E sono scienziati italiani di grande peso, quelli che, lo scorso giugno, hanno inviato una petizione alle più alte cariche dello Stato, invitandole a riflettere su ciò che oggi, su tale materia, la scienza offre agli uomini (che studiano e s’informano, ovviamente, non a chi si adagia sui luoghi comuni). Una lettura istruttiva per chi parteciperà allo sciopero per il clima e, magari, anche per la piccola Greta (e per l’attuale frettoloso Ministro della Pubblica istruzione)
Ma chi sciopererà per il clima è davvero convinto che sia l’uomo a provocare i disastri climatici nel Pianeta Terra? O dietro questa furia iconoclasta contro l’uomo che uccide la natura c’è, magari, il tentativo di alcuni Paesi di creare difficoltà ad altri Paesi?
Alla prima domanda – sulla base delle conoscenza scientifiche – è possibile dare una risposta. Alla seconda domanda si posso solo tentare alcune interpretazioni.
Cominciamo a rispondere alla prima domanda. E lo facciamo provando a riassumere i punti principali di una petizione che un nutrito gruppo di scienziati italiani, nel giugno scorso, ha inviato al presidente della Repubblica, al presidente del Senato, al presidente della Camera dei deputati e al Governo.
Gli scienziati si rivolgono “ai responsabili politici, affinché siano adottate politiche di protezione dell’ambiente coerenti con le conoscenze scientifiche. In particolare, è urgente combattere l’inquinamento ove esso si presenti, secondo le indicazioni della scienza migliore. A tale proposito è deplorevole il ritardo con cui viene utilizzato il patrimonio di conoscenze messe a disposizione dal mondo della ricerca e destinate alla riduzione delle emissioni antropiche inquinanti diffusamente presenti nei sistemi ambientali sia continentali che marini”.
Fatta questa premessa, arriva la prima ‘frenata’ che non piacerà a chi, senza avere alle spalle solide conoscenze scientifiche, ha demonizzato l’anidride carbonica:
“Bisogna però essere consapevoli che l’anidride carbonica di per sé non è un agente inquinante. Al contrario, essa è indispensabile per la vita sul nostro Pianeta. Negli ultimi decenni – scrivono gli scienziati – si è diffusa una tesi secondo la quale il riscaldamento della superficie terrestre di circa 0.9°C osservato a partire dal 1850 sarebbe anomalo e causato esclusivamente dalle attività antropiche, in particolare dalle immissioni in atmosfera di CO2 proveniente dall’utilizzo dei combustibili fossili. Questa è la tesi del riscaldamento globale antropico promossa dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazione Unite, le cui conseguenze sarebbero modificazioni ambientali così gravi da paventare enormi danni in un imminente futuro, a meno che drastiche e costose misure di mitigazione non vengano immediatamente adottate. A tale proposito, numerose nazioni del mondo hanno aderito a programmi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica e sono pressate, anche da una martellante propaganda, ad adottare programmi sempre più esigenti dalla cui attuazione, che comporta pesanti oneri sulle economie dei singoli Stati aderenti, dipenderebbe il controllo del clima e, quindi, la ‘salvezza’ del pianeta”.
Dopo di che arriva la ‘staffilata’:
“L’origine antropica del riscaldamento globale – scrivono gli scienziati – è però una congettura non dimostrata, dedotta solo da alcuni modelli climatici, cioè complessi programmi al computer, chiamati General Circulation Models. Al contrario, la letteratura scientifica ha messo sempre più in evidenza l’esistenza di una variabilità climatica naturale che i modelli non sono in grado di riprodurre. Tale variabilità naturale spiega una parte consistente del riscaldamento globale osservato dal 1850. La responsabilità antropica del cambiamento climatico osservato nell’ultimo secolo è quindi ingiustificatamente esagerata e le previsioni catastrofiche non sono realistiche”.
E ancora:
“Il clima è il sistema più complesso presente sul nostro Pianeta – scrivono gli scienziati – per cui occorre affrontarlo con metodi adeguati e coerenti al suo livello di complessità. I modelli di simulazione climatica non riproducono la variabilità naturale osservata del clima e, in modo particolare, non ricostruiscono i periodi caldi degli ultimi 10.000 anni. Questi si sono ripetuti ogni mille anni circa e includono il ben noto Periodo Caldo Medioevale, il Periodo Caldo Romano, ed in genere ampi periodi caldi durante l’Ottimo dell’Olocene. Questi periodi del passato sono stati anche più caldi del periodo presente, nonostante la concentrazione di CO2 fosse più bassa dell’attuale, mentre sono correlati ai cicli millenari dell’attività solare. Questi effetti non sono riprodotti dai modelli”.
L’eccesso di anidride carbonica ha fatto aumentare uragani e cicloni?
“Gli organi d’informazione – scrivono gli scienziati – affermano anche che gli eventi estremi, come ad esempio uragani e cicloni, sono aumentati in modo preoccupante. Viceversa, questi eventi, come molti sistemi climatici, sono modulati dal suddetto ciclo di 60 anni. Se ad esempio si considerano i dati ufficiali dal 1880 riguardo i cicloni atlantici tropicali abbattutisi sul Nord America, in essi appare una forte oscillazione di 60 anni, correlata con l’oscillazione termica dell’Oceano Atlantico chiamata Atlantic Multidecadal Oscillation. I picchi osservati per decade sono tra loro compatibili negli anni 1880-90, 1940-50 e 1995-2005. Dal 2005 al 2015 il numero dei cicloni è diminuito seguendo appunto il suddetto ciclo. Quindi, nel periodo 1880-2015, tra numero di cicloni (che oscilla) e CO2 (che aumenta monotonicamente) non vi è alcuna correlazione”.
Poi una precisazione sulle attuali conoscenze del sistema climatico:
“Il sistema climatico – scrivono gli scienziati – non è ancora sufficientemente compreso. Anche se è vero che la CO2 è un gas serra, secondo lo stesso IPCC la sensibilità climatica ad un suo aumento nell’atmosfera è ancora estremamente incerta. Si stima che un raddoppio della concentrazione di CO2 atmosferica, dai circa 300 ppm preindustriali a 600 ppm, possa innalzare la temperatura media del pianeta da un minimo di 1°C fino a un massimo di 5°C. Questa incertezza è enorme. In ogni caso, molti studi recenti basati su dati sperimentali stimano che la sensibilità climatica alla CO2 sia notevolmente più bassa di quella stimata dai modelli IPCC”.
A questo punto arriva una precisazione che dovrebbe fare riflettere chi prenderà parte allo sciopero per il clima:
“E’ scientificamente non realistico attribuire all’uomo la responsabilità del riscaldamento osservato dal secolo passato ad oggi. Le previsioni allarmistiche avanzate, pertanto, non sono credibili, essendo esse fondate su modelli i cui risultati sono in contraddizione coi dati sperimentali. Tutte le evidenze suggeriscono che questi modelli sovrastimano il contributo antropico e sottostimano la variabilità climatica naturale, soprattutto quella indotta dal sole, dalla luna, e dalle oscillazioni oceaniche”.
Il passaggio successivo è, per certi versi, ironico:
“Infine, gli organi d’informazione diffondono il messaggio secondo cui, in ordine alla causa antropica dell’attuale cambiamento climatico, vi sarebbe un quasi unanime consenso tra gli scienziati e che quindi il dibattito scientifico sarebbe chiuso. Tuttavia, innanzitutto bisogna essere consapevoli che il metodo scientifico impone che siano i fatti, e non il numero di aderenti, che fanno di una congettura una teoria scientifica consolidata. In ogni caso, lo stesso preteso consenso non sussiste“.
La conclusione degli scienziati – che forse non farà piacere a chi aderirà alla giornata di sciopero per il clima e, soprattutto, a quei Paesi che vorrebbero imporre ad altri Paesi una riduzione delle emissioni ad altri Paesi – è la seguente:
“Posta la cruciale importanza che hanno i combustibili fossili per l’approvvigionamento energetico dell’umanità, suggeriamo che non si aderisca a politiche di riduzione acritica della immissione di anidride carbonica in atmosfera con l’illusoria pretesa di governare il clima”.
E chi glielo dice, ora, al Nostro “Avvocato degl’italiani” – al secolo il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte – che vorrebbe addirittura inserire nella Costituzione la tutela dell’ambiente?
E chi glielo dice alla piccola Greta che in queste ore ha giocato anche la carta della melodrammatica lacrimuccia a canali riuniti?
E chi glielo dice all’attuale Ministro della Pubblica istruzione che ha già ‘giustificato’ chi non si recherà in classe per aderire allo sciopero per il clima?
Allora Trump potrebbe avere ragione quando manda a quel Paese i Paesi che vorrebbero imporre agli Stati Uniti una riduzione delle emissioni in atmosfera?
Allora i cinesi fanno bene a proseguire sulla linea dello sviluppo, anche bruciando combustibili?
Con queste domande abbiamo provato a rispondere alla seconda domanda iniziale:
dietro questa furia iconoclasta contro l’uomo che uccide la natura c’è, magari, il tentativo di alcuni Paesi di creare difficoltà ad altri Paesi?
Foto tratta da Giornalettismo
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