Se in ogni piccolo o grande centro delle aree interne della nostra Isola si analizzasse lo scenario economico così come fa in questo articolo Lillo Massimiliano Musso, si scoprirebbe – a parte qualche eccezione – quello che l’autore di questo articolo ha scritto osservando la realtà del suo Paese. Una testimonianza di ciò che la politica oggi, a tutti i livelli, non vede. Le possibili soluzioni
di Lillo Massimiliano Musso
Ravanusa: sulla carta rovinosamente sotto i 12mila abitanti, nella realtà dei fatti poco sopra gli 8mila. Fino al 1991 la popolazione effettivamente residente si attestava abbondantemente sopra i 16mila abitanti, con picchi di 20-21mila nei mesi estivi. Nonostante l’emigrazione di massa, il tasso di crescita era positivo e costante, tanto da determinare una popolazione ravanusana nel mondo, tra residenti nel centro siciliano e residenti altrove, di oltre 30mila persone, lievitate ad almeno 50mila considerando i ravanusani emigrati di seconda e terza generazione.
Oggi, la popolazione effettiva è di poco più di 8mila abitanti, poiché molti, troppi, sono i cittadini formalmente residenti a Ravanusa, ma di fatto stabilmente domiciliati al Nord d’Italia, in Europa, nel Mondo. Tra studenti universitari, precari della scuola e della pubblica amministrazione, corsisti Osa e Oss, impiegati nella sanità e nell’assistenza agli anziani, intere fasce generazionali, tra i 20 e i 50 anni, risultano assenti o fortemente ridimensionate.
Un danno incalcolabile per il territorio e per la popolazione, con l’abbandono del patrimonio edilizio e della diffusa produzione agricola, sempre più accentrata, l’assenza di iniziativa imprenditoriale, il rilassamento di intere fasce di popolazione sul sostegno di disoccupazioni, indennità e redditi garantiti.
Le nascite sono in numero inferiore rispetto ai decessi, con un tasso di decrescita annuo stimato nel 1,5 % su base decennale.
Gli emigrati tendono a stabilire definitivamente i propri nuclei familiari al Nord, mentre già le seconde generazioni di emigrati hanno reciso definitivamente i legami con la terra d’origine. Dalla terza generazione in poi non sanno nemmeno Ravanusa, il paese dei loro nonni da cui i loro genitori emigrarono, dove si trovi.
Dati Istat alla mano, nel 1991 Ravanusa contava 16 mila 369 cittadini residenti, scesi nel 2001 a 14115, scesi ancora nel 2011 a 12128, infine precipitati, per come si legge in queste ore, a 11.327.
L’ultimo dato ufficiale ISTAT (11.471 al 31 dicembre 2017, di cui maschi 5.554, femmine 5.917) va rapportato alla popolazione effettivamente e stabilmente residente, attestata nel 2019 a poco più di 8mila unità, calo dovuto anche all’abbandono del centro da parte di numerosissimi cittadini stranieri, in gran parte cittadini comunitari rumeni, trasferitisi a loro volta in direzione Nord.
Se quindi il tasso di natalità annuo è in picchiata, mentre costante è il tasso di mortalità, il tasso di decrescita a cui abbiamo assistito in questi decenni mostra una linea temporale inquietante: Ravanusa, proseguendo di questo passo, è destinata a scomparire nell’arco dei prossimi quindici-venti anni.
Se in meno di trent’anni, dal 1991 al 2019, la popolazione effettiva si è dimezzata, il processo di spopolamento subisce grande accelerazione nel momento in cui cessano attività commerciali ed artigianali, a quel punto prive di clientela, mentre ogni anziano che muore sottrae importanti risorse economiche, da pensione o da invalidità sociale, ad interi nuclei familiari, a quel punto costretti ad emigrare.
Muore un anziano, viene meno una pensione, su cui si fondano molti bisogni di giovani disoccupati, ragazze madri, divorziati. La situazione si aggrava ulteriormente per l’aumento dei decessi per malattia in età giovane. Sicuro indice di conferma di questi dati è fornito dall’ulteriore dato del calo di iscrizioni alla scuola dell’obbligo, con conseguente riduzione delle classi e con il trasferimento di insegnanti in altre sedi.
Si consideri che per il CIA World Factbook, il tasso di natalità annuo mondiale è in netta crescita, il tasso di mortalità è la metà del tasso di natalità, con conseguente tasso positivo di crescita.
In controtendenza, dunque, i territori siciliani, di cui Ravanusa rappresenta il cosiddetto “Comune medio” tra i 10mila e i 20mila abitanti.
Per tale ragione, noi di “Popolo Sovrano”, provenienti dall’esperienza di “Forza del Popolo” insistiamo nel rivolgere al Governo nazionale l’invito all’adozione urgente di contromisure concrete, posto che dalla provincia di Agrigento, solo per riportare un esempio, negli ultimi dieci anni sono partite almeno centomila persone, lasciando il territorio privo della reale possibilità di sostenere la propria economia di scala.
Tali contromisure dovrebbero passare dai seguenti punti fondamentali: misure straordinarie di sostegno alle famiglie e alle imprese, attraverso sgravi, moratorie e contributi esattamente per quanto avviene in occasione di calamità naturali, posto che il siciliano paga la benzina, l’Iva e le imposte come nel resto di Italia, a fronte di un reddito pro-capite nettamente inferiore e condizioni infrastrutturali e di servizi alla persona nemmeno lontanamente paragonabili al resto di Italia.
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