Dopo il via libera del WTO agli Stati Uniti arrivano le prime notizie – non esattamente esaltanti – per alcuni simboli del Made in Italy agro-alimentare. Sono i dazi doganali USA per il Pecorino romano, per il Parmigiano Reggiano, per i prosciutti e per altri prodotti ancora. Sono gli effetti, quasi logici, della globalizzazione dell’economia che rischia di fare sparire le agricolture di interi Paesi – AGGIORNAMENTO: prosciutto escluso dai dazi USA
Arrivano nuovi problemi per il Pecorino romano, il formaggio prodotto in massima parte con il latte delle pecore della Sardegna. A quanto si apprende dalla lista dei prodotti pubblicata dalle autorità statunitensi dopo il via libera del WTO agli USA, il prossimo 18 ottobre entreranno in vigore i dazi doganali per il Pecorino romano e per altri prodotti italiani.
Per la cronaca, il WTO (World Trade Organization) è un’organizzazione internazionale (Organizzazione Mondiale del Commercio, OMC) istituita per supervisionare gli accordi commerciali tra i Paesi che ne fanno parte (per la precisione, 164 Paesi, a cui se ne aggiungono altri 22 con ruolo di osservatori: nel complesso il WTO si pronuncia su oltre il 95% del commercio mondiale di beni e servizi nel mondo).
Perché ci soffermiamo, in particolare, su Pecorino romano? Perché a novembre – in base all’accordo siglato lo scorso marzo, dopo le proteste dei pastori sardi – gli stessi pastori sardi dovrebbero ricevere l’integrazione, che era stata agganciata al miglioramento delle vendite del Pecorino romano. Ecco, a noi questa non sembra una bella notizia, né per gli industriali che producono il Pecorino romano, né Per i pastori sardi.
Volendo, la brutta notizia si stende anche ai produttori di Parmigiano reggiano, se è vero che i dazi doganali americani colpiranno anche questo prodotto.
Lo stesso discorso vale per il Provolone. E anche per il prosciutto italiano.
Stando a quello che leggiamo qua e là, i davi doganali americani non colpirebbero il prosecco e l’olio d’oliva.
Tra i prodotti che verrebbero colpiti dai dazi doganali americani ci sarebbero anche i vini francesi e altri formaggi.
Che dire di quest dazi doganali? Che sono la conseguenza logica della globalizzazione dell’economia, che rischia di distruggere le economie (e soprattutto le agricolture) di tanti, troppi Paesi. Anche perché se l’unità di misura di un prodotto diventa il suo basso costo, il peggioramento della qualità degli stessi prodotti e il proliferare dei ‘tarocchi’ sono effetti inarrestabili. Che si arrestano, per l’appunto, con l’introduzione di dazi doganali a tutela dei prodotti di un Paese.
AGGIORNAMENTO:
Nei dazi doganali Usa “non rientrano i prosciutti italiani né tanto meno il Prosciutto di San Daniele.
Lo afferma il direttore del Consorzio del pregiato crudo friulano Mario Emilio Cichetti, bollando l’ipotesi di dazi come una “fake news, destituita di ogni fondamento”.
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