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Dazi doganali USA all’Europa: perché Trump ha ragione da vendere

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Il presidente degli Stati Uniti d’America ha fatto benissimo a rifilare all’Europa dei furbi i dazi doganali. Germania e Francia non possono pensare di aiutare le proprie industrie per poi vendere gli stessi prodotti industriali agli USA distruggendo l’industria americana. Trump ha fatto bene anche a colpire l’Italia? A nostro avviso, sì. Vediamo il perché

di Economicus

Come abbiamo scritto stamattina, dopo la sentenza del WTO, sono arrivati i dazi doganali degli Stati Uniti d’America di Trump all’Italia. Da quello che si sa fino a questo momento, ne faranno le spese alcuni formaggi del nostro Paese: Parmigiano reggiano,Pecorino romano e Provolone. 

Una cosa va detta: Tramp mantiene le promesse elettorali. Si è impegnato a colpire chi agisce in modo scorretto, sul piano commerciale, contro gli Stati Uniti d’America: e lo sta facendo. 

E’ stata l’Europa a provocare la reazione di Trump. I problemi li ha creati il consorzio Airbus, dove Germania e Francia fanno il bello e il cattivo tempo. E Trump, dopo che la sentenza del WTO (World Trade Organization, l’organizzazione internazionale che supervisiona gli accordi commerciali tra la stragrande maggioranza dei Paesi del mondo) gli ha dato ragione, ha reagito. Colpendo l’Europa e anche l’Italia, che non fa parte del consorzio Airbus.

A nostro modesto giudizio, Trump ha fatto benissimo: ha parlato con i liberisti a convenienza di Germania e Francia con l’unico linguaggio che questi signori capiscono: quello del denaro. Dal 18 ottobre in poi, alcuni prodotti di alcuni Paesi europei, per entrare negli Stati Uniti, dovranno pagare i dazi fino a circa 700 miliardi di euro.

E’ giusto che gli USA hanno colpito l’Italia? Sì. Il nostro Paese, infatti, ha dimostrato di non contare nulla nell’Unione Europea dell’euro: non tanto e non soltanto perché non è più nemmeno in grado di nominare un proprio Ministro dell’Economia, ma soprattutto perché Germania e Francia fanno quello che vogliono, fornendo aiuti scorretti alle proprie aziende industriali (ribadiamo: questo è stato certificato dal WTO), mentre all’Italia non è concesso nulla: deve solo obbedire e basta!

Dando una ‘botta’ all’Italia, gli USA raggiungono un risultato politico importante: seminano zizzania e, per quello che vale, visto che l’Italia molto difficilmente reagirà, fanno capire agli imprenditori italiani che stare dentro un’Unione Europea dove alcuni si fanno i cavoli propri, mentre altri – è il caso appunto dell’Italia – devono obbedire e tacere non è una grande cosa. Anzi, se la dobbiamo dire tutta, è un suicidio politico ed economico.

C’è, poi, un altro aspetto positivo: i dazi doganali mettono in discussione il liberismo economico: e questo è un fatto epocale: ma di questo parleremo in un altro articolo.

Ah, dimenticavamo: vi stanno raccontando che, a causa dei dazi doganali, l’Unione Europea entrerà in recessione economica. Questa è una fesseria enorme: la UE è già entrata in recessione perché la moneta unica è gestita per fare gli interessi di alcuni Paesi europei (Germania in testa) a scapito di altri Paesi europei (l’Italia, ovviamente, è tra questi ultimi).

I dazi doganali con la recessione che colpirà in modo sempre più pesante l’Europa a partire dalla primavera del prossimo anno non hanno nulla a che vedere.

La recessione è il frutto bacato di una caduta della domanda al consumo: gli europei – o quanto meno una parte importante dei 500 milioni circa di cittadini europei – hanno pochi soldi in tasca, o non ne hanno proprio (ricordiamoci che l’Unione Europea dell’euro ha ‘fatturato’ in un ventennio oltre 100 milioni di poveri su una popolazione, l’abbiamo già accennato, di 500 milioni di persone).

Non potendo acquistare i beni per mancanza di soldi, i cittadini europei fanno entrare in crisi il sistema. Ci vorrebbe un’operazione keynesiana a molti, ma moti zeri, facendo arrivare i soldi alle famiglie e non alle banche.

Ma questo non avverrà, perché chi gestisce l’euro è schiavo di un’altra cultura economica lontana anni luce da Keynes.

Foto tratta da The Atlantic  

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