiofrequenze e dal 5G, puntando su storture, falle metodologiche e grossolani limiti di contenuto evidenziati nel controverso documento diffuso dell’Icnirp;

secondo la sua analisi ci sono almeno otto pericoli dimostrati correlati alle esposizioni alle radiazioni del 5G: danni cellulari al Dna – rottura al filamento singolo del Dna, rottura del filamento doppio, ossidazione delle basi del Dna; diminuzione della fertilità maschile e femminile, aumento di aborti spontanei, abbassamento di ormoni come estrogeni, progesterone e testosterone, abbassamento della libido; danni neurologici e neuropsichiatrici; apoptosi e morte cellulare; stress ossidativo e aumento dei radicali liberi (responsabili della maggior parte delle patologie croniche); effetti ormonali; aumento del calcio intracellulare; effetto cancerogeno sul cervello, sulle ghiandole salivari, sul nervo acustico;

Olle Johansson, neuro scienziato del Karolinska Institute (che assegna il premio Nobel per la fisiologia e la medicina) ha affermato che la prova del danno causato dai campi elettromagnetici a radiofrequenza «è schiacciante», mentre il dottor Ronald Powell, un fisico laureato ad Harvard che ha lavorato presso la National Science Foundation e l’Istituto nazionale degli standard e della tecnologia, condivide preoccupazioni simili riguardo al potenziale danno diffuso dalle radiazioni a radiofrequenza;

recenti studi pubblicati nel 2018, del Centro per ricerca sul cancro dell’Istituto Ramazzini evidenziano poi un aumentato rischio, sia per i tumori alla testa sia per gli schwannomi, il più pericoloso dei quali è il tumore cardiaco. Tali risultati, basati sulla sperimentazione animale su cavie uomo-equivalenti, insieme agli ultimi studi epidemiologici sugli utilizzatori di cellulari condotti dall’oncologo Lennart Hardell, fanno concludere agli studiosi che è tempo di aggiornare la classificazione Iarc;

nel 2019 dalla direzione generale per le politiche europee del dipartimento tematico per le politiche economiche, scientifiche e di qualità della vita, incaricato dalla Commissione industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo di analizzare lo sviluppo del 5G in Europa, afferma che: «i campi (elettromagnetici) sono altamente focalizzati dai raggi, variano rapidamente con il tempo e il movimento e per questo imprevedibili. I livelli e i modelli del segnale interagiscono come un sistema a circuito chiuso. (…) Il problema è che al momento non è possibile simulare o misurare accuratamente le emissioni di 5G al di fuori del laboratorio, nel mondo reale»;

un ulteriore rischio per la salute pubblica causato dal 5G è l’elettrosensibilità. Già nel 2004 l’Organizzazione mondiale della sanità ha organizzato a Praga un convegno sull’elettrosensibilità, una sindrome altamente invalidante e fortemente in crescita nei paesi occidentali e industrializzati, malattia definita come «… un fenomeno in cui gli individui avvertono gli effetti avversi sulla salute quando sono in prossimità di dispositivi che emanano campi elettrici, magnetici o elettromagnetici»;

l’elettrosensibilità è poi dimostrata in quattro studi (Rea 1991 Havas 2006, 2010, McCarty et al. 2011) in cui è possibile identificare persone con ipersensibilità elettromagnetica e dimostrare che possono essere testati usando risposte obiettive, misurabili, dimostrando che questi cittadini sono realmente ipersensibili se confrontati con i normali controlli; ci sono veri e propri cambiamenti fisiologici nei soggetti con elettrosensibilità e diverse ricerche (De Luca, Raskovic, Pacifico, Thai, Korkina 2011 e Irigaray, Caccamo, Belpomme 2018) hanno dimostrato che le persone elettrosensibili hanno alti livelli di stress ossidativo e una prevalenza di alcuni polimorfismi genetici, che potrebbero suggerire una predisposizione genetica;

i ricercatori stimano che circa il 3 per cento della popolazione mondiale ha gravi sintomi associati alla elettrosensibilità, mentre un altro 35 per cento della popolazione ha sintomi moderati come deficit del sistema immunitario o malattie croniche, mentre in Italia la sindrome è stata riconosciuta dalla regione Basilicata secondo la decodifica ICD9-CM e ricompresa nell’elenco delle malattie rare con delibera di giunta n. 1296 del 15 ottobre 2013;

in questo scenario in evoluzione, sebbene gli effetti biologici dei sistemi di comunicazione 5G siano scarsamente studiati mancando uno studio preliminare degli effetti sulla salute, è iniziato un piano d’azione internazionale per lo sviluppo di reti 5G con un prossimo incremento nel numero di dispositivi e nella densità di piccole celle e con l’uso di onde millimetriche (mmW);

in Italia è stata avviata la sperimentazione nelle città di Prato, L’Aquila, Matera, Bari, Milano, a cui si sono aggiunte Roma, Torino e in ultimo Genova e Cagliari;

con delibera n. 231/18/CONS l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha poi individuato un’ulteriore lista di 120 piccoli comuni d’Italia in cui, nei prossimi mesi, è prevista l’estensione della fase sperimentale del 5G;

osservazioni preliminari hanno mostrato che le mmW aumentano la temperatura della pelle, alterano l’espressione genica, promuovono la proliferazione cellulare e la sintesi di proteine legate allo stress ossidativo, processi infiammatori e metabolici, possono generare danni oculari e influenzare le dinamiche neuromuscolari. Sono necessari ulteriori studi per esplorare meglio e in modo indipendente gli effetti sulla salute dei Cem-Rf in generale e delle mmW in particolare;

secondo diversi scienziati sono necessari ulteriori studi per esplorare in modo migliore e indipendente gli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici a radiofrequenza in generale e delle microonde millimetriche del 5G in particolare. Tuttavia, i risultati disponibili appaiono essere sufficienti per dimostrare l’esistenza di effetti biomedici, per invocare il principio di precauzione, per definire i soggetti esposti come potenzialmente vulnerabili e per rivedere i limiti esistenti;

in questa direzione le parole del Sottosegretario Micillo: «il nostro Paese ha fondato la disciplina in materia sul principio di precauzione, con specifico riferimento agli impianti, ai sistemi e alle apparecchiature per usi civili e militari e delle forze di polizia, che possono comportare rischi per la salute con specifico riferimento alla frequenza da zero a 300 miliardi di Hertz. L’individuazione dei valori limite, rimessa dalla legge a decreti successivi, è stata poi operata con due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri l’8 luglio 2003. Il primo si applica alle sorgenti fisse e ad alta frequenza e stabilisce i valori limite al fine della protezione della popolazione dagli effetti indotti dai campi elettromagnetici e gli obiettivi di qualità ai fini della progressiva minimizzazione del rischio, nonché le tecniche di misurazione, di rilevamento dei livelli di immissione elettromagnetica. Il secondo fissa i valori limite relativi alle sorgenti di frequenza estremamente basse, in particolare agli elettrodotti»;

più di 200 scienziati di tutto il mondo hanno rivolto un appello alle istituzioni dell’Unione europea per chiedere il blocco della tecnologia 5G a causa delle crescenti preoccupazioni per l’aumento delle radiazioni da radiofrequenza e dei relativi rischi per la salute. Un altro appello sottoscritto da 54.000 cittadini, ha raccolto le adesioni di ricercatori e organizzazioni di 168 Paesi al mondo e mette a disposizione una bibliografia ricchissima che attesta numerosi rischi biologici da elettrosmog;

l’alleanza italiana stop 5G ha organizzato recentemente a Roma il 1° meeting nazionale dal titolo «Emergenza politica di precauzione» a cui hanno aderito e partecipato parlamentari di diversi schieramenti, consiglieri regionali, sindaci, assessori, consiglieri comunali, avvocati, scienziati, medici, tecnici, giornalisti, movimenti e partiti politici, associazioni di malati, comitati civici, gruppi di consumatori e di ecologisti/ambientalisti/animalisti oltre che numerosi cittadini. Anche grazie ad una petizione sottoscritta da 11.000 cittadini italiani il meeting ha avuto un grande successo mediatico. L’evento patrocinato dall’Istituto Ramazzini, Associazione medici per l’ambiente Isde Italia, Assimas Associazione italiana di medicina ambiente e salute, Icems International Commission for Electromagnetic Safety, ha fatto il punto sulle preoccupazioni riguardo agli effetti del 5G sulla salute umana e ha portato alla redazione di una serie di atti certamente utili per Governo e Parlamento;

tra l’altro, un’adeguata conoscenza dei meccanismi patofisiologici che collegano l’esposizione Cem-Rf al rischio per la salute dovrebbe essere utile anche nell’attuale pratica clinica, in particolare in considerazione di evidenze che indicano fattori estrinseci come elementi che contribuiscono pesantemente al rischio di cancro e alla progressiva crescita epidemiologica di malattie non trasmissibili,

impegna il Governo

1) ad adottare iniziative per sospendere qualsiasi forma di sperimentazione tecnologica del 5G nelle città italiane, in attesa della produzione di sufficienti evidenze scientifiche per giudicarne l’innocuità;

2) a mantenere gli attuali valori limite di legge nella soglia d’irradiazione elettromagnetica, puntando sulla minimizzazione del rischio proprio come indicato nei report del Bioinitiative Group, dal Parlamento europeo nella risoluzione del 2009 e l’Assemblea del Consiglio d’Europa con la risoluzione n. 1815 del 2011, e a valutare tutte le opinioni critiche e i giudizi negativi giunti dalla comunità scientifica in merito agli effetti di un eventuale innalzamento dei limiti di legge;

3) ad adottare iniziative per minimizzare il rischio sanitario promuovendo uno studio epidemiologico sui campi elettromagnetici che sia sviluppato da enti indipendenti non riconducibili alle aziende di telecomunicazione interessate a sviluppare la tecnologia 5G anche a discapito della salute della popolazione;

4) ad adottare iniziative per integrare i contratti d’asta da stipulare e/o già stipulati con l’industria aggiudicataria delle nuove bande 5G con l’inserimento di una clausola per un contributo economico con finalità risarcitoria per eventuali danni cagionati alla salute della popolazione;

5) a promuovere uno studio preliminare nazionale sugli effetti biologici delle radiofrequenze 4G e 5G presso un ente indipendente e privo di conflitti d’interessi con l’industria, attesa la disponibilità dell’Istituto Ramazzini;

6) ad adottare iniziative per istituire una commissione di vigilanza permanente per il monitoraggio degli effetti dei campi elettromagnetici, individuando membri della scienza e della medicina indipendente, unitamente ad un coordinamento tra le associazioni dei malati;

7) a promuovere la ricerca di tecnologie più sicure, meno pericolose ed alternative al wireless come il cablaggio e il «Li-Fi» – quest’ultimo non utilizzando radiofrequenze ma lo spettro della luce solare – che hanno indubbi vantaggi e possono superare le criticità date dal 5G;

8) a farsi promotore, in sede comunitaria, di una revisione complessiva di tutta la normativa europea relativa alla protezione della salute pubblica dalle radiazioni non ionizzanti ispirata alle raccomandazioni della «Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Icnirp)», e in particolare della raccomandazione 1999/519/CE del Consiglio, del 12 luglio 1999, relativa alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz.
(1-00183) «Cunial, Benedetti, Vizzini, Giannone, Schullian». 

 

 

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