Dopo tre anni di battaglie politiche ed economiche, dopo un ricorso all’Antitrust e dopo un tira e molla durato mesi, la stessa Antitrust ha finalmente comunicato che il 20 novembre ci sarà il pronunciamento sul ‘caso’ del grano duro Senatore Cappelli. Varietà di grano duro del Sud Italia che una società del Nord Italia ha ‘privatizzato’ alla faccia degli agricoltori del Sud!
Finalmente è arrivata la notizia che aspettavamo da almeno sei mesi: l’Antitrust ha comunicato la data in cui si pronuncerà sullo scippo del grano duro Senatore Cappelli agli agricoltori del Sud Italia: il 20 novembre l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato del nostro Paese ci dirà come stanno le cose: e cioè se è o no giusto che una società privata del Nord Italia abbia, di fatto, privatizzato la più nota varietà di grano duro italiano creando una condizione di monopolio.
Qualcuno potrebbe osservare: c’è bisogno di porre tutta questa enfasi all’annuncio che un’autorità dello Stato farà chiarezza su un contenzioso? Risposta: sì. Ricordiamoci che siamo in Italia, un Paese che considera il Sud una propria colonia interna: un Paese dove i ‘cafoni’ del Sud, per definizione, non hanno voce in capitolo.
Abbiamo scritto che è da sei mesi che aspettiamo di conoscere il giorno in cui l’Antitrust farà chiarezza su questa incredibile vicenda. In realtà, la storia è un po’ più vecchia, perché è nel luglio del 2016 che lo Stato italiano decide che la varietà di grano duro Senatore Cappelli è troppo importante per consentire a tutti di seminarla e di guadagnarci.
Fino al luglio 2016 tutti gli agricoltori italiani potevano seminare il grano duro Senatore Cappelli. Il Sud Italia partiva avvantaggiato. Perché il grano duro si coltiva nel Mezzogiorno dove il clima è quello giusto: fa tutto il sole e il Nord Italia non può ‘privatizzare’ il Sole del Sud: non ancora, almeno.
La varietà di grano duro Senatore Cappelli è stata selezionata da uno dei più grandi genetisti agrari italiani del ‘900: Nazareno Strampelli. Per la precisione, è stata selezionata in Puglia nei primi anni del ‘900.
E’ stata coltivata fino agli anni ’60 del secolo passato. Poi è stata messa da parte perché le cognizioni agronomiche e, in generale, scientifiche di quegli anni privilegiavano altre caratteristiche nelle varietà del grano: a cominciare dalla produttività.
Il grano duro Senatore Cappelli era, sì, una bella varietà di grano duro: alta e quindi molto competitiva con le cosiddette “malerbe”. Ma era poco produttiva: arrivava e arriva ancora, sì e no, a 15-20 quintali di grano per ettaro. Sempre che le cose vadano bene: in quanto varietà di grano – come già ricordato – di taglia alta, è soggetta al fenomeno dell’allettamento: il ripiegamento, fino a terra, delle piante erbacee per l’azione del vento o della pioggia. E questo era ed è ancora un problema.
Quaranta, forse cinquant’anni dopo, quando nella cerealicoltura l’analisi sulla qualità del grano è diventata sempre più importante, si è scoperto che il grano duro Senatore Cappelli presentava e presenta sì dei problemi tecnici: ma il prodotto che offre, soprattutto per la produzione della pasta, è, in assoluto, uno dei migliori del mondo!
Non solo. Proprio per le sue già citate caratteristiche – altezza che rende questa varietà molto competitiva con le erbe infestanti (di fatto, il grano Senatore Cappelli ha la meglio sulle erbe infestanti senza bisogno di ricorrere agli erbicidi chimici) – la varietà o cultivar Senatore Cappelli è ideale per gli agricoltori che praticano la coltivazione del grano in biologico, ovvero senza il ricorso alla chimica (pesticidi, erbicidi, concimi e altro).
La rinascita, se così si può dire, di questa varietà nel Sud è di tutto il Sud: ma, in particolare, è stata la Sardegna che, almeno all’inizio, ha guidato il rilancio di questa coltura.
Perché, a un certo punto, il Nord ha deciso che bisognava ‘privatizzare’ la varietà di grano duro Senatore Cappelli? Per mere questioni di business: ioè per egoismo e famelicità.
Pensate un po’: da alcuni anni il prezzo del grano duro ordinario non va oltre i 18-20 euro al quintale (ad eccezione di quest’anno che, come ha anticipato Mario Pagliaro, ricercatore presso il CNR e appassionato di climatologia – il prezzo sta salendo ed è già intorno a 26 euro al quintale, perché nel mondo c’è un calo di produzione dovuto a particolari condizioni climatiche).
Mentre il grano duro Senatore Cappelli, già da anni, si vende a 60-70 euro al quintale! (il grano Senatore Cappelli coltivato in biologico arriva anche a 90 euro al quintale).
Insomma, gli agricoltori meridionali erano riusciti a rilanciare una varietà di grano duro dei primi del ‘900 e a farne un grande affare.
Attenzione: gli agricoltori del Sud non hanno mai pensato di ‘privatizzare’ il grano duro Senatore Cappelli: tutti potevano accedere al seme e coltivarlo, come si fa in un qualunque Paese civile.
Ma era proprio questo che non piaceva al Nord Italia: la libertà. Perché trattandosi di grano duro, ed essendo il Sud Italia vocato per questa coltura, il Sud partiva avvantaggiato. Perché con tutte le tecniche di questo mondo, il grano duro coltivato nel Sud Italia è sempre di gran lunga migliore del grano duro coltivato nel Centro Nord Italia!
Mannaggia: come già detto, il sole del Sud non può essere privatizzato. Nemmeno andando a discuterne con il buon Dio, che ai ‘nordisti’ d’Italia, nel sentire una proposta del genere, li prenderebbe a calci nel sedere!
Allora si sono detti, con riferimento, sempre, a quelli del Nord: visto che noi non possiamo avere il sole del Sud ci prendiamo direttamente la varietà di grano duro Senatore Cappelli!
Brevettare, cioè privatizzare un essere vivente? E perché no? La cosa piacerebbe di certo a quella banda di affaristi-liberisti dell’Unione Europea dell’euro!
Insomma: visto che il Nord non può togliere il sole al Sud, i ‘nordisti’ hanno deciso di privatizzare la varietà di grano duro Senatore Cappelli!
Dall’estate del 2016 chiunque, in Italia, vuole coltivare e vendere il grano duro Senatore Cappelli deve passare da un gruppo privato, la SIS di Bologna.
Attenzione: la coltivazione di grano duro Senatore Cappelli è sempre consentita: ma se vuoi vendere questo grano duro di altissima qualità devi passare da loro!
Sembra incredibile che nel 2019 vada in scena una cosa del genere: ma è così!
Come hanno fatto i signori della SIS a ‘privatizzare’ un essere vivente – ovvero una varietà di grano duro – noi de I Nuovi Vespri l’abbiamo raccontato più volte.
L’incredibile storia della privatizzazione del grano duro Senatore Cappelli la potete leggere qui.
Noi proviamo a sintetizzare. Nel 2016 i ‘nordisti’ d’Italia hanno deciso che il ‘giocattolino’ Senatore Cappelli doveva finire nelle mani del Nord.
Alla bisogna hanno pensato al Ministero delle Politiche agricole. Nel nome della tutela della moltiplicazione del seme hanno stabilito che tutto sarebbe passato a una società del Nord Italia, la SIS.
Tutto a regola d’arte, attenzione: il bando, le offerte e bla bla bla. Questi sono bravissimi. Dal 1860 gli organi dello Stato – Ministeri in testa – quando c’è da fregare il Sud sono insuperabili: non li batte nessuno!
Non possiamo non ricordare che, nel 2016, alla guida del Governo italiano c’era il PD, in assoluto il partito più antimeridionale della storia della Repubblica italiana. E se Matteo Renzi – sempre lui! – era a Palazzo Chigi, un altro esponente del PD, Maurizio Martina, era Ministro delle Politiche agricole.
Così come non va dimenticato di sottolineare che, in 14 mesi di Governo, il Ministro leghista delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, non ha mosso un dito nella vicenda grano Senatore Cappelli.
Però, stavolta, l’operazione scippo al Sud rischia di trovare intoppi.
Pottino è stato uno dei protagonisti della battaglia portata davanti all’Antitrust.
Importante anche il ruolo di GranoSalus, l’associazione che raccoglie consumatori e produttori di grano del Sud Italia della quale è tra i principali protagonisti il senatore Saverio De Bonis.
Anche l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Ignazio Corrao (eletto nel collegio Sicilia-Sardegna) ha partecipato alla battaglia in difesa del grano Senatore Cappelli.
Poi ci sono anche la CIA, Copagri e qualche altra sigla.
Certo, ci sarebbe piaciuto vedere in difesa del grano duro Senatore Cappelli anche le Regioni del Sud Italia, Puglia e Sicilia in testa (e magari anche la Sardegna). Ma non si può avere tutto.
Oggi, come detto all’inizio, siamo alla resa dei conti. Dopo un tira e molla durato mesi (riusciamo a immaginare senza fatica quali pressioni saranno state messe in campo contro i ‘cafoni’ del Sud che chiedono giustizia a un organo dello Stato italiano: ma ‘come si permettono’?).
Istruttoria chiusa. Ultimi ritocchi. Vediamo come finisce il 20 novembre. Noi siamo moderatamente pessimisti. Trattandosi di interessi del Sud non si può mai sapere…
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