Dare in ‘pasto’ al Governo nazionale lo Statuto siciliano, come propone la parlamentare del Movimento 5 Stelle, Angela Foti? Ma per favore! Il tutto, poi, per una manciata di milioni di euro, quando il Governo nazionale continua a scippare alla nostra Regione miliardi e miliardi di euro! Affidare lo Statuto siciliano a un Parlamento nazionale dove prevalgono Lega, PD e grillini sarebbe una follia!
Dopo essersi alleati con il PD, i grillini sono diventati autonomisti e costituzionalisti. Nella testa della parlamentare regionale del Movimento 5 Stelle, Angela Foti, lo Statuto siciliano, in un momento politico delicatissimo, dovrebbe essere dato in ‘pasto’ a un Parlamento nazionale dove tre forze politiche che anno affossato il Sud e la Sicilia la fanno da padroni: Lega, PD e Movimento 5 Stelle.
Scrive la ‘costituzionalista-autonomista’ Angela Foti:
“Persi altri 38 mln € e siamo già a 268, perché la Regione siciliana non ha completato correttamente la procedura per il trasferimento di funzioni dallo Stato in materia di industria, artigianato e di agevolazioni alle relative imprese. Anche quest’anno quindi risorse in meno in Sicilia, con un grave danno per i comparti produttivi”.
La parlamentare grillina ha addirittura presentato una mozione e un ordine del giorno all’Ars “per impegnare il governo Musumeci ed in particolare gli assessori Turano e Armao a completare in maniera corretta l’iter avviato con la delibera di giunta 12 del 2018”.
“Non aver ancora adeguato lo Statuto alla Bassanini – ricorda Foti – costa ai siciliani, in termini di mancate risorse, dal 2011 a oggi, circa 230 milioni di euro risorse che la Sicilia non può riscuotere e che vengono redistribuite dallo Stato. Mentre il nostro governo regionale, che a luglio del 2019 ha ricevuto le osservazioni da parte dello Stato sulla necessità di riformulare la modifica allo Statuto regionale, perde tempo e non porta avanti le procedure previste, le altre Regioni ricevono fondi proporzionati ogni tre mesi”.
“In particolare con gli atti che ho presentato – specifica la deputata M5S – chiedo la solerte approvazione di un corretto schema di norme di attuazione che risponda alle osservazioni poste dagli uffici statali, auspicando un coinvolgimento dell’Ufficio legislativo e legale, per impedire che ulteriori lungaggini burocratiche causate anche da parte dello Stato, della Commissione Paritetica e dei Ministeri competenti che possano ledere gli interessi dei siciliani”.
Il significato di quest’ultima parte del comunicato ci sfugge.
Il nostro augurio, invece, è che l’Assemblea regionale non proceda e blocchi tutto. Per due buoni motivi.
Il primo motivo l’abbiamo già detto: affidare lo Statuto siciliano a un Parlamento a stragrande maggioranza antimeridionale e antisiciliana è una follia.
Il secondo motivo è che, l’ultima volta che il Parlamento italiano ha ‘ritoccato’ le norme di attuazione dello Stato è stata fatta una porcata immane: ci riferiamo al 2016, quando hanno stravolto l’articolo 36 dello Statuto.
L’onorevole Foti non si preoccupi di questa manciata di milioni di euro: pensi, invece, alle decine di miliardi di euro che il passato Governo nazionale di centrosinistra, in combutta con il PD siciliano, hanno scippato alla Regione siciliana.
Scippi – per la cronaca – che il Governo nazionale di grillini e leghisti hanno avallato.
Se la nostra brava deputata regionale grillina ha problemi a ricostruire gli scippi dello Stato alla Regione siciliana tra il 2014 e il 2016, ebbene, può ascoltare l’intervento che, nel 2016, il suo compagno di Movimento, Alessio Villarosa, ha fatto alla Camera dei deputati: Villarosa ricostruisce per filo e per segno come e quanti soldi Roma a rubato alla Regione siciliana.
Se poi vuole approfondire i ‘misteri’ della Commissione Paritetica Stato-Regione siciliana, l’onorevole Foti può chiedere ‘lumi’ al suo collega e compagno di Movimento, Sergio Tancredi, unico deputato regionale – anzi, unico politico siciliano – che ha affrontato questo tema.
Lo Statuto della Sicilia, onorevole Foti, lo lasci stare in pace. Ci bastano già i datti che la politica fa alla Sicilia: salviamo almeno le istituzioni.
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